Il gatto deve essere accompagnato con intelligenza verso il fine vita. Ma basta poco per rendere la sua terza età più agevole e accettabile.
Cuore di riccio, il libro del veterinario Massimo Vacchetta che vi farà innamorare dei ricci
I ricci curati da Massimo Vacchetta tornano in un libro che parla di disabilità e amore per la vita. E della tutela di animali essenziali per l’ecosistema.
I ricci sono animali timidi, socievoli e tremendamente dolci. Eppure l’uomo, nella sua lotta costante nei confronti dell’ecosistema, rende loro la vita difficile e i pericoli, spesso mortali, per questi esserini sono all’ordine del giorno. Nel nuovo libro del veterinario Massimo Vacchetta – diventato famoso con il best seller 25 grammi di felicità – il protagonista è ancora un riccio, Lisa, una creatura dal corpo snello e dal musetto appuntito trovata agonizzante in un giardino, probabilmente travolta da un’automobile. Anche lei, come molti altri della sua specie, arriva con una prognosi infausta al centro recupero ricci La ninna, dove nel cuore delle Langhe piemontesi Vacchetta opera e accudisce questi animali dal 2014.
Lisa ha un trauma cranico che le ha provocato un’emiparesi la quale l’ha resa disabile, ma ha tanta voglia di vivere e lottare per riconquistare la sua salute e la sua libertà. Si aggiunge ad altri ospiti del centro come Musetta, sfigurata da un tosaerba e Ditina, nata con una malformazione e priva delle zampette posteriori. Nel suo secondo libro, Cuore di riccio, Vacchetta ne racconta la storia emozionante e ricca di insegnamenti per noi che nella natura troviamo spesso spunti e impressioni per andare avanti.
La vita al centro recupero ricci La ninna
Massimo Vacchetta è uno dei più importanti esperti europei di ricci e del loro piccolo grande universo. Nel centro La ninna si occupa di loro mettendo a frutto, con il suo staff, la notevole esperienza che ha ormai con gli animali di questa specie. “Ogni giorno la cura dei ricci disabili richiede molto tempo e svariate ore per ciascun animale. Il tutto dipende dal tipo e dal grado di disabilità da cui sono affetti i soggetti ospiti del centro”, ci racconta.
“Molti di loro devono essere aiutati a mangiare. ‘Il ristorante dei ricci’, come amiamo definirci, prepara quotidianamente una pappa liofilizzata a base di crocchette ammollate e carne di pollo o manzo cotta e frullata con il mixer per renderla facilmente deglutibile. Spesso ci tocca imboccarli direttamente con una siringa, piano piano. Sono operazioni che vanno fatte con estrema cautela e attenzione per evitare che il cibo vada di traverso e provochi una polmonite ‘ab ingestis’, spesso fatale”.
Altri ricci devono essere semplicemente aiutati a mangiare, tenendoli fermi di fronte alla ciotola perché incapaci di orientarsi verso il cibo da soli. Spesso ai piccoli degenti vanno somministrati pasti frequenti che costringono il personale a stare in piedi fino a tarda notte. Non di rado questi animaletti sono vittime di attacchi da parte di cani o di predatori selvatici come le volpi che li feriscono e mutilano in modo grave. Al centro La ninna sono arrivati molti pazienti che, con fatica e maestria, sono stati lentamente riportati alla vita.
“Potremmo salvare molti ricci se solo le persone agissero pensando che attorno a noi vivono creature diverse”, prosegue Massimo Vacchetta. “Basterebbe fare un po’ di attenzione in più. Nel nostro centro vivono anche molti ricci anziani o con malattie e infezioni croniche. Ce ne prendiamo cura esattamente come si fa nei pensionati, cercando di riservare loro attenzioni o piccoli gesti per farli stare meglio e per compensare il fatto di non poter più vivere liberi”.
Piccole accortezze da seguire per salvaguardare i ricci
I ricci sono animali riservati che, spesso, il nostro modo di vivere condanna a una morte precoce o alla disabilità: “La prima cosa da fare per aiutare questi piccoli esseri è quella di imparare a conoscerli e rispettarli”, spiega Vacchetta. “Un esempio? Guidare con prudenza e fermarci ogni volta che li vediamo fermi in mezzo alla strada. Spesso sono vivi e solo spaventati: basta spostarli nel prato vicino. Se sono feriti bisogna subito intervenire per poi portarli in un centro di recupero della fauna selvatica. La tempestività dell’intervento può salvare loro la vita”.
Quando eseguiamo lavori di giardinaggio è sempre bene fare attenzione con il decespugliatore a non avvicinarsi troppo agli arbusti perché spesso sono il rifugio dei ricci. È importante inoltre assicurarsi che questi non siano nascosti nell’erba alta prima di procedere col taglio. Non bisogna, poi, mai dare fuoco ai cumuli di foglie o alle sterpaglie accumulate durante l’inverno senz’aver controllato perché si rischia di ustionare gravemente o mortalmente un riccio o peggio ancora uccidere un’intera famigliola, mamma e cuccioli compresi.
Insomma, basta pochissimo per preservare l’esistenza di questi deliziosi abitanti del bosco e delle campagne. Un po’ di attenzione in più potrà aiutare a mantenere vitale e attiva questa specie che è indispensabile per il corretto funzionamento dell’ecosistema e della natura che ci circonda.
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