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Cos’è la peste suina africana, la malattia che minaccia i maiali di tutto il mondo e influenza il prezzo della carne
Dopo aver fatto strage di maiali in Asia, la malattia virale si sta diffondendo rapidamente, anche in Europa.
L’epidemia di peste suina africana (Psa) che ha colpito recentemente parte dell’Asia ha provocato la morte di milioni di maiali ed è stata definita “la più grande epidemia di malattie animali che abbiamo mai avuto sul pianeta” da Dirk Pfeiffer, epidemiologo veterinario della City university di Hong Kong. La Psa è una malattia virale che colpisce maiali e cinghiali selvatici, è solitamente letale ed estremamente contagiosa e, attualmente, non esistono vaccini né cure. Non è fortunatamente trasmissibile agli esseri umani, anche se, avvertono gli scienziati, considerate le similitudini genetiche tra suini e umani, le future mutazioni del virus potrebbero diventare pericolose.
L’espansione della peste suina africana
Endemica dell’Africa sub-sahariana, la Psa fu individuata per la prima volta fuori dal continente africano nel 1957, in Portogallo. Oggi però si sta espandendo con una rapidità e una virulenza mai riscontrate. In tutto il mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità animale, sono attualmente in corso circa seimila epidemie di Psa, che dopo aver colpito gravemente l’Asia si sta lentamente diffondendo in Europa, suscitando ansia tra gli allevatori del Vecchio continente. La Fao ritiene che l’effettiva portata del problema sia probabilmente sottostimata e ha definito la malattia che colpisce i suini una “seria minaccia alla sicurezza alimentare”.
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Come si diffonde la peste suina africana
Gli effetti della Psa sono simili a quelli della peste suina classica, i sintomi includono febbre, perdita di appetito, debolezza, aborti spontanei ed emorragie interne e i ceppi più aggressivi causano la morte dell’animale entro dieci giorni. La malattia può essere trasmessa attraverso il contatto diretto con animali malati, tramite morsi di zecche infette o l’ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti. “La circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia”, si legge sul sito dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Il virus è molto resistente e può sopravvivere per diversi anni nelle carcasse congelate, proprio l’esportazione di carne di maiale infetta ha provocato l’espansione transfrontaliera della malattia.
Strage di maiali in Asia
La Cina è tra i più grandi consumatori di carne di maiale e alleva circa 440 milioni di suini, la metà di quelli presenti al mondo. Per questo l’epidemia che si è abbattuta sul Paese lo scorso agosto ha provocato gravi conseguenze. Nessuna provincia è stata risparmiata dal virus, la sua inarrestabile espansione ha costretto le autorità a ordinare l’abbattimento di un terzo dei maiali del Paese e si stima che quest’anno saranno macellati il 20 per cento in meno dei suini. La malattia si è diffusa a macchia d’olio in molte aree dell’Asia, come Vietnam, Mongolia, Cambogia, Corea del Nord e Hong Kong e minaccia ora Thailandia, Myanmar, Filippine e Laos. Il Vietnam, dove il primo caso di Psa è stato rilevato lo scorso gennaio, è tra i paesi più colpiti e il virus si è diffuso in 48 delle 63 province. Finora il governo vietnamita ha abbattuto circa 2,6 milioni di maiali, ovvero oltre il 6 per cento di quelli allevati, e questa cifra dovrebbe aumentare rapidamente.
La Psa in Europa
Dal 2014 ad oggi la Psa si è rapidamente diffusa in numerosi paesi europei, i primi ad essere colpiti sono stati Russia, Bielorussia, Lituania Polonia, Lettonia ed Estonia. La malattia si sta diffondendo soprattutto tra i cinghiali selvatici, dove contenerla è più difficile. Proprio per tenere lontani i cinghiali ed evitare il contagio, la Danimarca ha costruito una recinzione di confine lunga circa settanta chilometri. Pochi giorni fa è stato registrato il primo caso di Psa nel Regno Unito, le autorità portuali dell’Irlanda del Nord hanno infatti sequestrato un quantitativo di carne di maiale in cui sono state trovate tracce del virus. Attualmente, secondo le autorità nordirlandesi, il virus non rappresenterebbe una minaccia per i maiali del Paese, ma questa scoperta evidenzia la vulnerabilità dei suini britannici.
La situazione in Italia
In Italia la malattia è presente soltanto in Sardegna, dove negli ultimi anni si registra una netta riduzione del numero di focolai. Il virus è presente dal 1978 e da allora sono stati intrapresi grandi sforzi per debellarlo che, finalmente, stanno dando i frutti sperati. L’ultimo focolaio è stato accertato lo scorso settembre e gli ispettori dell’Unione europea che hanno recentemente visitato l’isola hanno confermato il buon lavoro svolto. Dopo 41 anni di blocco dell’export della carne di maiale, la Sardegna è ora in attesa di ottenere il via libera per esportare i propri prodotti. “Sul fronte dell’eradicazione della peste suina la Sardegna ha fatto tutto ciò che le è stato richiesto, per quanto doloroso e invasivo per le comunità locali – ha dichiarato il presidente della regione, Christian Solinas. – Ora è tempo di revocare le restrizioni che non ci consentono di sviluppare una fiorente e competitiva industria suinicola. La regione ha applicato una rigida normativa che ha di fatto eliminato il pascolo brado, depopolando in modo drastico e in pochi anni gli animali non censiti e sanzionando chi non si è messo in regola”.
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L’impatto della Psa sull’economia
La Psa sta causando gravi conseguenze socio-economiche nei paesi in cui è diffusa. L’impatto devastante della malattia in Asia ha già provocato reazioni a catena nel resto del mondo, evidenziando gli effetti della globalizzazione della moderna produzione alimentare. I prezzi globali della carne suina sono infatti aumentati di quasi il 40 per cento e la Cina, per soddisfare la sua insaziabile fame di maiale, dovrà aumentare le importazioni di carne suina provenienti dall’Europa e dall’America, generando ulteriori incrementi e riducendo le forniture globali di carne.
Allevamenti intensivi pericolosi
In Asia e nell’est Europa la peste suina si è diffusa soprattutto nei piccoli allevamenti, che ora rischiano di chiudere in favore dei grandi allevamenti. È però noto che grandi concentrazioni di animali, come quelle presenti negli allevamenti intensivi, aumentino le probabilità di contagio. In questi allevamenti industriali, inoltre, gli agenti patogeni hanno maggiori probabilità di mutare, a causa delle ingenti quantità di antibiotici che vengono somministrate agli animali e che provocano l’insorgere del fenomeno dell’antibiotico-resistenza.
Gli animali che “vivono” in queste strutture, allevati in condizioni inadeguate e vittime di stress e violenze, sono inoltre più vulnerabili alle malattie. La moderna produzione alimentare industrializzata, che ha trasformato gli animali in macchine da carne, ha un prezzo che non viene pagato solo dai suddetti animali. La Psa, oltre a minacciare la salute dei suini, rappresenta un rischio “solo” per la nostra economia, ma altre patologie di origine animale costituiscono un pericolo reale e imminente per la nostra salute. Già ora nel mondo migliaia di persone muoiono ogni anno a causa di batteri antibiotico-resistenti, solo in Italia le vittime annuali sono tra le 5 e le 7mila.
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