A Milano un murale intitolato “Respiro” ha l’obiettivo di dare un tocco di verde in più alla città e non solo.
Cortona on the move: l’ordinario e lo straordinario della condizione umana tradotto in scatti
We are humans è il tema dell’undicesima edizione del festival fotografico che nelle location suggestive di Cortona ci smuove e commuove con la mera realtà.
Il potere della fotografia e la sua forza sono ancora una volta i protagonisti del festival Cortona on the move che da undici anni racconta l’umanità tra quotidianità e straordinarietà. Mai come in questi ultimi due anni infatti, l’arte dello scatto è servita a mettere a fuoco aspetti tanto lontani, resi liminari dalla pandemia: se una volta la fotografia e i reportage ci mostravano mondi talvolta lontani e sconvolgimenti dall’altra parte del globo, ora invece l’obiettivo è servito ad analizzare lo sconvolgimento del quotidiano grazie a un virus straordinariamente devastante. Così nelle 3 sedi del festival, troverete progetti fotografici che continuano a raccontarci il mondo e ciò che lo smuove – al di là del covid – ma anche la nuova umanità mutata suo malgrado.
Ciò che conforta spesso, dopo aver visto mostre toccanti, provanti e talvolta strazianti, è l’immersione nella bellezza di una cittadina, Cortona, che ti avvolge, accoglie e protegge tra la solidità delle sue mura e la meravigla dei suoi gioielli. Avete tempo sino al 3 ottobre per godervi sia le mostre che la location da sogno.
Fortezza del Girifalco e Palazzo Baldelli: location eccezionali per scatti umani
La chiamano anche Fortezza Medicea ed è una delle sedi di Cortona on the move: la Fortezza del Girifalco si raggiunge con una bella passeggiata tra vicoli incantevoli – che consigliamo anche se durante il festival è attiva una navetta da centro città – e domina il borgo e la valle. È un luogo suggestivo e imponente i cui spazi, talvolta “inaspettati” e insoliti, ben si addicono al racconto del reale. Qui in quest’edizione sono esposti tra gli altri, i progetti di Paolo Pellegrin e Deanna Dikeman. Vi citiamo questi perché il fotografo italiano ha saputo “parlare” della pandemia attraverso immagini eleganti, sognanti e poco banali con il sempre suggestivo bianco e nero, mentre l’artista statunitense ci ha colpiti per l’idea di progetto e un racconto famigliare non banale ma ugualmente toccante. Sua è l’immagine che fa da locandina al festival di quest’anno: sono i suoi genitori ritratti per anni mentre la salutavano prima che ripartisse dopo aver fatto loro visita. Il quotidiano che diviene un racconto straordinario, specie se poi il babbo non c’è più e a dirti ciao ora è “solo” tua madre.
Molto bella, perché infonde speranza e ricorda di cosa è capace il popolo italiano nei momenti più duri, è anche il progetto in collaborazione con Intesa Sanpaolo che, grazie all’Archivio Publifoto, espone scatti di rinascita del dopo guerra. Quando sarete qui, non mancate di salire sui bastioni, magari al tramonto, e farvi travolgere dal panorama. C’è anche un grazioso bistrot dove bere un bicchiere di buon vino toscano e gustare salumi e quant’altro.
Palazzo Baldelli nel cuore di Cortona è dove sono esposte la maggior parte delle mostre di quest’edizione. Si tratta di una location un po’ labirintica ma spettacolare, perfetta per “mettere in scena” gli scatti degli artisti del festival. Sono tanti i progetti ad averci colpito, ma forse l’insieme di oltre 70 immagini dei fotografi Magnum che raccontano i 50 anni di lavoro di Medici senza frontiere, sono ciò che ci ha lasciato più scossi perché ci ricordano quanti popoli nel mondo stanno subendo o hanno subito soprusi, torti e violazioni dei diritti indicibili. Non compaiono nei nostri giornali, nelle tv nazionali, ma accadono nel silenzio generale. Meraviglioso e sorprendente il progetto di Andrea Mastrovito, potete saperne di più qui. E ancora: scoprite cosa prova una persona che sente di dover affrontare la transizione di genere grazie al reportage di Gabo Caruso; non dimenticate cosa avvenne durante il genocidio in Ruanda con le foto di Jonathan Torgovnik o viaggiate con gli artisti del circo contemporaneo ritratti da Stephanie Gengotti.
L’ultima location sono i giardini all’entrata del borgo dove troverete, fruibili gratuitamente, le foto di Jon Henry che denunciano gli omicidi di uomini di colore avvenuti negli States nell’ultimo anno.
Cosa non perdere a Cortona, dopo le mostre
Oltre all’offerta fotografica, sono tante le sorprese che può regalarvi Cortona. Con una camminata di circa 40 minuti dal centro del borgo, potete raggiungere facilmente l’Eremo francescano “Le celle” dove San Francesco visse per qualche tempo. È un luogo di quiete e pace di rara bellezza, incastonato in una valle meravigliosa. Anche sprovvisti totalmente di senso religioso, ne rimarrete incantati. Nel borgo invece non potete assolutamente perdere il Museo diocesano: qui sono parecchie le opere mirabili da osservare, una è certamente l’Annunciazione del Beato Angelico, un capolvaoro assoluto. Altro artista cortonese era Gino Severini, esponente del Futurismo italiano di cui in queste sale troverete opere davvero interessanti e rivelatrici. A Cortona c’è anche il Museo della civiltà etrusca che, con un allestimento moderno e funzionale, presenta i reperti archeologici rivenuti in zona, testimonianza di una parte notevole della storia della città. Soffermatevi ad ammirare il lampadario etrusco e, nelle altre sale adibite a Storia della città, il Tondo di Luca Signorelli.
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