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Crescere e salvare il clima si può: lo dicono gli esperti di The New Climate Economy
I capitali per gli investimenti necessari per assicurare sia la crescita economica che la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti sono già disponibili, così come le soluzioni tecnologiche e le innovazioni necessarie. I costi iniziali in più si riassorbono grazie alla riduzione dei rischi e alla salubrità dell’economia – oltreché dell’ambiente. Per far crescere l’economia inquinando
I capitali per gli investimenti necessari per assicurare sia la crescita economica che la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti sono già disponibili, così come le soluzioni tecnologiche e le innovazioni necessarie. I costi iniziali in più si riassorbono grazie alla riduzione dei rischi e alla salubrità dell’economia – oltreché dell’ambiente. Per far crescere l’economia inquinando meno, basta il 4 per cento di investimenti in più.
Diverse tendenze e sviluppi emergenti offrono nuove opportunità per accelerare la transizione verso una crescita della ricchezza a bassa CO2. “I Paesi, qualsiasi livello di reddito abbiano, hanno in questo momento l’opportunità di costruire una crescita economica duratura e allo stesso tempo ottenere una riduzione degli enormi rischi derivanti dai cambiamenti climatici”. È quanto sostiene una commissione di esperti che dal 2013 sta lavorando al progetto The New Climate Economy e che ha steso un rapporto esaustivo sul tema, incentrato sei punti.
La commissione di esperti Global Commission on the Economy and Climate, è stata voluta dai governi di sette Paesi (Colombia, Etiopia, Indonesia, Norvegia, Corea del Sud, Svezia e Gran Bretagna), e ha però ovviamente lavorato come un organo indipendente. Attualmente ne è a capo Felipe Calderón, già presidente del Messico.
Tra le forti, interessanti conclusioni offerte ai governi di tutto il mondo, e su cui si sta ulteriormente lavorando per svilupparle e applicarle, c’è che i capitali per gli investimenti necessari per assicurare sia la crescita economica che la riduzione delle emissioni inquinanti sarebbero già disponibili, così come le soluzioni tecnologiche e le innovazioni necessarie. Ma ora “ciò che occorre è una forte leadership politica, che sappia implementare politiche credibili e consistenti”.
Con il 4 per cento di investimenti in più si può avere un’economia rispettosa del clima
Nel rapporto 2015 la commissione segnala sei punti chiave: una rapida innovazione e quindi costi in calo delle tecnologie energetiche pulite; la caduta dei prezzi del petrolio come un’opportunità per far avanzare la tassazione della CO2 e la riforma dei sussidi ai combustibili fossili; la crescente attenzione internazionale per gli investimenti in infrastrutture, in particolare nel contesto di bassi tassi di interesse; consapevolezza dei rischi climatici nel settore finanziario; crescente interesse verso percorsi di crescita a basse emissioni di CO2 nei Paesi emergenti e in via di sviluppo; e un’accelerazione del calo della carbon intensity dell’economia globale.
“I prossimi 15 anni – si legge nel rapporto – saranno cruciali. Verranno investiti in infrastrutture a livello globale, nei sistemi urbani, agricoli ed energetici, circa 90.000 miliardi di dollari”, una media di 6.000 miliardi di dollari all’anno. “Combinando le energie rinnovabili con investimenti ridotti nei carburanti fossili, città più compatte e una maggiore efficienza nella gestione della domanda energetica, si avrebbero infrastrutture a basso impatto ambientale con un aumento previsto di investimenti di soli 270 miliardi di dollari all’anno”, poco più del 4 per cento. “Questi maggiori investimenti potrebbero essere interamente assorbiti da costi operativi inferiori, per esempio riducendo le spese per il carburante. Investire in un’economia a basso impatto inquinante è una forma di assicurazione contro i rischi climatici”.
Non intervenire ora significherebbe quasi di per certo un aumento della temperatura globale superiore ai 2 gradi Celsius da qui a 15 anni. Per evitare questo rischio, la commissione sottolinea come occorra intervenire in tre differenti sistemi chiave:
- città
- territori
- sistemi energetici.
Città: più connesse, verso le smart city
Le città devono essere più connesse, compatte negli sviluppi urbanistici e, dunque, tendenti sempre più verso il modello di smart city. “Le città sono il motore della crescita economica – si legge – generano circa l’80 per cento dell’output economico globale e il 70 per cento dei consumi d’energia collegati alle emissioni di gas serra. Come alcune pionieristiche città stanno dimostrando, uno sviluppo urbano più compatto e connesso, costruito attorno a un imponente sistema avanzato di trasporti, può portare a città più dinamiche economicamente e più salubri, con emissioni inquinanti inferiori. Tale approccio urbanistico potrebbe ridurre la necessità di investimenti in infrastrutture di oltre 3.000 miliardi di dollari nei prossimi 15 anni”.
Territori: le nuove tecnologie per un’agricoltura più produttiva
“La produttività dei terreni – spiega la commissione – determinerà se saremo capaci di sfamare 8 miliardi di persone entro il 2030. La produzione di cibo può essere aumentata, le foreste protette e le emissioni inquinanti tagliate aumentando al contempo la produzione di cereali e allevamenti, utilizzando le nuove tecnologie e un approccio integrato suolo-acqua”.
Sistemi energetici: le rinnovabili apporteranno il 50 per cento della nuova energia
Per quanto riguarda i sistemi energetici, nel report si legge che “la rapida flessione dei costi, particolarmente nel solare e nell’eolico, potrebbe portare le energie rinnovabili a altre risorse a basso impatto a contare per oltre la metà della nuova produzione energetica nei prossimi 15 anni”.
Bisogna però intervenire su efficienza energetica, innovazione e nuovi finanziamenti.
Le tre direttrici di cambiamento nei tre sistemi
Vengono quindi presi in considerazione tre direttrici di cambiamento che si possono – o si devono – applicare a ognuno dei tre sistemi:
- l’aumento dell’efficienza energetica
- nuovi strumenti di finanziamento
- stimolo finanziario dell’innovazione.
“Mentre i sussidi per le energie pulite ammontano a circa 100 miliardi di dollari a livello globale, quelli per i combustibili fossili sono di 600 miliardi. Se si eliminassero questi ultimi, un prezzo elevato e prevedibile dei carburanti fossili aumenterebbe la produttività energetica così come le entrate fiscali, che potrebbero essere utilizzare per ridurre altre imposte”. Dal lato finanziario, nuovi strumenti come i green bond e il risk sharing possono ridurre i costi fino al 20% per l’energia a basso impatto ecologico. L’innovazione è alla base dell’efficienza energetica e per stimolare il settore occorrono 100 miliardi di dollari all’anno di investimenti pubblici in ricerca e sviluppo da qui al 2025.
Ci saranno comunque dei trade-off.
In economia un trade-off è una situazione che implica un bivio tra due o più possibilità, in cui la perdita di valore di una costituisce un aumento di valore in un’altra, si riferisce cioè alle alternative a cui si preferisce rinunciare a vantaggio di un’altra scelta, più conveniente e migliore. La Commissione, in conclusione, avverte che il passaggio a un’economia poco inquinante non sarà semplice e sono inevitabili alcuni trade-off, specialmente nel breve termine. “Nonostante il fatto che verranno creati molti posti di lavoro e ci saranno più opportunità di mercato e di utili per molte imprese, alcuni lavori andranno perduti, soprattutto nei settori a elevato impatto inquinante”.
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