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Cosa fare se arriva la nube radioattiva?
La nube radioattiva di Fukushima potrebbero arrivare in Europa. Come evitare di assorbirle
In Giappone stanno distribuendo alla popolazione pillole
di iodio per fronteggiare i danni delle radiazioni.
Se la nube radioattiva dovesse arrivare fin qui, cosa fare
per evitare i potenziali rischi per la salute?
Anche in Italia potremmo presto trovarci a dover respirare iodio
radioattivo, lo iodio 131. Questo si insedia nella tiroide quando
una persona lo mangia o lo respira. Mentre lo iodio 131 se è
libero nell’atmosfera in 8 giorni dimezza il suo potere, nel
momento in cui si fissa nella tiroide ha un tempo di dimezzamento
di quasi 130 giorni. In pratica servono quasi due anni per
riportarlo a un sedicesimo del suo valore. Quando si fissa,
è come se ci sottoponessimo tutti i santi giorni a delle
radiazioni specifiche, quindi con una possibile degenerazione
tumorale.
Fortunatamente la prevenzione è estremamente semplice: basta
prendere dello iodio nella formulazione più adatta in modo
da saturare l’assunzione della tiroide. In pratica si fornisce alla
tiroide la quantità di iodio che le serve durante i due mesi
successivi in modo che non sia costretta a prelevarne altro
dall’ambiente. Così succede che anche se siamo circondati da
iodio 131 saremo a contatto con la radiazione diffusa ma non la
focalizzeremo nella tiroide.
Precisamente cosa dobbiamo procurarci?
In Italia esiste un prodotto di cui tutte le farmacie dovrebbero
essere provviste. Per acquistarlo è necessaria la ricetta
del medico: si tratta della soluzione satura di ioduro di potassio
al 50%.
Va preso per tre giorni a dosaggio ridottissimo, tenendo presente
che un flaconcino da 30 millilitri basta per 30 adulti. Il dosaggio
dai 12 anni in su è di 3 gocce due volte al giorno per non
più di 3 giorni. Ovviamente va preso prima che arrivi la
nube, posto che arrivi.
Ci sono controindicazioni?
No, ma non serve prendere lo ioduro di potassio senza la sicurezza
che la nube sia in arrivo. E’ comunque ovvio che davanti ad una
situazione in cui il rischio è quello di inserire iodio
radioattivo nell’organismo ha senso dare un surplus di iodio
rispetto a quello che si assume dall’alimentazione, per consentire
alla tiroide di dire “ok, io sono piena e non ho bisogno d’altro”.
Mediamente il dosaggio di riferimento è un dosaggio
normalmente accettabile, che consente di evitare lo strascico
drammatico del post Chernobyl: forme tumorali gravi, forme
degenerative e quell’aumento della patologia di ipotiroidismo
funzionale che oggi tutti lamentano come malattia sociale
dimenticando che c’è stato un elemento inquinante pesante
allora, nel 1986, che ha colpito e lasciato tracce indelebili nel
corpo di tutti.
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