In Piemonte, a pochi chilometri dal confine francese, la Valle Maira offre tutto ciò che chi ama l’autenticità dei territori montani cerca.
Isole Tremiti: il paradiso in cui mare e bellezze architettoniche sono da preservare
Coste rocciose a picco sul mare, calette impervie ma incontaminate, grotte da esplorare: l’Arcipelago delle Tremiti è un gioiello da non abbandonare.
Sono state in antichità luogo di confino. Oggi probabilmente in molti vorrebbero esiliarsi volontariamente per qualche tempo su una delle isole Tremiti. L’arcipelago nel mare Adriatico è senza dubbio un paradiso per natura e paesaggio: un microcosmo di pace, mare cristallino e profumata vegetazione mediterranea. Ma se grazie all’Area marina protetta le sue acque sono costantemente monitorate e “curate”, cosa ne è invece del territorio delle isole (poco) abitate e frequentate dai turisti in estate e delle testimonianze storico artistiche lì presenti? Abbiamo visitato San Nicola e San Domino e vi raccontiamo cosa abbiamo visto. Un forte contrasto tra bellezza e abbandono.
Isole Tremiti: dove sono, come raggiungerle e cosa vedere
L’arcipelago del mare Adriatico è composto da cinque isole: San Domino, San Nicola, Capraia, Cretaccio e Pianosa. Appartengono alla regione Puglia e in particolare sono amministrativamente a capo della Provincia di Foggia. Si trovano a 22 chilometri dalla costa pugliese e a 45 da Termoli, la bella località marina molisana. In molti per raggiungere le Tremiti partono proprio dal porto del Molise. Chi si trova in Puglia invece, da Manfredonia, Vieste e Rodi Garganico. Vasto è invece il porto di riferimento per il vicino Abruzzo. Il viaggio più breve è quello da Termoli di circa un’ora e 10 minuti ed è anche quello che abbiamo fatto noi per andare alla scoperta dell’arcipelago. C’è anche chi atterra alle Tremiti in elicottero, ma non vi consiglieremo di farlo. In merito ai mezzi per raggiungerle e girarle un’informazione che invece ci piace dare è che solo a San Domino è possibile sbarcare con moto o auto; nelle altre isole è proibito girare con mezzi a motore. Ma il territorio di tutte è talmente poco esteso che davvero è più facile girare a piedi o in bicicletta.
Se si pensa a un arcipelago, immediatamente è l’estate la stagione regina, ma in realtà non sempre è quella migliore per visitarlo. Le temperature infatti, specie in questi ultimi anni di ingenti cambiamenti climatici, sono solite salire parecchio rispetto a quelle medie registrate dalle precedenti statistiche. Per chi può farlo è dunque consigliabile partire in primavera, evitando così i probabili 35/40 gradi. L’inverno e l’autunno risentono dei venti frequenti e dunque del mare grosso che potrebbe impedire di raggiungere via mare le varie isole.
Area marina protetta delle isole Tremiti
Sono state definite “un forziere di biodiversità”. Facile immaginare perché si sia giunti a istituire nel 1989 un’area marina protetta che ne preservasse l’unicità e la bellezza. Oggi la Riserva naturale marina isole Tremiti è gestita dall’Ente Parco nazionale del Gargano. L’area concretamente comprende uno specchio acqueo, con una superficie di 1.466 ettari e con uno sviluppo costiero di 20.410 metri che circonda le isole di S. Domino, S. Nicola, Caprara e Pianosa per tutto il tratto di mare ricompresso. Come in tutti i luoghi dove la natura è tutelata, occorre osservare alcune regole di comportamento per fruire di tutto ciò che ci circonda senza danneggiarlo e compromettere i delicati equilibri naturali. Nell’Area marina protetta esistono diversi livelli di protezione a cui sono associati differenti possibilità di fruizione. La normativa vigente, infatti, prevede che l’area sia sottoposta a zonizzazione, cioè la suddivisione del territorio-mare in tre zone – A, B e C – a diverso grado di tutela che, pur non prevedendo un limite assoluto alle tradizionali attività legate al mare (turismo e pesca), ne regolano lo svolgimento in base alle diverse necessità di conservazione. Di fatto è Pianosa a essere in zona A – riserva integrale – e dunque lì vige il divieto di balneazione e di navigazione, escluse solo le attività di ricerca scientifica.
