Terra cruda. Un Atelier a Schlins, Austria

Progettato assieme all’architetto Robert Felber l’edificio è composto da un ambiente a doppia altezza che ospita il laboratorio, con una balconata in sospensione sul versante nord, accessibile da due scale a chiocciola incastonate lateralmente nei muri di terra cruda.

Sulle fondazioni e sui muri interrati si innesta una leggera
struttura su cui appoggia il tetto in legno a un solo spiovente,
aperto verso sud e ricoperto con un manto erboso. Sotto questa
falda si sviluppano, su tre lati, i muri esterni (spessore 55 cm,
altezza 400 cm), eseguiti in pisé. La terra, ricavata
direttamente dallo scavo delle fondazioni, è stata vagliata,
miscelata in condizioni di normale umidità del suolo con
circa il 10% di breccia di laterizi e compattata meccanicamente
nelle casseforme.
Il quarto muro esterno (prospiciente la veranda coperta a uso
laboratorio) è composto da una struttura leggera in legno e
vetro, parzialmente tamponata con collettori solari e muri Trombe
(termoaccumulatori), che apre, a pettine, l’edificio verso il
sole.

La continuità tra muro e tetto è interrotta da una
struttura in legno a traliccio (Fachwerk), internamente murata con
mattoni crudi (adobe) e coibentata esternamente con
incannucciata.
I pannelli di terra cruda prodotti nel laboratorio stesso rivestono
i muri o fungono da battiscopa e in diverse varianti, sono
utilizzati per il rivestimento della facciata nord e per i
pavimenti.

Per proteggere l’opera dalla pioggia battente sono inserite nel
muro a pisé, a distanza regolare, bordature orizzontali in
laterizio, che oltre a simboleggiare una stratificazione geologica,
formano una “texture” decorativa e possono essere utili anche come
spalliere per rampicanti.

Tomaso Scotti

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