Il Pentagono ha annunciato l’invio di 3mila soldati tra Germania, Polonia e Romania.
I colloqui telefonici tra Russia e Usa per risolvere la crisi in Ucraina al momento non hanno portato risultati.
In Donbass si continua a combattere, mentre sempre più civili ucraini si sottopongono ad addestramento militare.
Si scalda sempre di più la crisi in Ucraina, dopo settimane di scaramucce rimaste perlopiù sul piano diplomatico. Gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio in Polonia e in Germania di 2mila soldati, mentre altri mille già presenti in suolo europeo saranno trasferiti in Romania. Dal Pentagono hanno fatto sapere che il rafforzamento della presenza statunitense non deve essere visto come un preludio alla guerra, quanto un messaggio ai paesi della Nato che da Washington si sta prendendo sul serio la crisi al confine orientale dell’Europa.
Mentre ogni sforzo diplomatico tra Russia e Stati Uniti continua a tradursi in un nulla di fatto, nella regione del Donbass si continua a combattere, l’Ucraina – tanto i civili quanto i militari – si prepara a un eventuale scontro su più larga scala e la Russia e i paesi europei mobilitano i propri eserciti.
La diplomazia in stallo di fronte alla crisi in Ucraina
Il mese di febbraio potrebbe essere quello dell’attacco della Russia in Ucraina, secondo alcune proiezioni fatte dal Center for strategic and international studies (Csis). Non si sa ancora come andrà, ma certamente è ancora molto lontana la soluzione della crisi Ucraina, uno scontro tra le principali potenze del mondo visto il coinvolgimento degli Stati Uniti e degli altri paesi della Nato (Organizzazione del trattato dell’Atlantico del Nord, cioè l’alleanza militare a carattere difensivo tra 30 stati del Nord America e dell’Europa).
L’ultimo atto è l’annuncio del 2 febbraio del portavoce del Pentagono, John Kirby, che gli Stati Uniti sposteranno 2mila soldati dalla base di Fort Bragg, in North Carolina, alla Germania e alla Polonia, mentre altri mille militari americani già presenti in Germania saranno trasferiti in Romania, più vicini quindi al territorio caldo ucraino. “I nostri soldati non vanno lì per combattere, ma per garantire protezione agli alleati della Nato”, ha detto Kirby, una rassicurazione che comunque lascia profonda incertezza vista la rarità con cui si assiste a simili dispiegamenti in Europa.
Nelle scorse settimane sempre gli Stati Uniti avevano allertato 8.500 soldati in caso la situazione al confine orientale dell’Europa fosse precipitata, mentre prosegue la consegna di armamenti occidentali all’Ucraina. Secondo le stime la Russia ha dispiegato oltre 100mila militari al confine, mentre l’esercito ucraino conta circa 150mila effettivi.
🔴 John Kirby, portavoce del Pentagono, ha annunciato che gli Stati Uniti dispiegheranno 3mila soldati in Europa orientale nell'ambito della crisi in #Ucraina.
"Non andranno lì per combattere, ma per garantire protezione agli alleati della Nato", ha aggiunto. pic.twitter.com/TLNQI96458
In questi giorni intanto sono andati avanti gli sforzi diplomatici tra la Russia e la Nato, ma per il momento non c’è stata alcuna svolta positiva. Il primo febbraio il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha avuto un colloquio al telefono con il segretario di Stato degli Usa, Antony Blinken: quest’ultimo ha chiesto a Mosca di ritirare le sue truppe dal confine ucraino e ha ricordato che un’eventuale invasione del paese avrebbe conseguenze pesanti. Il ministro russo ha invece ribadito che lo spostamento delle truppe ha a che fare con affari interni e non è in programma alcuna escalation.
Il giorno precedente, il 31 gennaio, al Consiglio di sicurezza dell’Onu la Russia aveva accusato Washington di “provocare”, dopo che dagli Stati Uniti è stato sottolineato come il dispiegamento di Mosca di 100mila e più militari al confine con l’Ucraina non abbia precedenti negli ultimi decenni.
