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Castagne, il pane dei poveri: tutto su proprietà, ricette e come raccoglierle
Per le sue proprietà energetiche la castagna è stata il pane delle popolazioni submontane europee; ora le sue proprietà astringenti aiutano la nostra salute
Per le elevate proprietà energetiche, la castagna è stata, fino alle fine della seconda guerra mondiale, il pane e la polenta delle popolazioni submontane di tutta Europa. Per tale motivo, più che un frutto è stato considerato un vero e proprio cereale.
Le proprietà delle castagne
I principali componenti delle castagne sono: tanino, glucidi, lipidi, protidi, sali minerali, calcio, sodio, potassio, fosforo, rame e ferro. In particolare il frutto è ricco di amidi (31% allo stato fresco, 60% allo stato secco), carboidrati, proteine, vitamine B,C e PP.
Le foglie hanno una forte azione sedativa e antispasmodica nei confronti di tutti i malanni da raffreddamento, tipicamente autunnali. Agiscono anche come potente febbrifugo, a tal punto che in passato erano usate per curare la febbre malarica. Per il loro potere astringente sulle mucose di tutto il corpo sono utilizzati contro il catarro, la diarrea, le emorroidi, le emorragie e come coadiuvanti nella terapia delle sindrome pre-varicose, flebiti e degli stati di fragilità capillare. L’erboristeria popolare utilizzava le foglie di castagno per arrestare le emorragie e per mitigare le perdite mestruali molto abbondanti.
Quando e come raccogliere le castagne
Le castagne sono un frutto arriva a maturazione intorno tra fine agosto e novembre. Una volta caduto la si può tranquillamente raccogliere. Molte volte le castagne rimangono all’interno del riccio ed allora occorre aprirlo facendo forza con i piedi. Per non pungersi con i ricci occorre sempre equipaggiarsi di guanti e di un paio di scarpe dalla suola dura; un paio di scarponi o di scarpe da trekking va benissimo.
In alcune castagne può vivere un piccolo parassita e se non si vuole mangiarlo è necessario selezionare le castagne buone da quelle con il parassita. Un metodo rozzo ma efficace è mettere le castagne in una bacinella d’acqua. Le castagne difettose saranno quelle che galleggiano.
Castagne per cena: 3 ricette con la castagna
Crema di castagne e zucca con carasau
Una ricetta delicata che racconta tanto dei gusti d’autunno.
Risotto ai funghi con castagne e burrata al rosmarino
Un tuffo nei profumi del bosco d’autunno.
Pancake di castagne con radicchio e caprino stagionato
Nasce dal dolce ma si trasforma in un piatto dolce-salato.
Rimedi naturali con le castagne
L’estratto naturale delle foglie di castagno, è usato anche dall’industria cosmetica come antibatterico per combattere germi e batteri. Castagne, foglie di castagne ed il loro decotto sono utili per:
- Contro la tosse bronchiale: far bollire per pochi minuti due cucchiai di foglie di castagno, in mezzo litro d’acqua. Lasciare in infusione per quindici minuti, filtrare, aggiungere miele di castagno (ottimo per l’anemia) e bere a sorsi durante la giornata.
- Astringente e disinfettante della pelle e delle mucose: fare sciacqui, lavaggi, applicare compresse imbevute di infusi sulle parti interessate. Ottimi anche gli impacchi di decotto di corteccia essiccata.
- Emolliente e schiarente: polpa della castagna, cotta e setacciata, e applicata direttamente sulla pelle. L’acqua di cottura delle bucce è si usa come dopo shampoo per esaltare i riflessi dorati dei capelli biondi.
- Contro i reumatismi: far bollire in due litri di acqua alcune manciate di foglie fresche e una ventina di ricci, per 30 minuti. Dopo aver lasciato riposare per almeno dieci minuti, filtrare e versare nell’acqua della vasca, facendo questo bagno almeno due volte la settimana.
- Antistress: macerato di gemme di castagno (da comprare in erboristeria).
- Rimedio omeopatico: le foglie del castagno servono per preparare il “Castanea Vesca”, ottimo contro la tosse convulsa e per combattere la diarrea accompagnata da forti dolori addominali.
- Fiori di Bach: Chestnut bud per chi tende a ripetere gli stessi errori, White chestnut per i pensieri fissi e ricorrenti, Sweet chestnut per la sensazione di disperazione totale,”la buia notte dell’anima”
La castagna: il pane dei poveri
Con l’appellativo di “albero del pane” il castagno ha avuto un ruolo fondamentale nell’economia della montagna fino a pochi decenni fa. L’albero ha pregi per il legno, che è ricco di tannino, resistente, di lunga durata, buono per la costruzione di travi, mobili e infissi, ma il valore del castagno è dato soprattutto dal frutto.
La castanicoltura da frutto, ebbe un grande impulso nel Medioevo per volere della contessa Matilde di Canossa, e la castagna, è stata subito soprannominata “pane dei poveri”, prestandosi ad innumerevoli forme di consumo. La castagna è infatti un alimento sano, digeribile, dall’alto valore nutritivo e calorico, e può essere consumata sia fresca che secca, cuocendone il frutto, aggiungendolo come ingrediente principale o condimento in svariate preparazioni, facendone farina, creme e dolci.
La raccolta delle castagne è sempre stato una momento di aggregazione e festa a cui partecipavano anche anziani e bambini. Questa la descrizione tratta da un testo di “mestieri e storie” compilato in una scuola di Dicomano, in provincia di Firenze: “Ad ottobre i contadini, con delle grosse canne a pertica, battevano i marroni dalla pianta. Alcuni ammucchiavano i ricci con dei grossi rastrelli tutti insieme e poi li battevano in modo che i marroni uscissero fuori dal riccio. Altri invece, o con le mani o con delle molle, aprivano i ricci e prendevano i marroni.”
Il castagno era comunque, e rimane in parte, un vero protagonista intorno al quale ruotava l’intera attività economica, l’alimentazione, ed i rapporti sociali. Gli abitanti dei paesi adeguavano i propri ritmi a quelli naturali e vegetativi: dalla manutenzione della selva, alla raccolta dei frutti, dall’approvvigionamento del legname per la fabbricazione degli utensili, all’estrazione del tannino per la concia delle pelli. Attualmente sono circa trecento le varietà di frutti esistenti in Italia. Tra questi il marrone si distingue dalla castagna per la forma e per la qualità della polpa, a grana fine e di gusto molto dolce, che è il risultato di fattori naturali ed umani, ottenuto seguendo una precisa metodologia che vieta l’uso di fertilizzanti e di fitofarmaci di sintesi.
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