L’aumento dei costi delle materie prime e delle bollette di energia è arrivato sui più importanti tavoli di dibattito. Vediamo quali sono le cause e le implicazioni con i cambiamenti climatici così da capire perché l’Italia si è unita alla Boga.
La mancanza di materie prime spinge i costi delle bollette di luce e gas e rimesta le catene globali del valore.
L’intervento del Governo italiano ha potuto solo contenere l’aumento del costo dell’energia.
I motivi alla base del rialzo sono tanti e intrecciati: equilibri geopolitici e continuità dell’approvvigionamento, mix energetici nazionali, eventi meteorologici estremi, effetti della pandemia di Covid-19.
La crisi si fa sentire a livello internazionale: dagli Stati Uniti alla Cina passando per l’Unione europea.
Sui più importanti tavoli di confronto, inclusa la Cop26, si discute della transizione del sistema energetico mondiale a fonti di energia più pulite, sicure ed economiche.
Lo scorso 26 ottobre i ministri dell’Energia dell’Unione europea si sono incontrati in via straordinaria per affrontare il tema del rincaro delle bollette dell’energia. L’urgenza risponde, in primis, all’aumento dei prezzi del gas naturale: mai così alti negli ultimi dieci anni durante i mesi non invernali. Per il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è necessario affrontare il rincaro prezzi “in modo coordinato e urgente al livello europeo”.
— Ministero della Transizione Ecologica (@MiTE_IT) October 13, 2021
In sede europea, ha aggiunto, è bene intervenire “non solo sugli effetti dell’aumento dei costi dell’energia ma anche sulle cause”. L’aumento dei prezzi dell’energia evidenzia la necessità di una forte spinta sulle politiche di decarbonizzazione dell’economia e sulle misure per le fonti rinnovabili previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. La riapertura delle attività economiche e produttive dopo la più intensa ondata della pandemia di Covid-19 ha scaldato i motori della ripresa (e non solo quelli), ma ha spinto ulteriormente i prezzi delle materie prime e delle bollette verso cifre mai viste. Cerchiamo di capire come siamo arrivati fin qui.
Gli aumenti delle bollette di luce e gas a partire dal primo ottobre
Dal primo ottobrefamiglie e piccole imprese che hanno scelto il regime di maggior tutela pagano il 29,8 per cento in più per la bollette dell’energia elettrica e il 14,4 per cento in più per quella del gas. A stabilirlo è stata l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, Arera, con il consueto aggiornamento tariffario trimestrale basato sui costi di produzione dell’elettricità e del gas naturale.
Il rincaro delle bollette c’è, ma è stato contenuto. A fine settembre il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per calmierare con 3 miliardi di euro l’aumento dei costi nell’ultimo trimestre 2021. L’intervento del governo ha scongiurato rialzi stimati di oltre il 40 e il 30 per cento, rispettivamente, per elettricità e gas. 2,5 miliardi di euro sono stati destinati all’azzeramento per il prossimo trimestre degli oneri generali di sistema, che rappresentano il sostegno alle fonti rinnovabili. Le utenze che si vedranno azzerare gli oneri sono 31 milioni, di cui 26 milioni di utenze domestiche fino a 16,5 kilowatt (kW) e 6 milioni di piccole e medie imprese.
Il taglio dell’iva sul gas al 5%
A queste misure si aggiunge il taglio dell’ivaal 5 per cento sui consumi di gas da qui al prossimo dicembre sia per gli utenti civili, per i quali ammontava al 10 per cento, che per quelli industriali, prima al 22 per cento. Ulteriori 500 milioni di euro potenzieranno l’efficacia dei bonus sociali ai nuclei che versano in condizioni di difficoltà economica: 3 milioni di famiglie aiutate dal bonus sociale elettrico e 2,5 milioni dal bonus gas non sentiranno il rincaro dei prezzi.
