
L’attacco israeliano è avvenuto il 23 marzo ma è venuto allo scoperto solo nei giorni scorsi. Secondo fonti locali è stata un’esecuzione.
Bruxelles, non è solo la capitale del Belgio, è la capitale d’Europa. Il nostro continente è stato colpito al cuore. Cosa è successo nella giornata del 22 marzo.
Due esplosioni nell’area partenze dell’aeroporto internazionale di Zaventem. Poi un’altra, alla fermata della metro di Maelbeek, a circa un’ora e mezza di distanza. È cominciato così, verso le otto del 22 marzo, l’attacco a Bruxelles e al cuore del Belgio dell’Europa, a pochi passi dalle sedi delle principali istituzioni comunitarie.
“Abbiamo visto la gente che scappava, sembravano tutti impazziti – racconta a LifeGate Gianfranco B., in transito all’aeroporto di Zaventem e ora bloccato in Belgio – all’inizio abbiamo pensato a un falso allarme. Non sembrava possibile che una cosa simile stesse accadendo in uno dei principali scali internazionali europei”.
Con il passare delle ore, il bilancio aggiornato delle vittime è salito a 34 morti e oltre 198 feriti. Il giorno dopo la città è blindata dalle forze di sicurezza e paralizzata. Nella giornata di martedì 22 marzo, 225 militari con i mitra in pugno pattugliavano la sede della Commissione europea mentre il traffico è rimasto fermo per permettere il passaggio delle ambulanze. La metropolitana è rimasta chiusa e anche la stazione centrale, come l’aeroporto, sono stati evacuati.
La conferma che si sia trattato di un attacco terroristico è arrivata poco dopo le 13 con un comunicato diffuso tramite l’agenzia Amaq, lo Stato Islamico ha rivendicato gli attentati e minaccia di tornare a colpire l’Europa.
Attorno al Belgio si è levato un ‘cordone sanitario’ per cercare di isolare la minaccia: i voli in arrivo e in partenza dal paese sono stati sospesi. Francia e Germania hanno chiuso le frontiere, mentre i treni Eurostar tra Londra e Bruxelles sono sospesi fino a nuovo ordine. Forti i disagi anche sulle linee telefoniche. Il governo ha convocato un consiglio di sicurezza nazionale per affrontare l’emergenza.
Gli attacchi hanno colpito una città già in stato di allerta teatro, quattro giorni fa, dell’arresto – con il blitz delle teste di cuoio – del terrorista più ricercato d’Europa, Salah Abdeslam. L’uomo, considerato la mente degli attentati di Parigi del novembre scorso, progettava secondo gli inquirenti, altri attacchi in Europa. Resta invece ancora latitante Najim Laachraoui, il venticinquenne considerato uno dei logisti della strage del 13 novembre, le cui tracce sono state trovate nel covo nel quartiere di Molenbeek. Il suo DNA è stato trovato su almeno due cinture: una usata al locale Bataclan e l’altra allo Stade de France. Nei suoi confronti è stato spiccato un mandato di arresto.
“Attraverso gli attentati di Bruxelles, è tutta l’Europa che è stata colpita”, ha dichiarato il presidente francese, François Hollande mentre da tutt’Europa i leader internazionali hanno condannato gli attacchi e dichiarato sostegno al Belgio. Commossa fino alle lacrime, il capo della diplomazia europea Federica Mogherini ha ammesso: “Stiamo conoscendo il dolore che il Medio Oriente conosce già in Siria e altrove”. Anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha condannato i “vili attacchi” contro Bruxelles, esortando unità e determinazione, mentre da parte sua, il premier britannico David Cameron ha esortato l’Europa a fare quadrato: “Mai – ha detto in un discorso alla nazione – permetteremo a questi terroristi di vincere”.
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