Le novità introdotte dal governo per contenere la pandemia in Italia, a partire dal green pass rafforzato, o super green pass.
Covid-19, cresce lo smart working, quali gli impatti sulla mobilità
La IV Conferenza nazionale sulla sharing mobility fa il punto sul fenomeno smart working e le conseguenze su mobilità e aziende. Cosa è emerso dalla tavola rotonda con gli esperti.
Mentre l’ultimo dpcm firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia, nell’ambito delle diverse misure per contenere il contagio da Covid-19, anche un ulteriore incremento dello smart working, la 4° Conferenza Nazionale della Sharing Mobility organizzata dall’Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility prova a fare un punto proprio sul lavoro da remoto. Smart working… in progress è il titolo del webinar organizzato nell’ambito della programmazione di eventi LessCARS dedicato al tema del lavoro a distanza e agli impatti che i processi riorganizzativi del lavoro stanno avendo sulla mobilità e la città.
Perché occorre ripensare completamente le modalità di lavoro
L’emergenza coronavirus e gli obblighi di distanziamento fisico hanno imposto a tante aziende e organizzazioni in tutto il mondo di lasciare i propri dipendenti a casa ripensando i propri processi produttivi e organizzativi. I numeri forniti da Deloitte, che in questo contesto ha creato un punto di osservazione per analizzare i dati e i trend e costruire dei percorsi di adattamento per le aziende, ci dicono che la platea di persone che potrebbero svolgere la loro mansione da remoto in Italia sono oggi 8,2 milioni. Prima dell’emergenza covid-19 solo 570 mila lavoratori in Italia erano abilitati per lavorare in smart working e mediamente con un massimo di quattro giorni al mese. Dall’inizio dell’emergenza il numero di persone che svolgono le loro mansioni a distanza è balzato a 4 milioni, con un possibile aumento fino a 7 milioni nei prossimi mesi. “Affrontare la sfida dello smart working o remote working – spiega Gianluca Di Cicco di Deloitte – significa ripensare completamente le modalità di lavoro. In questo momento stiamo aiutando tante aziende a mettere in campo soluzioni per estendere lo smart working e per creare una maggiore cultura digitale”.
Smart working, una nuova normalità?
Tantissime aziende italiane si sono trovate così costrette ad accelerare durante il periodo del lockdown un processo già cominciato in precedenza. Una di queste è Nordcom, che attraverso il suo presidente Fabrizio Garavaglia ha illustrato il piano che la sua azienda sta portando avanti da marzo ad oggi. “New ways of working è il nome e il senso del nostro progetto per una diversa organizzazione aziendale. Un progetto che, partendo dalla nostra acquisita esperienza pre-Covid e con la massima condivisione con tutta la platea delle risorse di Nordcom, intende progettare una nuova normalità post-Covid. Sono tre gli ambiti su cui stiamo ragionando: Work (il lavoro in Nordcom), Workforce (il lavoro insieme) e Workplace (gli spazi di lavoro). Il nostro vuole essere, inoltre, un contributo concreto e innovativo per ripensare la città, i suoi tempi e la sua nuova normalità”, ha concluso Garavaglia.
Roma, cala del 50 per cento l’uso del trasporto pubblico
Un cambiamento di grande portata che comporta importanti effetti sulla mobilità delle persone all’interno delle città e sui soggetti attivi nel mercato dei trasporti, come illustrato da Stefano Brinchi, presidente di Roma Servizi per la Mobilità. “Gli impatti della cosiddetta nuova normalità che vengono registrati in questo momento a Roma sono una riduzione nell’uso del trasporto pubblico da parte dei cittadini del 50 per cento considerando gli ingressi metro. Fattore che comporta un incremento dei costi per l’amministrazione che va a sommarsi alle maggiori spese per la sanificazione e per l’incremento di corse a causa della ridotta capienza dei mezzi. In corrispondenza di questo si registra un incremento nell’uso dei servizi di sharing mobility, in particolare della micromobilità, e un incremento del traffico veicolare tornato nell’ultima settimana di settembre ai livelli pre-Covid”.
Smart working e nuove forme di mobilità, l’eredità della pandemia
Per capire però quanto la transizione verso lo smart working che stiamo vivendo porterà effetti positivi in termini di sostenibilità ambientale è necessario migliorare la conoscenza della domanda di mobilità. Questo è quello che sostiene Massimo Ciuffini, coordinatore dell’Osservatorio nazionale della sharing mobility. “Attenzione alla rottura della catena degli spostamenti che potrebbe portare sorprese nel computo finale degli spostamenti giornalieri effettuati dalle persone. Non bisogna confondere – prosegue Ciuffini – quelle che sono azioni emergenziali dettate dalla necessità di frenare l’epidemia con le effettive innovazioni di medio-lungo periodo”.
Ripensare la mobilità non è più un’opzione
I risultati emersi dall’interessante dibattito confermano che stiamo vivendo in un’epoca di cambiamento dove le persone, ancor prima delle aziende, cercano di allineare sempre più le proprie scelte quotidiane ai temi del rispetto sociale e ambientale. La mobilità sostenibile sta diventando un modo virtuoso di interpretare la propria quotidianità, uno stile di vita. Per questo è necessario che la mobilità sia sempre più protagonista di una rivoluzione culturale che, causa l’emergenza, ci chiama a un cambiamento ancora più arduo, ma necessario per il nostro futuro.
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