🔵#Cdm#Bollette Scende al 5% Iva su forniture di gas da ottobre a dicembre 2021. Lo prevede la bozza del decreto contro il caro bollette esaminata dal Consiglio dei Ministri pic.twitter.com/paWgAO2et1
In linea generale, precisa l’Arera, la spesa annuale per la famiglia tipo aumenta rispetto al 2020 di circa 145 euro per l’elettricità in un anno, per un totale di 631 euro, e di 150 per il gas, complessivamente 1.130 euro. Sul totale delle bollette, come noto, pesano il costo per la materia prima e altre voci di spesa come il trasporto e la distribuzione di energia e gli oneri per finanziare la ricerca elettrica.
L’intervento per proteggere i più fragili
“L’intervento del governo, cui abbiamo fornito il necessario supporto tecnico, ammorbidisce gli effetti in una fase delicata della ripresa per proteggere i consumatori più fragili”, commenta in una nota stampa il presidente dell’Arera Stefano Besseghini. Il lavoro non si ferma qui. Complice anche la pandemia di Covid-19, Besseghini spiega che è aumentato il numero di nuclei familiari e società che “pur essendo ‘nella media’, fatica a sopportare la quotidianità”. Per questo dovrà proseguire il “lavoro per sfruttare tutte le opportunità per una riduzione strutturale dei costi energetici” nelle bollette, prosegue il presidente dell’Arera. Anche il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi ha recentemente affermato che “a queste misure deve seguire un’azione anche a livello europeo per diversificare le forniture di energia e rafforzare il potere contrattuale dei Paese i acquirenti”.
Perché il costo dell’energia nelle bollette è schizzato
L’aumento senza precedenti del costo delle materie prime, cominciato in primavera e diventato prepotente durante la scorsa estate, riguarda l’Italia ma coinvolge come accennato tutta l’Unione europea e rimbalza sullo scenario internazionale. Forti ripercussioni si osservano anche in Spagna, Francia e Regno Unito. La Cina ha già annunciato che per fronteggiare le carenze di energia aumenterà la produzione nazionale di carbone di quasi il 6 per cento. Nello specifico, come riportato nella relazione annuale dell’Arera, in Italia nel 2020 il consumo netto di gas naturale è calato del 4,2 per cento rispetto all’anno precedente, a causa del fermo delle attività economiche e produttive. Di conseguenza, l’importazione netta è diminuito del 6,6 per cento e la produzione nazionale del 15,4 per cento.
“Tra le ragioni dell’impennata dei prezzi del gas in Europa vi è una forte ripresa economica dopo un inverno lungo e freddo che ha prosciugato le scorte, un approvvigionamento di gas più rigido del previsto e altri fattori legati alle condizioni meteorologiche, tra cui una disponibilità di energia eolica inferiore al solito nelle ultime settimane”, spiega l’organizzazione intergovernativa Agenzia internazionale dell’energia (Aie) in una recente nota stampa.
“Anche le dinamiche globali più ampie del mercato del gas hanno avuto un effetto, tra cui forti periodi di freddo in Asia orientale e Nordamerica nel primo trimestre di quest’anno seguito da ondate di calore in Asia e siccità in varie regioni. Nel frattempo, interruzioni impreviste e manutenzione ritardata hanno ridotto la produzione di gas naturale liquefatto”.
Lo squilibrio tra domanda e offerta di gas
Tra i motivi alla base dell’instabilità c’è quindi l’improvviso aumento della domanda mondiale, corrispondente alla ripresa delle attività economiche e produttive ad alto consumo energetico, a fronte dell’offerta bassa di gas – con gli stoccaggi prosciugati a causa dei periodi di fermo dello scorso inverno – e della difficoltà delle fonti rinnovabili di farvi fronte. Oltre agli squilibri tra domanda e offerta provocati dalla pandemia, la situazione ha palesato la scarsa autosufficienza energetica italiana.
“Oggi l’Europa fa troppo affidamento sul gas e dipende troppo dalla sua importazione. Questo ci rende vulnerabili. La risposta sta nel diversificare i fornitori. Ma anche nel mantenere il gas naturale come combustibile di transizione e, soprattutto, nell’accelerare la transizione all’energia pulita”, ha dichiarato lo scorso 20 ottobre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intervenuta sul caro bollette alla plenaria del Parlamento Ue sulla preparazione della riunione del Consiglio europeo (21 e 22 ottobre).
