Difficile spiegare le ragioni di un andamento anomalo della pandemia rispetto a tutti gli altri luoghi del mondo. L’età media bassa della popolazione, il contesto ambientale: questi sembrano essere i principali fattori in gioco, ma lo studio è ancora nel campo delle ipotesi aperte.
Molti paesi africani hanno affrontato la pandemia con regole analoghe alle nostre (distanziamento sociale, lavaggio delle mani frequente, uso di gel disinfettante, respiratori) e ha sopperito a difficoltà di altra natura, come la scarsa disponibilità di acqua o il difficile approvvigionamento di materiali industriali, con idee creative fuori dagli schemi.
Una collezione di questi progetti e buone pratiche per contenere la diffusione dell’epidemia da Sars-Cov-2 è stata messa in rete sotto l’etichetta Covid-free Toolkit grazie a due partner italiani, TaxiBrousse, uno studio di progettazione per la cooperazione internazionale, e Le Reseau, associazione culturale che opera nel campo di migrazioni, scambi culturali e cooperazione.
Partner italiani e progetti africani
TaxiBrousse significa taxi collettivo o taxi della savana. Il logo dello studio, che ha sede a Parma, riproduce esattamente l’immagine del mezzo di trasporto più usuale tipico dei paesi africani, che tutti abbiamo nella memoria: un furgone, sempre stipato di persone, con tante valigie sul tetto. Questa realtà ha al suo attivo, in dieci anni di attività, lo sviluppo di oltre quaranta progetti e ricerche in quindici paesi africani. Tra questi: una scuola di falegnameria a Dakar, in Senegal, il progetto per la rete di raccolta delle acque meteoriche in Ghana, l’atlante dei materiali e tecniche di autocostruzione nelle baraccopoli.
TaxiBrousse
Il lavoro di TaxiBrousse consiste nell’affiancare ong, associazioni e istituzioni nello sviluppo tecnico di progetti, in analisi specialistiche e studi di fattibilità, nel monitoraggio e nella valutazione dell’impatto degli interventi realizzati. Il team di TaxiBrousse è coordinato dai due giovani fondatori, Federico Monica e Roberto Curzio. Monica, architetto e urbanista, specializzato nell’analisi dei contesti urbani in Africa sub-sahariana e nella definizione di progetti e programmi per il recupero e l’upgrading di slum e quartieri informali, si occupa di processi di autocostruzione e materiali alternativi e di recupero. Curzio, ingegnere civile specializzato in riqualificazione ambientale e paesaggistica, ha una notevole esperienza come project manager, progettista di opere civili, infrastrutturali e idrauliche nell’ambito di progetti di cooperazione internazionale in diversi paesi africani.
Le Reseau
Le Reseau è un’associazione presente in diverse città italiane – Torino, Milano, Varese, Parma, Reggio Emilia, Bologna, Modena, Roma, Napoli, Crotone – e fa parte del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La sua mission è quella di promuovere una società multietnica, con un approccio culturale all’immigrazione e all’integrazione trovando partnership e progetti per offrire opportunità di partecipazione e lavoro ai giovani talenti artistici stranieri. Insieme, TaxiBrousse e Le Reseau hanno dato vita dallo scorso marzo al progetto Covid-free toolkit.
Covid-free toolkit, un progetto per affrontare la pandemia
Nato all’inizio della diffusione della pandemia, Covid-free toolkit è una raccolta collettiva di azioni e progetti bottom-up (letteralmente: che nascono dalla base), sviluppate dalle comunità locali nel continente africano per contenere la diffusione di epidemie. L’obiettivo è la disseminazione di soluzioni semplici, creative, economiche e già testate in modo da ampliare le opportunità di difesa soprattutto nelle comunità più svantaggiate.
I progetti sono diffusi attraverso un sito che raccoglie anche buone pratiche made in Africa già in atto prima della Covid-19 o attuate a seguito del suo manifestarsi, e segnalazioni di soluzioni creative pragmatiche e semplici utili per affrontare alcuni problemi sorti con la diffusione della pandemia: dai metodi per lavarsi le mani ai distributori di gel, dai respiratori alle visiere 3d e alle più svariate soluzioni per il distanziamento sociale.
