Dai nuovi ingredienti, naturali o sintetici, ai flaconi ricaricabili, il mondo delle fragranze cerca di diventare più sostenibile.
Stop a test sugli animali per la cosmesi
Scatta oggi dopo anni di rinvii il divieto assoluto di vendere o importare in Europa prodotti o ingredienti cosmetici ancora testati sugli animali. Ecco l’intera storia. E cosa cambia.
È la fine di tutti i test sugli animali (per i
cosmetici). È un giorno di festa per le organizzazioni
animaliste di tutto il mondo. Lo è ancor di più per
conigli, cavie, topolini, maiali e tutti gli animali che
smetteranno per sempre di mangiare rossetti, schiuma da barba e
creme abbronzanti. Lo è anche per i clienti, i consumatori,
perché da qui all’11 luglio scatteranno nuove
garanzie.
Da lunedì 11 marzo 2013 entra in vigore il divieto
totale, su tutto il territorio europeo, di testare cosmetici sugli
animali. Nessun crudele test per nessun prodotto cosmetico, in
tutta Europa, mai più.
Prima, per ogni singolo prodotto cosmetico in commercio
potevano essere uccisi circa 3.000 animali. Già dal 2004 non
si sono più potuti commercializzare in Europa prodotti
finiti testati su animali (ma si potevano testare gli ingredienti).
Dal 2009 sono stati vietati anche tutti i test sugli ingredienti,
tranne alcuni – comunque crudeli. Accanto a nuove restrizioni
sull’uso delle cavie era rimasta la possibilità di
effettuare dei test mortali: tossicità per uso ripetuto,
sensibilizzazione cutanea, cancerogenicità, tossicità
riproduttiva, tossicocinetica. Non erano stati individuati metodi
alternativi dal Centro europeo per la convalida di metodi
alternativi, l’Ecvam di Ispra.
Ora è arrivata la fine di tutte queste crudeltà,
stabilita perché un’ampia gamma di metodi sostitutivi per
valutare ogni aspetto della sicurezza di tutte le sostanze
cosmetiche è stata riconosciuta valida a livello
internazionale dalla comunità scientifica. Ulteriori
garanzie per tutti arriveranno a partire dall’11 luglio.
Recentemente anche Israele e India hanno vietato la vendita e
l’importazione di prodotti cosmetici e per la pulizia testati su
animali.
È il traguardo di una corsa a ostacoli lunga oltre
vent’anni, una sfida costante per una limitazione lenta,
progressiva e con continui ripensamenti da parte della politica
europea e grandi case cosmetiche. Alcune delle quali hanno
interferito, frenato, protestato. Altre hanno anticipato
volontariamente (con l’apposizione del simbolino ‘cruelty-free’) la
messa al bando di tutte le crudeltà. Che da oggi è
obbligatoria.
1976
L’Europa adotta la Direttiva 76/768/CEE, detta “direttiva
cosmetici”, per armonizzare le legislazioni sui cosmetici degli
stati membri. La questione della sperimentazione animale non
è menzionata. L’argomento entrerà nell’agenda
politica europea diciassette anni più tardi, in occasione
del suo sesto emendamento.
1992
Prima grande raccolta firme in Italia per l’abolizione dei
test dei cosmetici sugli animali, promossa da LAV e L’Erbolario,
sfociata nell’invio di oltre 20.000 cartoline firmate al Parlamento
Europeo.
1993, giugno
Viene adottata in Europa la Direttiva 93/35/CEE sui cosmetici,
come sesto emendamento della vecchia Direttiva 76/768/EEC. Una
delle sue finalità è quella di eliminare le prove su
animali specifiche per gli ingredienti dei prodotti cosmetici e per
il prodotto finito. La storia sarà molto travagliata. Appare
per la prima volta il divieto, fissato per il 1° gennaio 1998,
dell’immissione sul mercato di ingredienti o di combinazioni di
ingredienti testati su animali. Chiede che sia fornita annualmente
una relazione sullo sviluppo dei metodi alternativi ma precisa che,
se lo sviluppo di questi metodi viene considerato insufficiente, la
Commissione può presentare fino al 1° gennaio 1997 un
progetto di rinvio del divieto.
1996
Nasce lo standard europeo ‘Non testato su animali’. E’
codificato da ECEAE – European Coalition to End Animal Experiments
(per l’Europa), con a capo la BUAV – British Union for the
Abolition of Vivisection (visita anche www.gocrueltyfree.org), e da
CCIC – Coalition for Consumer Information on Cosmetics (per Stati
Uniti e Canada) e sostenuto da associazioni antivivisezioniste di
tutto il mondo. Lo standard si applica solo alle aziende che
producono cosmetici (make-up e prodotti per l’igiene personale) e
detergenti per la casa. L’azienda produttrice cruelty-free si
impegna a:
– non testare su animali il prodotto finito (né
commissionare ad altri tali test);
– non testare su animali i singoli ingredienti (né
commissionare ad altri tali test);
– dichiarare che i test su animali effettuati per gli
ingredienti in uso sono stati eseguiti precedentemente ad una data
(detta cut-off date) prestabilita.
