Alcune buone notizie e qualche passo indietro nelle misure previste dal nuovo provvedimento del Consiglio dei ministri, in attesa del testo definitivo.
Cosa succede se tagliamo le mangrovie
Secondo un nuovo rapporto redatto dal Programma ambientale delle Nazioni unite (Unep), il tasso di perdita delle mangrovie, tipiche piante che crescono sull’acqua nelle zone tropicali del pianeta, sarebbe dalle 3 alle 5 volte più alto rispetto all’attuale tasso di perdita delle altre foreste. Queste piante si trovano in 123 paesi, su una superficie
Secondo un nuovo rapporto redatto dal Programma ambientale delle Nazioni unite (Unep), il tasso di perdita delle mangrovie, tipiche piante che crescono sull’acqua nelle zone tropicali del pianeta, sarebbe dalle 3 alle 5 volte più alto rispetto all’attuale tasso di perdita delle altre foreste.
Queste piante si trovano in 123 paesi, su una superficie complessiva di 152.000 kmq. Si calcola che nel mondo oltre 100 milioni di persone vivano dei benefici da esse offerti, sfruttando i prodotti della pesca e delle foreste, l’acqua e la protezione contro l’erosione e le calamità naturali.
Le mangrovie continuano a essere tagliate perché i terreni su cui affondano le loro radici vengono convertiti all’acquacoltura e all’agricoltura, oppure vengono destinati allo “sviluppo turistico costiero”. Attualmente, dice il rapporto, un quarto della copertura mondiale di mangrovie è ormai persa per sempre; inoltre, il 16 per cento delle specie di alberi di mangrovie e il 40 per cento delle specie animali dipendenti da questi ecosistemi sono ormai considerati vulnerabili o a rischio di estinzione.
Nel rapporto si legge anche che le formazioni di mangrovie sono fortemente minacciate dal cambiamento climatico, che potrebbe causarne la perdita di un ulteriore 15 per cento entro il 2100.
Per il rapporto, la distruzione delle mangrovie rappresenta un danno ambientale ed economico, è un rischio per biodiversità e una minaccia per la sicurezza (non solo alimentare) delle popolazioni tropicali costiere.
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