La coscienza animale è sempre più oggetto di studio. Gli ultimi dati mostrano come sempre più animali abbiano comportamenti e provino emozioni molto simili a quelli dell’uomo, dati importanti da non ignorare.
Mentre Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, in occasione della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia del 27 aprile scorso sosteneva che “L’uomo è diverso. È l’unico essere senziente e non ce ne sono altri”, lo stato di Washington, negli Stati Uniti, aveva da poco messo al bando l’allevamento intensivo di polpi, considerato “non etico e crudele”. Perché è certo ormai che questi molluschi cefalopodi provino dolore e possano avere una coscienza, forse anche abbastanza complessa da fargli vivere sogni o incubi. E se vi sembra poco credibile, sappiate che non sono gli unici che potrebbero stupirvi.
Gli elefanti si salutano, gli insetti giocano, i corvi contano
Gli studi più recenti dimostrano infatti che gli elefanti si salutano intenzionalmente, cambiando tono se l’interlocutore è distratto. Alcuni insetti giocano, come i bombi, che pare facciano addirittura ruotare e scivolare delle sfere di legno per puro divertimento, senza una finalità pratica. I corvi sanno contare almeno fino a quattro, i moscerini della frutta si servono del sonno Rem per diminuire lo stress, le orche impiegano diversi giorni per elaborare i lutti e fare riti simili ai funerali. La lista potrebbe durare ancora parecchie righe e mostra in modo chiaro che l’essere umano, non è affatto l’unico tra gli animali a “sentire” qualcosa. Lo confermano anche i comportamenti di sofferenza esibiti negli allevamenti intensivi, ormai noti al grande pubblico, come raccontato anche nel recente documentario Food for Profit di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi. Per convincere il ministro Lollobrigida però, che strizza l’occhio ai cacciatori e alle filiere tradizionali, privando di dignità gli animali su cui compiamo di fatto soprusi e violenze, dovremmo trovare una spiegazione univoca alla domanda “Cosa significa essere senzienti”?
Cosa significa essere senzienti e cosa si intende per “coscienza animale”
La comunità scientifica se lo chiede da tempo. Secondo Animal Ethics, è senziente un soggetto in grado di avere esperienze positive e negative, che sia più o meno consapevole di quanto sperimenta.
Un buon indizio per rispondere alla domanda è arrivato proprio il 19 aprile scorso, da una coalizione di 39 scienziati da tutto il mondo che durante la conferenza The emerging science of animal consciousness alla New York University ha reso pubblica la Dichiarazione di New York sulla coscienza animale, un documento a sottoscrizione volontaria firmato già da eminenti biologi e filosofi centrato sul tipo più elementare di coscienza, nota come “coscienza fenomenica”, tipica di quegli organismi che hanno la capacità di provare sensazioni di base come il dolore, il piacere o la fame, ma non necessariamente stati mentali più complessi come l’autocoscienza. Per quanto ci possa suonare strano, infatti, non sempre i due piani coincidono.
Announcing The New York Declaration on Animal Consciousness! It holds that all vertebrates and many invertebrates have a realistic chance of being conscious, and that their welfare merits consideration.
Secondo gli esperti “se un organismo ha una coscienza dei fenomeni, allora ‘si prova qualcosa’ a essere quell’organismo”. E per anni gli scienziati sono stati convinti che solo alcune specie, quelle simili a noi, appartenenti al gruppo delle grandi scimmie, potessero avere un’esperienza cosciente. Da poco, con le nuove scoperte sempre più convincenti, è nato invece un nuovo campo interdisciplinare, che attinge alle competenze di neuroscienze, psicologia, biologia evolutiva, benessere animale e scienze veterinarie, scienze sociali e umanistiche, che ha portato risultati spesso inaspettati anche in gruppi animali considerati più semplici o meno “intelligenti”. Nella Dichiarazione si legge infatti che “l’esperienza soggettiva richiede più della semplice capacità di rilevare gli stimoli, senza reclamare capacità sofisticate come il linguaggio o la ragione di tipo umano.
La coscienza fenomenica è un sentimento grezzo, un’esperienza immediata, sensoriale o emotiva, che può essere condivisa dall’essere umano e da molti altri animali”. Com’è ovvio, le capacità linguistiche e razionali umane ci consentono di avere forme di esperienza che mancano ad altri animali (ad esempio un “monologo interiore” linguistico). Allo stesso modo però, molti altri animali potrebbero avere forme di esperienza a noi sconosciute.
