La Cop16 di Cali, in Colombia, è stata sospesa per il mancato raggiungimento del quorum necessario per lo svolgimento della plenaria finale. Tempi supplementari a Roma, nel 2025, sperando che le parti trovino le risorse per tutelare la biodiversità.
Cosa dobbiamo imparare dalla rinascita dei coralli delle Figi
A cinque anni dal ciclone che aveva devastato l’arcipelago delle Figi, le sue barriere coralline sono rinate. Grazie anche all’aiuto degli indigeni.
Febbraio 2016. Il ciclone tropicale Winston, il più forte che abbia mai colpito l’emisfero sud, si abbatte sulla Repubblica di Figi, in Oceania, con venti a 280 chilometri orari, uccidendo 44 persone e distruggendo o danneggiando più di 40mila case. Ad essere spazzate via sono anche le “città del mare”: le barriere coralline.
Nelle acque dell’arcipelago figiano si trovano la riserva Namena e il parco Vatu-i-ra, due aree marine protette che ricoprono complessivamente una superficie di 200 chilometri quadrati e ospitano meravigliosi ecosistemi acquatici. A distanza di cinque anni dal passaggio di Winston che li aveva distrutti, ora questi ambienti sono miracolosamente tornati a nuova vita.
La lieta scoperta dei sub
Una recente spedizione subacquea guidata dalla Wildlife conservation society (Wcs) ha scoperto che i coralli si sono ripresi al di là delle aspettative degli scienziati. “Sono rimasto davvero sorpreso dalla velocità con cui le barriere coralline si sono ristabilite, specialmente nella riserva di Namena”, ha dichiarato al quotidiano Guardian il direttore della Wcs alle Figi, Sangeeta Mangubhai.
A stupire non è solo l’abbondanza delle colonie di giovani coralli, ma anche quella di pesci tropicali che, in un certo senso, hanno fatto ritorno “a casa” ricominciando a popolare anche le scogliere coralline che non hanno ancora riacquistato completamente le proprie caratteristiche iniziali.
I coralli sani rinascono più velocemente
“Una ripresa tanto rapida indica che queste barriere coralline hanno una buona capacità di adattamento naturale e che sono ben tenute”, continua Mangubhai. “I coralli in buona salute si riprendono molto più velocemente”.
Questa frase racchiude due concetti importantissimi: il primo è che bisogna preservare la salute dei coralli, tutelandoli dai danni provocati dall’aumento delle temperature e dall’accumulo di anidride carbonica nell’oceano, se si vogliono incrementare le loro chance di sopravvivenza ai mutamenti del clima e agli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti e distruttivi.
Il ruolo degli indigeni nella salvaguardia delle barriere coralline
Il secondo insegnamento è che le scogliere coralline devono essere “ben tenute”: il governo delle Figi ci è riuscito grazie alla collaborazione con gli indigeni iTaukei, i quali hanno messo a punto delle strategie di pesca sostenibile identificando delle zone “tabu”, dove cioè non si può pescare, e altre tecniche di conservazione degli ecosistemi locali, che conoscono meglio di chiunque altro.
Una vera e propria storia d’amore, in cui l’uomo protegge l’ambiente su cui si basano la propria sussistenza e la propria identità culturale. Senza contare che le barriere coralline stesse possono letteralmente fungere da “barriere”, difendendo le coste dai prossimi uragani.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Si tratta di un’area di 202 chilometri quadrati nata grazie agli sforzi durati 16 anni delle comunità locali e nazionali a Porto Rico.
Per visitare Palau, nel Pacifico, è necessario promettere di avere cura dell’ambiente. Una nuova legge vieta anche le creme solari per rispettare i coralli e gli altri abitanti dell’oceano.
Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Tre puntate speciali di News dal Pianeta Terra per parlare del legame tra biodiversità e transizione energetica, con il supporto di A2A.
In Scozia la popolazione selvatica di gallo cedrone conta ormai solamente 500 individui, per questo è stato avviato un piano per salvarla
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Il 21 ottobre è iniziata in Colombia la Cop16, la conferenza delle Nazioni Unite per tutelare la biodiversità del nostro Pianeta.