Buone notizie dal settore della raccolta e del riciclo di carta e cartone in Italia. Con 100mila tonnellate in più rispetto al 2018 si è superata quota 3,5 milioni di tonnellate differenziate, con un incremento del 3 per cento. A fronte di 4,9 milioni di tonnellate immesse al consumo, poco meno di 4 milioni sono infatti avviate a riciclo. 377mila tonnellate sono invece recuperati, valori che indicano che a livello nazionale abbiamo già raggiunto gli obiettivi previsti dalla direttiva europea che pone il 75 per cento di riciclo entro il 2025.
Un aspetto non secondario se si considera che il 2019 è stato un anno caratterizzato dalla depressione del mercato della carta da riciclo, dopo il crollo dei prezzi del 2018, che ha reso difficile la collocazione del materiale a destino finale.
Cresce (di molto) la raccolta di carta e cartone al Sud
A segnare un incremento positivo è certamente il Sud Italia che rispetto al 2018: “supera le 873mila tonnellate, pari a un +8,5 per cento, portando a 41,8 kg la raccolta pro-capite e superando per volumi raccolti le regioni dell’Italia centrale”, spiega Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. “È la riprova dell’efficacia delle risorse, oltre 6,1 milioni di euro nel periodo 2014-2018, messe a disposizione da Comieco per gli investimenti in attrezzature e mezzi idonei allo sviluppo della raccolta nei comuni sotto la media”. Le prime tre regioni a far segnare una forte crescita sono la Sicilia con un +15,9 per cento, seguita dal Molise (+12,5 per cento) e dalla Calabria (+9,3 per cento).
È il momento di puntare agli impianti per il recupero di carta e cartone
Commentando i dati, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa spiega che per incrementare ulteriormente la qualità degli imballaggi in carta e cartone è necessario che “le metropoli facciano un salto di qualità nella differenziazione”. E tocca un punto fondamentale, del quale si discute da tempo, sia tra chi gestisce i consorzi di riciclo, sia tra chi investe e lavora nel settore della raccolta e del riciclo. “Adesso è il momento dell’impiantistica, al Sud abbiamo ancora poche cartiere. E il recovery plan potrebbe alimentare il sistema dell’economia circolare, con l’apertura di nuovi impianti”.
Meno ottimista Giorgio Quagliolo, presidente di Conai, che spiega come “l’industria si aspetta dalla politica un aiuto a realizzare le infrastruttre necessarie a chiudere il cerchio. Dobbiamo ad aver una visione complessiva che necessita di un cambio di passo nella relaizzione degli impainti”. Al Sud ad esempio, dove la raccolta segna incrementi positivi da anni, esistono solamente sette impianti operativi: “la carenza nel Sud è drammatica. Per migliorare e sostenere, dare impulso abbiamo bisogno di una normativa chiara e stabile nel tempo. L’imprenditore ha bisogno di stabilità”.
Sussistono altre problematiche, secondo il presidente, anche se non neccessariamente legate alla carta. “Abbiamo un problema legato agli end-of-waste per chiarire il fine vita di molti rifiuti, come è stato fatto per i pannolini o gli pneumatici fuori uso ad esempio. Abbiamo il grande tema della collocazione delle materie prime seconde: il problema del green public procimeremt è ampliamente disatteso. Corriamo il rischio di avere di materie prime secondo che non trovano utilizzo o sbocco sul mercato.
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