Quali animali possono essere senzienti e come possiamo scoprirlo
Con i risultati degli ultimi dieci anni di ricerche alla mano, gli esperti firmatari del documento di New York affermano che “esiste almeno una possibilità realistica di esperienza cosciente in tutti i vertebrati, compresi rettili, anfibi e pesci, e in molti invertebrati, compresi molluschi cefalopodi, crostacei decapodi e insetti”, gruppi animali con cui abbiamo sempre percepito una distanza di specie troppo grande per poter essere colmata. Ma la “possibilità realistica” citata nella Dichiarazione è ormai più che un’ipotesi: una tesi sostenuta da dieci esempi significativi descritti nel documento, che ci aiutano a comprendere meglio i vari tipi di esperienze.
Solo per citarne alcune, uno studio del 2024 ha analizzato il modo in cui i granchi bilanciano l’avversione per la luce intensa con quella per le scosse elettriche. In condizioni neutre, i granchi entrano in un rifugio buio per sfuggire alla luce intensa, ma possono preferire la luce nel caso in cui l’alternativa proposta sia quella di entrare in un rifugio in cui in passato hanno subito già una scossa elettrica. E anche altri animali, come i ratti, le iguane e le api, sono in grado di elaborare e accettare compromessi difficili, dipendenti solo da capacità mnemoniche sviluppate. O ancora i pesci pulitori, che superano il test del “segno allo specchio”. Lo ha dimostrato una serie di studi condotti tra il 2019 e il 2023, secondo cui questi animali, vedendo in uno specchio un nuovo segno sul proprio corpo, si impegnano a rimuoverlo. I gamberi di fiume provano stati di ansia che migliorano con gli ansiolitici, i serpenti giarrettiera riconoscono il proprio odore, i polpi evitano il dolore e apprezzano il sollievo dato dalla lidocaina, mentre le seppie sono in grado di ricordare gli eventi passati, compresi dettagli specifici, come luogo dell’avvenimento e tempo trascorso dallo svolgimento dei fatti.
Cosa cambia con la dichiarazione di New York
Tutti questi indizi suggeriscono quindi che i ricercatori potrebbero aver sovrastimato finora il grado di complessità neurale richiesto per lo sviluppo della coscienza, ma le emozioni non sono legate necessariamente a particolari strutture cerebrali. Il documento rappresenta il nuovo consenso scientifico in tema di “senzienza”, un argomento sempre più sentito dall’opinione pubblica, attenta ai diritti e al benessere animale. La dichiarazione aggiorna anche i parametri che erano stati stabiliti dall’ultimo documento disponibile in merito, la “Cambridge declaration on consciousness” del 2012, in cui si affermava che “una serie di animali non umani, compresi i mammiferi e gli uccelli, hanno capacità di esibire comportamenti intenzionali” e che “gli esseri umani non sono unici a possedere i substrati neurologici che generano la coscienza”. La nuova dichiarazione, guidata da Kristin Andrews della York University, Jeff Sebo della New York University e Jonathan Birch della London School of economics and political science, amplia il campo di studio ed è formulata con maggiore attenzione rispetto alla precedente. Eppure, ancora oggi non si può parlare di “prove certe”, proprio perché la natura stessa della coscienza è fortemente discussa, tra chi vuole stabilire criteri rigidi di classificazione e chi vuole evitare i rischi di antropomorfizzazione. Gli esperti ritengono comunque corretto interpretare come “prove” di coscienza queste dimostrazioni di apprendimento, memoria, pianificazione, risoluzione di problemi e autoconsapevolezza, perché gli stessi comportamenti, se riscontrati in un essere umano o in un altro mammifero, sarebbero accettati e spiegati come risultato di un’indubbia elaborazione cosciente.
An exciting moment for animal consciousness research: we are launching today the New York Declaration on Animal Consciousness (https://t.co/k9tQkomcNY) with 39 initial signatories, world-leading experts on🧠🐦⬛🦜🦇🐟🐙🦀🦞🐝🪰. We now invite anyone with relevant expertise to sign. pic.twitter.com/0MoG6xp01j
Insomma, le evidenze riportate nel documento non possono più essere ignorate in nessun ambito. “Se esiste anche solo una possibilità realistica di esperienza cosciente in un animale – concludono gli esperti – è irresponsabile ignorare questa possibilità nelle decisioni, anche politiche, che riguardano quell’animale”. Come del resto citava già l’articolo 13 del titolo II del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, che in materia di benessere animale afferma: “l’Unione e gli Stati Membri devono, poiché gli animali sono esseri senzienti, porre attenzione totale alle loro necessità”. In seguito alle modifiche del 2022 alla Costituzione italiana, anche la nostra legge disciplina, almeno sulla carta, i modi e le forme di tutela degli animali.
E i ricercatori continueranno a far progredire la nostra conoscenza degli aspetti più complessi della coscienza. Starà ai decisori politici però fare in modo che gli sforzi non siano vani, facendo corrispondere alle scoperte della scienza atti e strategie consapevoli e rispettose per tutelare i diritti di tutti gli organismi viventi. Anche di quelli più inaspettati.
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