In una conferenza stampa tenuta a Mosca, il presidente Vladimir Putin ha poi accusato gli Stati Uniti e i loro alleati di ignorare le principali richieste di sicurezza della Russia, affermando però di essere disposto a proseguire il dialogo per stemperare la crisi in Ucraina.
I preparativi per la guerra
Gli Stati Uniti non sono gli unici a muovere le proprie truppe. La Russia nei giorni scorsi ha inviato diverse navi militari nel Mediterraneo, che hanno attraversato anche lo stretto di Sicilia. Si tratta di mezzi anfibi, oltre a incrociatori missilistici, cacciatorpedinieri antisommergibile e navi-cisterna per il rifornimento, con cui Mosca ha affermato di stare compiendo esercitazioni di routine su larga scala senza fare riferimento alla crisi in Ucraina. In Bielorussia intanto sono partiti altri test militari congiunti tra le forze armate russe e quelle di Minsk, mentre in Transnistria, regione moldava filorussa, l’1 febbraio sono state avviate ufficialmente operazioni di addestramento militare condotte da Mosca.
A group of ships of the #Russia'n Navy (Varyag missile cruiser, Admiral Tributs BOD & a supply tanker) passed through the Suez Canal today in the direction of the Mediterranean Sea pic.twitter.com/b8Zli31ioA
Anche gli altri paesi europei non stanno a guardare. Il governo ingleseha annunciato di voler inviare forze militari in Europa orientale a supporto degli alleati della Nato, questo mentre alcuni cittadini inglesi sono già impegnati sul suolo ucraino insieme all’esercito locale. Anche la Franciasi starebbe preparando a inviare i suoi militari più vicini all’area di tensione, in Romania, mentre dall’Italia per il momento non sono arrivate informazioni in questo senso.
In Ucraina intanto la tensione non è mai stata così alta. La Croce rossa ha sottolineato che centinaia di persone nella parte orientale del paese vivono in condizioni terribili, con scarso accesso ai servizi di base e sotto la costante minaccia di bombardamenti e mine. Un discorso che vale per esempio per la città di Mariupol, l’ultimo avamposto prima della Russia, sulle sponde del mar Nero.
Qui la guerra c’è stata nel 2015 e proprio qui potrebbero avvenire i primi nuovi attacchi russi, con la popolazione intervistata dal New York Times che si divide tra chi ha ormai fatto l’abitudine a una situazione di tensione perenne e chi invece non riesce ad avere pace. A Mariupol e nel resto dell’Ucraina sono sempre più numerosi i civili che hanno deciso di sottoporsi a forme più o meno intense di addestramento militare, così da farsi trovare pronti in caso l’attacco russo dovesse concretizzarsi. Le immagini di queste persone che imbracciano fucili di legno per prendere confidenza con il mezzo stanno facendo il giro del mondo, ma in alcune parti del paese gli spari sono reali.
In Donbass la guerra tra forze ucraine e milizie filorusse è già cominciata, anzi non si è mai fermata dal lontano 2014. Il 2 febbraio le forze di occupazione russa hanno bombardato un checkpoint militare ucraino a un centinaio di chilometri da Donetsk, mentre a fine gennaio due soldati ucraini sono rimasti feriti per un altro attacco dei separatisti. Questo mentre sulla carta vigerebbe il cessate il fuoco, che viene però sistematicamente violato. Il 2 febbraio, per esempio, l’Ocse ha rilevato75 infrazioni in questo senso, di cui tre esplosioni, nell’area di Donetsk, mentre altre 118 violazioni del cessate il fuoco, comprese 20 esplosioni, hanno interessato il territorio di Luhansk. Una persona è morta nella città di Oleksandrivka, area fuori dal controllo del governo ucraino. La crisi in Ucraina sta avvenendo su un terreno già accidentato.
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