Sette idee per vivere l’atmosfera natalizia tra lo shopping nei mercatini, passeggiate in borghi vestiti a festa e mirabili opere d’arte.
La cultura va online. Musei, concerti e spettacoli teatrali nel palmo della mano
Dalla sfida del coronavirus sono nate opportunità per usufruire della cultura online. Come musei, concerti e teatri arrivano direttamente alle persone.
La pandemia ha messo in luce l’importanza della cultura. Le restrizioni imposte per contenere la diffusione del coronavirus hanno impedito a molti l’accesso fisico a luoghi ed eventi culturali come musei, concerti e teatri – ricordandoci, dunque, di quanto ce ne sia realmente bisogno. Per fortuna, l’universo digitale permette di accedere a questi luoghi anche a distanza. Musei, musicisti e teatri in tutto il mondo hanno trovato nuove opportunità per spostare la cultura online aprendosi al mondo virtuale, rendendo la loro offerta accessibile a più persone.
Covid-19, l’impatto sulla cultura
L’impatto economico della pandemia è stato devastante. Insieme al settore turistico, quello culturale e creativo è il più colpito secondo l’Ocse. Non solo i luoghi di cultura sono stati privati delle loro entrate, ma l’incertezza ha travolto molti lavoratori, come i liberi professionisti che non sempre possono beneficiare dell’assistenza alla pari con altre categorie di impiego.
“Questi settori hanno un’impronta economica importante e generano occupazione”, si legge nel rapporto Ocse. “Sono catalizzatori di innovazione in tutti gli ambiti economici e hanno un impatto sociale positivo su diversi livelli. Nel medio termine, il calo del turismo, del potere d’acquisto e dei fondi privati e pubblici per le arti potrebbero amplificare le conseguenze negative già registrate”.
In questo scenario, dunque, è fondamentale trovare modalità che non siano vantaggiose solo per gli utenti, ma che permettano ai lavoratori di sostenersi economicamente. Con la speranza che questi nuovi modelli abbiano ricadute positive non solo nell’immediato ma anche nei mesi e anni a venire.
La cultura online nell’era del coronavirus
I musei
Iniziamo il nostro tragitto virtuale nelle sale digitalizzate dei musei. Il 95 per cento dei circa 95mila musei al mondo ha dovuto chiudere temporaneamente a causa della pandemia, e un decimo rischia di non riaprire più i battenti secondo un sondaggio dell’Icom, il comitato internazionale dei musei.
“Per far fronte a questa crisi, i musei sono stati rapidi nello sviluppare la loro presenza su internet”, secondo un rapporto Unesco. Attività come mostre e conferenze sono state digitalizzate, e sono state avviate campagne social per coinvolgere gli utenti in concomitanza con attività speciali per alleviare le difficoltà dei lockdown.
Molti musei hanno aperto le loro porte a visite virtuali. Quelli cinesi, ad esempio, hanno iniziato a farlo già da gennaio, e sulla piattaforma Arts & Culture di Google è possibile visualizzarne oltre 3mila in tutto il mondo, tra cui la Galleria degli Uffizi a Firenze, il Moma di New York e il Musée d’Orsay di Parigi. Ad altri si può accedere direttamente dai loro siti, come i Musei vaticani di Roma e il Louvre di Parigi, che ha visto le visite virtuali quadruplicarsi fino a 400mila al giorno.
Così, i tesori custoditi in questi luoghi sono diventati accessibili a molte più persone e grazie anche a nuove strategie di comunicazione i musei hanno raggiunto nuove fette di pubblico. Le migliaia di adesioni al #GettyMuseumChallenge del Getty museum, ad esempio, hanno divertito milioni di persone per l’originalità con cui i partecipanti hanno reinterpretato le opere della collezione d’arte di Los Angeles.
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“Ci sono opportunità in questa crisi”, commenta Rebecca Kahn del Hiig, istituto di ricerca berlinese sugli impatti di internet sulla società. “Il potenziale digitale per offrire contenuti museali ricchi, che soddisfanno il ruolo di queste istituzioni come fonti di conoscenza e divulgazione scientifica, è estremamente promettente”.
L’importante è che l’offerta di cultura online non sia semplicemente una copia di quello che esiste nel museo. Ad esempio, il British museum di Londra ha creato con Google il Museo del mondo, un microsito che permette di esplorare migliaia dei suoi oggetti per un viaggio interattivo nel tempo e in tutto il globo.
La musica
Anche il mondo della musica si è digitalizzato in modo innovativo e coinvolgente per far fronte alle perdite registrate lungo tutta la filiera di produzione dei concerti, da cui i musicisti ricavano tre quarti dei loro guadagni, secondo una ricerca del World economic forum.
Soprattutto nella fase iniziale dell’emergenza, gli artisti hanno aperto le loro case, i loro salotti e le loro camere da letto agli ascoltatori per esibizioni intime e inedite. Come i membri dell’orchestra sinfonica di Shanghai, che hanno suonato per gli appassionati sul social network WeChat. O il compositore giapponese Ryuichi Sakamoto che ha dedicato uno spettacolo alle persone chiuse in casa durante i lockdown. O la società boliviana di musica da camera che ha organizzato migliaia di mini concerti gratuiti per il personale sanitario e i malati di Covid-19. E così anche Bono, Sting, Michael Stipe dei R.E.M. e tanti altri grandi della musica.