1998
Contro il parere del Parlamento Europeo che deplora vivamente
questa decisione, la Commissione rinvia la data del divieto di test
dei cosmetici sugli animali al 30 giugno 2000 con la direttiva
97/18/CE.
2000
Con il plauso di alcune grandi case cosmetiche la Commissione
desidera modificare il divieto, affinché l’immissione sul
mercato di prodotti testati su animali resti autorizzata. Invoca
le norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che proscrivono
ogni misura discriminatoria tra prodotti simili e dunque tra
prodotti testati o non testati su animali (proposta di direttiva
del 31/10/2000 paragrafo 1.2.3). La data del divieto slitta al 30
giugno 2002 con la direttiva 2000/41/CE.
2002
La direttiva cosmetici viene emendata per fissare la messa al
bando della vendita dei cosmetici testati sugli animali a partire
dal 2009 consentendo dilazioni fino al 2013 per tre tipi di test.
Tuttavia, il fatto che fino all’11 marzo 2011 la Commissione
europea avrebbe potuto chiedere un ulteriore rinvio fa temere a
molti che le lobby in connessione con l’industria cosmetica possano
influenzare la decisione verso un ennesimo spostamento del
termine.
2003
Da qui in poi anche i testi legislativi cominciano ad
utilizzare il termine “metodi sostitutivi” (cioè che
sostituiscono la sperimentazione sugli animali) al posto di metodi
“alternativi” (scelta tra metodi con o senza l’uso di
animali).
2004, settembre
Viene bandita la sperimentazione su animali del cosmetico
“finito”. Significa che non è più consentito testare
i singoli prodotti sugli animali. Rimane la possibilità di
testare gli ingredienti e ovviamente di usare ingredienti
testati.
2009, 11 marzo
Col regolamento europeo EC n.1223 del 2009 scatta un ulteriore
divieto. È il divieto di vendita di cosmetici il cui
prodotto finito e i cui ingredienti siano stati testati su animali
al di fuori dell’UE, per qualsiasi tipo di test tranne quelli
riguardanti tre specifiche aree (tossicità riproduttiva,
tossicità a dosi ripetute, tossicocinetica), per le quali il
divieto sarà effettivo soltanto dall’11 marzo 2013.
Ciò vuol dire che da oggi in poi c’è:
– divieto di test su animali per prodotto finito (anche per
prodotti realizzati al di fuori dell’UE e commercializzati
nell’UE);
– divieto di test su animali per ingredienti realizzati
all’interno dell’UE per qualsiasi tipo di test;
– divieto di test su animali per ingredienti realizzati al di
fuori dell’UE e commercializzati nell’UE per qualsiasi tipo di test
ad esclusione dei test delle aree: tossicità riproduttiva,
tossicità a dosi ripetute, tossicocinetica.
2013, 11 marzo
Scatta oggi il divieto assoluto di vendere o importare
prodotti o ingredienti cosmetici ancora testati sugli animali con i
metodi che rimanevano consentiti: tossicità riproduttiva,
tossicità a dosi ripetute, tossicocinetica.
2013, 11 luglio
La direttiva 76/768/CEE sarà definitivamente sostituita
in questa data dal Regolamento 1223/2009 relativo ai prodotti
cosmetici. Il capitolo 5 di questo regolamento ricalca l’articolo 4
della direttiva cosmetici che mette fuorilegge la sperimentazione
animale. Inoltre sui prodotti diverranno obbligatorie nuove
etichette per garantire la sicurezza dei consumatori e nuovi
controlli contro gli spot pubblicitari ingannevoli:
– la presenza di nanomateriali, ingredienti con particelle di
dimensioni inferiori ai 100 micron (usati in pigmenti, emulsioni e
prodotti solari) dovrà essere indicata nella lista degli
ingredienti riportata sulle etichette con affianco la dicitura
‘[NANO]’. Questo per consentire una scelta informata da parte dei
consumatori su ingredienti la cui sicurezza è ancora sotto
investigazione da parte dei diversi comitati scientifici europei.
Ma già a partire da questa settimana le aziende produttrici
che usano nanomateriali nelle loro formule hanno l’obbligo di
notificarlo alla Commissione europea.
– la data di durata minima dei prodotti sarà
accompagnata dal simbolo di una clessidra
– sarà obbligatoria la tracciabilità della
filiera produttiva e distributiva di ogni prodotto, come già
avviene nel campo alimentare e farmaceutico.
– le pubblicità dei cosmetici stampate sulle etichette,
sui giornali, veicolate nel web e gli spot televisivi dovranno
corrispondere a sei criteri comuni fissati dalla Commissione
europea: conformità alla legge, prove di supporto,
veridicità, onestà, equità, scelta
informata.
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