La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
Costa Rica e Australia, buoni e cattivi dei cambiamenti climatici
Il futuro del nostro pianeta dipende dalle azioni che i paesi, grandi e piccoli, intraprendono per ridurre le emissioni. Ci sono stati virtuosi ma anche chi è rimasto indietro.
Costa Rica e Australia sono agli antipodi, non solo geograficamente, ma anche per quanto riguarda l’impatto ambientale. Il piccolo stato centroamericano, famoso per le spiagge paradisiache e le foreste lussureggianti e ricche di biodiversità, si alimenta in prevalenza con energie rinnovabili e influisce in maniera irrisoria ai cambiamenti climatici.
Nonostante l’impatto minimo che un piccolo paese come la Costa Rica potrebbe avere sul clima globale, il governo considera una priorità la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Nel primo trimestre del 2015 la Costa Rica ha generato interamente la sua energia da fonti rinnovabili con la combinazione di geotermico e idroelettrico.
L’Australia, al contrario, è la nazione che genera più emissioni di CO2 pro capite al mondo, arrivando quasi al livello degli Stati Uniti. È evidente che risulta difficile paragonare una piccola nazione come la Costa Rica all’Australia, il sesto paese più vasto del globo, eppure vengono imputate al governo australiano la mancanza di ambizione della Costa Rica e una politica di riduzione delle emissioni poco efficace.
Nel 2011 i costaricani hanno prodotto un decimo delle emissioni di CO2 pro capite (1,7 tonnellate) degli australiani (16,5 tonnellate). Anziché crogiolarsi nei notevoli risultati conseguiti la Costa Rica mira a ridurre ulteriormente il proprio impatto, l’obiettivo da raggiungere entro il 2021 è di essere il primo dell’emisfero sud “carbon neutral”, in grado di compensare il totale delle emissioni di CO2.
L’Australia invece non sta riducendo le emissioni e l’ormai ex primo ministro Tony Abbott, lo scorso anno, ha abrogato la carbon tax. L’Australia è un paese ricco di grandi giacimenti di carbone, il quale ha un grosso impatto sull’economia e sulla politica, mentre la Costa Rica, che vanta la più alta densità di biodiversità del mondo, è all’avanguardia nella tutela dell’ambiente e nelle battaglie ambientali.
Costa Rica e Australia sono dunque le due facce della lotta ai cambiamenti climatici e ci ricordano che questa è una sfida che tutte le nazioni devono raccogliere, non solo Stati Uniti, Cina e India, i tre paesi che generano le maggiori quantità di emissioni inquinanti.
La Cop 21, la Conferenza sul clima che si svolgerà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015, è ormai alle porte e l’obiettivo di fissare l’innalzamento della temperatura globale sotto i 2 gradi sembra ancora lontano. In questa corsa contro il tempo per ridurre le emissioni mondiali anche i paesi più piccoli, come la Costa Rica, possono ricoprire in ruolo fondamentale.
Possono dimostrare agli altri piccoli stati che la strada della sostenibilità è percorribile e possono essere di esempio alle grandi nazioni, inducendole a fare di più. “L’argomento che i piccoli paesi non possono fare nulla per il clima non regge – ha dichiarato Niklas Hohne, socio fondatore del NewClimate Institute della Germania. – Se fanno la cosa giusta, possono fare una grande differenza”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Siamo tutti contenti del compromesso trovato alla Cop28 sulle parole, perché le parole sono importanti. Ma quando si passa all’azione?
Il testo finale della Cop28, quello che contiene anche il bilancio delle azioni fatte e quello che c’è da fare contro la crisi climatica, è stato approvato dalla plenaria.
Durante la Cop28 di Dubai, i rappresentanti arabi dell’Opec si sono riuniti a Doha per far fronte unico contro il phase out dei combustibili fossili.
Phase out, phase down, unabated. Cerchiamo di capire meglio il significato delle parole della Cop28, al fine di orientarci meglio nelle prossime ore quando arriveranno nuove bozze e nuovi documenti da analizzare.
Alla Cop28 di Dubai si attende una nuova bozza del Global stocktake, dopo quella, estremamente deludente, pubblicata lunedì. Segui la diretta.
L’Italia è stata protagonista nella dichiarazione su agroalimentare e clima, la Emirates declaration. Sulla convergenza tra questi due temi vuole costruire anche l’agenda del G7.
Riuscire a non farsi influenzare dal contesto è sempre difficile per un giornalista. A Dubai lo è ancora di più, ma questo non deve inquinare il racconto del risultato che verrà raggiunto dalla Cop28.
Nella giornata a loro dedicata, i giovani parlano di occupazione militare, economica, fossile. Mentre l’Opec chiede ai “propri” delegati di rigettare l’accordo, al-Jaber si dice “fiducioso che qualcosa di speciale possa accadere”.