Ora, però, la situazione si è evoluta. Sono emersi nuovi formati di concerti digitali che sfruttano al meglio la tecnologia, con risultati importanti. Oltre 12 milioni di utenti si sono sintonizzati per lo spettacolo live del rapper statunitense Travis Scott trasmesso dal videogame Fortnite – molto più della capienza di qualsiasi arena o stadio. E anche nella settimana tra il 19 e 25 ottobre è possibile vedere esibirsi artisti del calibro di Billie Eilish e i Pearl Jam.
Per accedere a questi spettacoli, ai fan viene chiesto di pagare un biglietto. Molti musicisti hanno dimostrato la loro volontà di offrire esibizioni musicali ad accesso libero, “ma se lo facciamo gratuitamente generiamo soldi solo per le piattaforme come Instagram, Facebook e Twitch su cui vengono trasmesse”, ha commentato Sara Quin del duo pop canadese Tegan and Sara al Guardian.
“So che la gente non apprezza quando diciamo che vorremmo che i fan pagassero per quello che gli offriamo, ma credo che come artisti dobbiamo poterne parlare apertamente”. Piattaforme come Vivendi e NoonChorus sono nate, dunque, per rispondere a questa esigenza, permettendo ai musicisti di ricevere tutti i ricavi delle vendite.
“Può però lo streaming sostituire la musica live?”, ha chiesto Rolling Stone agli addetti ai lavori. “No, è un tipo di esperienza completamente nuova”. Se non tutti possono fare come i Flaming Lips, gruppo rock di Oklahoma City che ha organizzato un concerto in cui sia la band che il pubblico erano in bolle di isolamento (letteralmente), è vero che il mondo della musica si sta reinventando in modi diversi per rispondere alla pandemia.
Il teatro
La mancanza di contatto con il pubblico è una sfida notevole per il mondo del teatro, che ha sofferto enormemente a causa dell’interruzione degli spettacoli. Solo in Italia, i lavoratori di questo settore sono 150mila e operano in oltre 1.200 stabili in tutto il paese, ha raccontato Andrée Ruth Shammah, regista e direttrice artistica del Teatro Franco Parenti di Milano in un’intervista a LifeGate.
“Il teatro senza pubblico non esiste”, ha aggiunto. “Detto questo, ciò che dobbiamo fare ora è creare un contatto che oggi, per ovvi motivi, abbiamo perso. Questa è la funzione del teatro: creare un dialogo”.
Ed è questo che sta succedendo. Già prima della pandemia, istituzioni come il Metropolitan opera di New York e il National theatre di Londra trasmettevano alcune delle loro produzioni al cinema. Ora, spettacoli da tutto il globo sono disponibili sui nostri dispositivi, e anche gli esempi italiani non mancano, come il Teatro dell’opera di Roma, il Piccolo di Milano e la Fenice di Venezia.
“Lo streaming attrae un pubblico più giovane, meno abbiente e più vario anche dal punto di vista etnico”, secondo Erin Sullivan del Shakespeare institute dell’università di Birmingham. Oltre a barriere socioeconomiche, questo è dovuto in parte alle norme di comportamento – il fatto di dovere rimanere immobili e in silenzio – che si devono rispettare a teatro. Gli spettacoli online, invece, lasciano il pubblico più libero. E così, l’opera Servo per due di Richard Bean trasmessa dal National theatre ha registrato oltre 2,5 milioni di visualizzazioni, ben al di sopra della portata del teatro londinese.
“L’inventiva degli artisti dimostra che fare teatro non è per forza legato al teatro come edificio”, secondo Kelsey Jacobson dell’università di Queens in Ontario. Rimane comunque la sfida di adattare alcuni generi alle esigenze della cultura online, come racconta al Japan Times Kennosuke Nakamori, attore di teatro Noh, una forma tradizionale giapponese che unisce danza e musica in esibizioni minimaliste. “Dal vivo, i canti e le canzoni intrattengono il pubblico, con i video è più difficile”. Nonostante questo, lui e altri attori Noh sono disposti ad adattarsi alle esigenze del momento per portare quest’arte del 14esimo secolo nell’era virtuale.
In bilico tra sfide e opportunità
“La pandemia è stata devastante per il teatro”, racconta Joshua Edelman della Manchester metropolitan university. “Soprattutto i freelance sono stati colpiti duramente. Quello che succederà avrà un impatto sulle loro carriere – e su tutto il settore – nei decenni a venire. Significa che questo è un momento chiave per la ricerca e per intervenire”.
Da questo commento si intuisce la situazione in cui si trovano le arti. Le difficoltà oggettive devono catalizzare l’innovazione per trovare modi di rendere la cultura online economicamente sostenibile e sempre più accessibile, una sfida notevole se consideriamo anche che la metà della popolazione mondiale non è connessa a internet secondo l’Unesco.
Rimane poi il fatto che la cultura online non potrà mai sostituire l’esperienza dal vivo di un museo, di un concerto o di uno spettacolo teatrale. Allo stesso tempo, quando questi torneranno a ospitare le persone in massa, l’innovazione digitale che ha accompagnato la pandemia li avrà trasformati, possibilmente per il meglio, perché saranno luoghi più aperti e quindi forse più apprezzati.
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