Il capo della gang G9 ha dichiarato che ci saranno una guerra civile e un genocidio se il primo ministro Henry non si dimette, acuendo la crisi ad Haiti.
- Jimmy “Barbecue” Chérizier, leader di una delle più importanti gang haitiane, ha minacciato di far scoppiare una guerra civile e di commettere un genocidio se il primo ministro Henry non si dimette.
- La storia recente di Haiti si è caratterizzata per la violenza delle milizie paramilitari dei vari presidenti e per quella delle bande criminali che negli ultimi anni stanno controllando gran parte della capitale Port-au-Prince e del paese.
- Ad Haiti è in corso una grave crisi umanitaria a causa delle continue violenze delle bande criminali.
Jimmy “Barbecue” Chérizier, il capo di una gang haitiana che ha tentato di rovesciare con la violenza il primo ministro Ariel Henry, ha annunciato la possibilità dell’inizio “di una guerra civile e di un genocidio” se Henry non si dovesse dimettere. Le bande criminali armate, che controllano ampie zone del Paese, hanno lanciato un assalto coordinato per destituire il capo del governo nei giorni scorsi, approfittando del viaggio a Nairobi dello stesso Henry, recatosi in Kenya per siglare un accordo per la missione della polizia keniota ad Haiti. La polizia, lunedì 4 marzo, ha dichiarato lo stato di emergenza dopo che le gang hanno assaltato la principale prigione di Port-au-Prince causando l’evasione di quattromila detenuti.
Henry, che avrebbe dovuto dimettersi a febbraio, lo scorso 5 marzo si trovava a Porto Rico, territorio degli Stati Uniti, in seguito al rifiuto della Repubblica Dominicana di far atterrare al suo aereo. “Se Ariel Henry non si dimette, se la comunità internazionale continua a sostenerlo, andremo dritti verso una guerra civile che porterà ad un genocidio“, ha dichiarato Chérizier ai giornalisti nella capitale Port-au-Prince. Ha anche sostenuto che la comunità internazionale, in particolare Stati Uniti, Canada e Francia, saranno responsabili della morte della popolazione civile haitiana.
Chi è Jimmy “Barbecue Chérizier?
Chérizier è attualmente riconosciuto come uno dei leader delle bande più influenti di Haiti ed è sospettato di essere responsabile di numerosi massacri su larga scala nell’area di Port-au-Prince. L’uomo, dopo un passato come ufficiale della polizia nazionale haitiana, è diventato uno dei più spietati criminali del paese. Il suo coinvolgimento in un massacro del 2018 nel quartiere La Saline della capitale gli è valso il soprannome di “Barbecue”. Nel 2020 ha creato un’alleanza tra bande, la G9 Family and Allies, una coalizione di nove gang che operano nella regione della capitale.
Nell’estate del 2021 Chérizier ha fomentato le proteste, sostenendo il coinvolgimento dei leader dell’opposizione e delle forze dell’ordine nel complotto contro che ha portato all’assassinio del presidente Jovenal Moïse.
Nelle stesse settimane ha dichiarato che il collettivo di bande G9 avrebbe guidato una rivoluzione armata contro le élite economiche e politiche di Haiti. Il G9 è stato dipinto come una forza in grado di riempire il vuoto lasciato dalla debolezza del governo e di “liberare Haiti dall’opposizione, dal governo e dalla borghesia haitiana”. Alla fine del 2022, ha preso il controllo di un’area intorno a un importante terminale di carburante a Port-au-Prince per quasi due mesi.
Da dove nasce la crisi ad Haiti?
La storia recente di Haiti è caratterizzata da esplosioni di violenza e dallo strapotere delle organizzazioni criminali. Il fallito colpo di Stato militare del 1959, sponsorizzato da potenze straniere per rovesciare il presidente Francois “Papa Doc” Duvalier, lo portò a creare una sua forza di polizia segreta, i Tonton Macoutes, per fare da contrappeso all’esercito.
Sebbene questa organizzazione non esista più formalmente, la sua eredità di violenza paramilitare e di pura brutalità continua a stravolgere la società haitiana. Le milizie hanno avuto, infatti, un ruolo centrale nel rovesciamento nel 1991 del presidente Jean-Bertrand Aristide, un ex parroco di sinistra che vinse le elezioni l’anno prima, ritornato poi più volte al potere nei vent’anni successivi.
La tradizione dei gruppi armati personali è andata avanti fino ai tempi più recenti. All‘inizio degli anni 2000, proprio il presidente Aristide formò le sue bande armate, note come Chimères, che hanno funto da racket di protezione e da strumento di opposizione politica. Nel 2004 alcune bande criminali hanno iniziato a conquistare porzioni di territorio. Mentre le gang attaccavano Port-au-Prince, il leader haitiano si era dimesso, tra le accuse di sostegno francese e statunitense ai golpisti a causa della richiesta di Aristide di risarcimenti, accuse sempre negate da Parigi e Washington.
Anche gli anni ‘10 del 2000 sono stati caratterizzati da corruzione, violente e proteste. Ma soprattutto dal ruolo delle gang. Il catastrofico terremoto del 2010 ha permesso l’evasione di migliaia di detenuti appartenenti alle bande criminali. Queste ultime hanno anche avuto rapporti con il governo di Jovenal Moïse. Sembra, infatti, che membri del suo esecutivo abbiano appoggiato i massacri del 2018, motivo per cui Chérizier e la sua banda hanno guidato le proteste in seguito all’assassinio di Moïse nel luglio del 2021. Per l’omicidio, sono stati arrestati dei mercenari colombiani, ma soprattutto per è indagata anche la vedova del presidente. Ariel Henry, appoggiato dalla comunità internazionale, ha giurato come primo ministro subito dopo l’assassinio di Moïse.
La situazione è precipitata molto rapidamente, e nel 2023 le bande criminali hanno preso il controllo della capitale Port-au-Prince.
La catastrofica crisi umanitaria
Tutto ciò ha portato Haiti a ritrovarsi nel mezzo di una catastrofe umanitaria: quasi la metà della popolazione, 5,5 milioni di persone, ha bisogno di assistenza e protezione umanitaria. La violenza estrema nella capitale Port-au-Prince si è diffusa in tutto il Paese e ha causato la morte di 4.789 persone nel 2023 e lo sfollamento di circa 314mila persone. In molte aree della nazione caraibica sono esplosi focolai di colera, a causa del poco accesso ad acqua potabile, ai servizi igienici e all’assistenza sanitaria di base.
È stata segnalata inoltre un’allarmante impennata dei rapimenti, con quasi mille casi confermati quest’anno, che quasi eguagliano il totale documentato per l’intero 2022 e sono tre volte di più rispetto all’intero anno precedente. Le donne continuano a essere altamente esposte a violenze sessuali e rapimenti.
Anche il sistema sanitario di Haiti è sull’orlo del collasso. Gli ospedali non hanno né la capacità né le forniture per curare i pazienti. Alcuni sono stati anche attaccati e costretti a sospendere i servizi. Con le minacce di guerra civile e di un possibile genocidio degli ultimi giorni, si teme che non ci sia una pronta risposta delle poche strutture sanitarie ancora attive.
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