San Nicola: vagare tra un meraviglioso abbandono
Non appena arrivati a San Domino, la più vasta e abitata delle isole (si contano tra 250 e 300 abitanti) il nostro consiglio è di prendere un “taxi” per arrivare sino a San Nicola. Il costo è di 3 euro circa a tratta per persona e il tragitto è brevissimo, una manciata di minuti. Il minuscolo porto dove si sbarca è anche l’unico piccolo arenile dell’isola: qui infatti si viene per esplorare bellezze architettonico artistiche e per godere di panorami e scorci che sono davvero unici. La parte più suggestiva è quella costruita dai Benedettini che qui giunsero sin dall’XI secolo per erigere la propria abbazia, dedicata a Santa Maria a mare che ancora oggi si innalza su un promontorio. È pregevolissima sia per la struttura che per i soffitti interni dipinti. Ora è solo in parte visitabile per via di lavori di restauro di cui è difficile stabilire la fine. Leggiamo infatti sulla stampa locale che avrebbero dovuto essere portati a termine già nel 2021. In merito è stata anche presentata un’interrogazione parlamentare per portare alla luce questo ritardo e la cattiva gestione dei fondi. Anche i chiostri dovevano essere splendidi, ma versano, come tutte le zone circostanti, in un pesante abbandono e ciò che preoccupa è che non si percepisce alcun tangibile segno di ricostruzione e messa in sicurezza di questi luoghi. Qui, gli appassionati di urbex, possono in tutta tranquillità vagare ed esplorare edifici totalmente abbandonati e lasciati accessibili a chiunque. Anche la piazza principale con il municipio sembra un luogo senza vita. La poca cura è ovunque e stride fortemente con la magnificenza dei paesaggi.
Stupendo invece il percorso che porta sino al torrione e la passeggiata su un pianoro dalla vegetazione mediterranea ricca e profumata che potrebbe essere valorizzato ancor meglio. Sentirete camminando forti gli odori più sublimi e dolci: rosmarino, mirto, finocchio, fico, oltre a vedere i fiori di cappero e molte altre piante. Alla fine del Settecento, le Tremiti divennero una colonia penale e nel Novecento, durante il regime fascista, qui venne istituito il confino di polizia. Solo negli anni Cinquanta cominciò a svilupparsi il turismo.
San Domino, l’isola di grotte e calette da sogno
Arrivando alle Tremiti si scorgono numerose imbarcazioni lungo tutta l’isola, questo perché vivere le sue acque limpide da gommoni, o barche è il modo più semplice in mancanza di vere spiagge. La conformazione di San Domino, come anche quella di tutte le altre, con coste alte e rocciose con falesie a strapiombo sul mare, fa sì che tutte le calette presenti, meravigliose, siano raggiungibili con piccoli trekking non agevoli per tutti. Dunque informatevi bene prima di intraprendere dei sentieri che non vi porteranno a delle spiagge vere e proprie ma a degli scogli talvolta impervi. Per scoprire a pieno l’isola è quindi una buona idea fare un giro in barca per circumnavigarla tutta ed esplorare la Grotta del bue marino, la Grotta delle viole, la Grotta delle rondinelle. Sia dalla barca, che passeggiando, si percepisce la differente vegetazione rispetto a San Nicola: qui si estende una foresta di pini d’Aleppo, tanto che un tempo l’isola era chiamata dai monaci benedettini l’Orto del Paradiso. La sua costa è diventata nei secoli un piccolo museo di opere scolpite nella roccia dall’azione erosiva del mare e del vento, monumenti naturali come lo Scoglio dell’elefante, archi (l’Architiello), faraglioni (i Pagliai). È facile immaginare come chi ama fare immersioni abbia in queste acque degli ambienti incredibili da scandagliare.
Caprara è disabitata, prevalentemente rocciosa, priva di alberi, ma ricoperta di vegetazione a macchia di lentisco, capperi e fiori. Quest’isola è meta per pochi: qui si possono visitare il Grottone, la bellissima Cala dei Turchi e la stupenda Cala pietre di fucile con la sua piccola grotta dove si può accedere solo a nuoto.
Cretaccio – posto tra San Domino e San Nicola – deve il suo nome alla creta: l’isolotto infatti è di natura argillosa e sarà per questo destinato a scomparire per la continua azione degli agenti atmosferici e delle correnti marine. Anch’esso è disabitato e privo di vegetazione: le coste sono friabili e durante le piogge il mare circostante diventa giallo per via dello sciogliersi della creta.
Pianosa – riserva totale – è alta solo 15 metri e dunque è visibile soltanto da vicino o in giornate particolarmente limpide guardando attentamente la linea dell’orizzonte anche da San Nicola. Su Pianosa vi sono soltanto la torre del faro, un edificio rifugio per pescatori e un piccolo stagno.
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