Anche Mosca ha la sua fetta di responsabilità: la Russia, principale fornitore di gas naturale per l’Italia, che all’Europa fornisce il 43 per cento del totale, ha “chiuso i rubinetti” e ridotto le esportazioni. I livelli di stoccaggio di gas in Europa sono ben al di sotto della media quinquennale: “Sulla base delle informazioni disponibili, la Russia sta adempiendo ai suoi contratti a lungo termine con le controparti europee – ma le sue esportazioni verso l’Europa sono scese dal livello del 2019”, riporta l’Aie. E aggiunge: “La Russia potrebbe fare di più per aumentare la disponibilità di gas in Europa e garantire che lo stoccaggio a livelli adeguati in vista della prossima stagione invernale”, così da rappresentare un “fornitore affidabile per il mercato europeo”.
Segnale importante in tal senso la decisione dell’Italia di entrare nella Beyond oil and gas alliance (Boga), l’alleanza promossa dai governi di Danimarca e Costa Rica durante la Cop26 di Glasgow per abbandonare la produzione nazionale e l’importazione di petrolio e gas. Come sottolineato dal ministro Cingolani durante l’annuncio ” il grande piano per le rinnovabili” del Paese già prevede “70 miliardi di watt per i prossimi 9 anni per arrivare al 2030 con il 70% di energia elettrica pulita”.
Altro fattore di cui tenere in conto, seppure in minima parte, i prezzi dei certificati di emissione dell’Emissions trading system (Ets), sistema per la gestione delle emissioni inquinanti, che hanno determinato in parte il rialzo dei prezzi del gas e, come riportato da Arera, il rialzo delle quotazioni anche per l’energia elettrica.
Anche l’Aie evidenzia il peso dei cambiamenti climatici
“I recenti aumenti dei prezzi globali del gas naturale sono il risultato di molteplici fattori ed è inesatto e fuorviante attribuire la responsabilità alla transizione all’energia pulita“, ha rimarcato il direttore esecutivo dell’agenzia Fatih Birol nella nota. Anzi, l’Aie non esclude che in futuro il mercato europeo del gas “possa essere sottoposto a ulteriori stress test dovuti a interruzioni impreviste e a ondate di freddo”, evidenziando quanto gli effetti dei cambiamenti climatici pesi sull’equilibrio e la sicurezza dell’approvvigionamento di risorse su scala internazionale. Il gas, prosegue l’agenzia, “resta oggi uno strumento importante per bilanciare i mercati dell’elettricità in molte regioni”, ma la transizione verso un modello energetico a emissioni nette pari a zero “determinerà una diminuzione della sua domanda”.
Non è colpa della transizione energetica
“Siamo alle solite”, rimarcano in un nota stampa congiunta le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente e Wwf, “di fronte a un problema, si cerca di accusare i soldi spesi per una giusta causa (in questo caso il prezzo della CO2, in passato gli incentivi alle rinnovabili) per alzare una cortina fumogena. Questo impedisce di comprendere e ovviare alle dinamiche speculative internazionali sui prezzi e sull’approvvigionamento del gas. Ma soprattutto mette in ombra l’indubbio ruolo calmierante che le rinnovabili stanno avendo per la bolletta elettrica, visto che ci consentono di limitare le importazioni di gas”.
“La situazione di oggi è un promemoria per i governi, soprattutto mentre cerchiamo di accelerare le transizioni di energia pulita”, ha sottolineato Birol. Emerge “l’importanza di forniture energetiche sicure e accessibili – in particolare per le persone più vulnerabili nelle nostre società”, affinché “i problemi che vediamo nei mercati del gas e dell’elettricità oggi” possano essere risolte dalla transizione a fonti di energia pulita. Lo scenario attuale sembra, dunque, aver messo sotto un’altra luce il gas: più che “soluzione ponte” per la transizione energetica, com’è ritenuta da molti, è una soluzione da integrare equamente nella più complessa equazione della transizione energetica.
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