La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
Crimini contro gli animali, un orrore ancora senza fine
I crimini contro gli animali sono il volto perverso dell’“animalismo” e ne mostrano tutte le contraddizioni. Un libro sull’argomento può aiutarci a capire.
Ci sono crimini e crimini. Quelli perpetrati contro i più deboli, siano essi bambini o animali, portano con sé un orrore che sembra davvero travalicare la ragione. E impone una riflessione. Un esempio? Chi scrive vive da anni insieme ai cani. Compagni di vita forse più attenti e presenti di un parente stretto o di un amico fraterno. Per loro si fa tanto. Forse troppo. I medici migliori, le cure innovative, il cibo su misura, i divertimenti e il tempo libero. Per contro, a fronte di animali fortunati e coccolati, rimane un mondo costellato di soprusi, di violenze indicibili, di una barbarie penetrante e per certi versi sconosciuta ai più che colpisce animali domestici, ma anche selvatici e, in questo caso, il crimine diventa più barbaro, più colpevole perché segna profondamente anche la natura e l’ambiente che ci circonda.
Cani, falchi, tigri e trafficanti
Cani, falchi, tigri e trafficanti è un libro del 2020 scritto da Ermanno Giudici, blogger e scrittore (Il patto tradito), e Paola D’Amico. Lo consiglio a tutti coloro che vogliono approfondire il tema dei crimini perpetrati nei confronti degli animali, siano essi domestici o selvatici. Ermanno Giudici si occupa da quarant’anni di animali e della loro tutela. Presidente e già responsabile per molti delle guardie zoofile di Enpa Milano, organizzazione nella quale ha militato dal 1976, è autore di numerosi articoli sul tema dei diritti degli animali e de Il grido degli innocenti e Il patto tradito fra l’uomo e il cane. Oltre alla sua attività di blogger e autore, tiene anche corsi di formazione per gli operatori di polizia sugli stessi temi.
Ma torniamo al libro e alle sue tematiche. Il mondo degli animali è un affare, spiegano gli autori, anzi… spesso un malaffare. La tratta dei cuccioli di cane, gli allevamenti di bestie da sperimentazione, i traffici di animali esotici e pericolosi, lo sterminio della fauna selvatica e delle specie protette sono veri e propri fenomeni criminali che interessano diversi tipi di reati, dal maltrattamento al falso documentale al danno ambientale. Per non parlare del rischio sanitario globale, come quello sperimentato durante le epidemie di influenza aviaria e di Covid-19, innescate molto probabilmente nei cosiddetti wet market, i mercati umidi dove animali infetti, allevati o selvatici, sono venduti dopo la macellazione senza alcun controllo.
“Non ci sono stati cambiamenti reali in questo senso, al di là di qualche tentativo, talvolta un po’ stiracchiato, come il generico inserimento della loro tutela in Costituzione”, aggiunge oggi Ermanno Giudici proprio in tema di crimini contro gli animali. “Guardando da spettatore attento, l’impressione è che ci siano più annunci che cambiamenti effettivi, perché la politica italiana spesso promette e, anche in questo campo, quasi mai mantiene. Senza parlare della riforma del processo penale, che porterà una grande fetta dei procedimenti per maltrattamenti e traffici a finire prescritti e, comunque, non arriverà quasi mai a una sentenza definitiva. Difficile quindi poter affermare che ci siano state migliorie davvero rilevanti, nel modo di considerare e tutelare gli animali”.
I crimini contro gli animali non cessano
Un tema aperto e concreto quello dei crimini contro gli animali che ha costituito il fulcro di una mia recente conversazione con Giudici su un argomento che, spesso, è misconosciuto e poco divulgato. E, al problema iniziale, si aggiungono altri tasselli che contribuiscono ad allargare la problematica. Recentemente, per esempio, proprio su LifeGate ho parlato di una legge a “tutela” degli animali selvatici. È coerente con il percorso di salvaguardia del benessere e della tutela di queste specie?
“La legge in questione deriva da una normativa europea del 2016 nata per contrastare, profeticamente, le pandemie che potevano essere causate da zoonosi trasmesse dagli animali selvatici; che costituiscono, specie nelle zone più remote del mondo, un serbatoio di virus che andrebbe trattato con molta cautela, cercando di limitare i contatti. Nonostante la norma, finalmente recepita solo nel 2021 dal nostro ordinamento, prevedesse l’obbligo di emettere i decreti attuativi entro maggio di quest’anno siamo, in realtà, ancora in altissimo mare. Ci sono troppi interessi dietro al mercato degli animali che vivono nelle case degli italiani e così si stanno cercando soluzioni di compromesso che salvino tutto, fuorché il benessere delle specie non convenzionali o selvatiche, che in famiglia e in gabbia non ci dovrebbero proprio stare più. Per civiltà e per sanità”.
Una risposta non certo incoraggiante, che lascia il campo aperto a nuovi interrogativi che si aprono con gli scenari di guerra recentemente prospettati e con l’immissione in Europa di profughi e animali domestici spesso portatori di malattie che da noi sembravano essere state debellate. La rabbia, per esempio. “I paesi dell’est Europa sono sempre stati una via di transito per gli animali selvatici trafficati illegalmente o per quella che è conosciuta come ‘la tratta dei cuccioli’, il fenomeno che ogni anno muove sulle strade europee otto milioni di cuccioli di cani e gatti, con sofferenze indicibili per varie motivazioni che vanno dal trasporto alle condizioni di allevamento.
La guerra potrebbe acuire ancora di più questo fenomeno che, quando non è sottoposto ai necessari controlli sanitari, può rappresentare un pericolo per la salute umana e anche per quella degli animali. Un rischio che non deve essere sottovalutato ma che, in momenti di crisi economica, potrebbe finire per non avere la giusta attenzione. Questo potrebbe significare ulteriori traffici di specie catturate in natura, con aggravamento del depauperamento del capitale naturale del Pianeta”.
Prospettive confortanti per una tutela più consapevole dei diritti animali
Lo scenario, quindi, non è dei migliori, anche se sembra qualche volta di intravedere un barlume di speranza che possa condurre a una visione più coerente dell’ambiente e della natura che ci circonda. Ed è forse in nome di una nuova consapevolezza dell’ecosistema che Ermanno Giudici aggiunge, a siglare il suo intervento: “Il rimedio di tutti i mali che affliggono gli animali passa sul doppio binario giudiziario e culturale. Abbiamo bisogno di leggi più severe, con pene effettive che abbiano una buona deterrenza nei confronti dei criminali, e di un cambiamento culturale di quanti si credono amanti degli animali, spesso essendo i primi a calpestarne i diritti pur senza accorgersene.
Sappiamo che tutti i mercati, anche quello che comporta alti tassi di sofferenza per gli animali, sono creati dalla domanda ed è lì che bisogna intervenire. Occorre far capire come il rispetto, delle leggi e degli esseri viventi, sia il primo passo fondante di una nuova cultura, dove l’amore per gli animali non si traduce nella soddisfazione dei nostri bisogni, ma nell’attenzione alle loro sofferenze. Un processo ancora molto lungo, sul quale anche le associazioni dovrebbero lavorare con maggior impegno, senza paura di perdere consensi”. Un auspicio che, forse, nei prossimi anni ci aiuterà a inventare un mondo diverso. Più giusto e libero per chi lo abita, sia esso uomo o animale.
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