Covid-free toolkit è anche un gruppo Facebook in cui scambiarsi suggestioni, disseminare informazioni e creare contatti tra le comunità, i designer locali e le scuole. Tutti sono invitati a partecipare attivamente pubblicando fotografie, link, schemi o descrizioni di buone pratiche, idee, programmi e attività quotidiane di contrasto alle epidemie.
“In un contesto complesso – scrive Federico Monica sulla rivista Africa – in cui tutte le strategie di contenimento fino a ora sperimentate sembrano vacillare, non tutto è perduto: il forte senso di comunità e la capacità creativa di trovare soluzioni efficaci e fattibili a problemi quotidiani possono fare la differenza”.
L’arte di arrangiarsi: creatività e fai da te a costo zero
Poche risorse, assenza di strumenti, tanta creatività: sono questi gli ingredienti dei progetti fai da te tutti low cost (a basso costo) e low tech, cioè realizzati con materiali facilmente reperibili e tecnologie semplici in diversi paesi – dall’Uganda all’Etiopia, dal Kenya al Ruanda – messi a disposizione ‘open source’ sul portale Covid-free toolkit e facilmente replicabili con istruzioni elementari.
“Sono tanti gli esempi di creatività e le buone pratiche da diffondere per risolvere problemi basilari e apparentemente insormontabili”, afferma Monica. “Lavarsi le mani spesso quando pochissime case hanno l’acqua corrente e quando in generale l’acqua è un bene prezioso e raro, è una chimera”.
Esiste però una soluzione efficace e semplice made in Africa: il cosiddetto Veronica Bucket, ideato dalla ricercatrice ghanese Veronica Bekoe. Si tratta di un semplicissimo secchio con un rubinetto nella parte bassa e un catino. Durante le precedenti epidemie di ebolaè stato distribuito ovunque, come tappa obbligatoria davanti a uffici o negozi, ma anche agli incroci delle strade o nei mercati e permette a molta gente di lavarsi le mani con frequenza evitando anche grossi sprechi di acqua.
Le tipologie degli oggetti Covid-free toolkit
Metodi e oggetti per lavarsi le mani costituiscono la sezione più corposa delle proposte Covid-free toolkit: tra questi, il progetto sviluppato in Mauritania, un contenitore ricavato da barili di petrolio riciclati e un serbatoio di plastica per raccogliere l’acqua usata che, trattata con cloro e fatta bollire può essere riutilizzata. Ci sono anche istruzioni per l’auto-costruzione, un tassello importante per replicare le buone pratiche, come nel progetto Build your own tippy tap che una comunità della regione Turkana in Kenya ha realizzato utilizzando solo corde: una soluzione locale semplice e veloce a costo quasi nullo.
Nel sito non ci sono solo soluzioni fai da te, ma anche progetti e prototipi studiati in scuole e università come Car, il robot da usare nei reparti ambulatoriali in quarantena per portare medicinali, fare diagnosi, portare messaggi ai pazienti ricoverati. Sviluppato dagli studenti del Politecnico di Dakar, in Senegal, ha un visore per telecamera ed è telecomandato. O il prototipo di respiratore artificiale studiato dai giovani di un FabLab in Ciad.
[#COVID19]Le prototype du respirateur artificiel prend de plus en plus forme au sein de notre FabLab.#EnsemblePlusLoin
In Uganda i guidatori di moto-taxi, un mezzo pubblico locale molto utilizzato, hanno sviluppato e adottato una protezione essenziale, ma funzionale per evitare il contatto diretto con il passeggero durante la corsa. Costituita da un sottile telaio in legno fissato al sedile della moto che tiene un foglio di plastica teso, è l’equivalente delle costose barriere in plexiglass adottate dai taxi nei paesi occidentali e presenti oggi in tutti i luoghi pubblici.
La necessità, si dice, aguzza l’ingegno e le soluzioni progettuali di Covid-free toolkit ne sono un perfetto esempio.
In Africa solo 15 stati hanno vaccinato il 10 per cento della popolazione entro settembre, centrando l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
I cani sarebbero più affidabili e veloci dei test rapidi per individuare la Covid-19 nel nostro organismo. E il loro aiuto è decisamente più economico.
L’accesso ai vaccini in Africa resta difficile così come la distribuzione. Il continente rappresenta solo l’1 per cento delle dosi somministrate nel mondo.
La sospensione dei brevetti permetterebbe a tutte le industrie di produrre i vaccini, ma serve l’approvazione dell’Organizzazione mondiale del commercio.