Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Il Dalai Lama e altri 200 capi religiosi chiedono la firma dell’accordo di Parigi
A pochi giorni dalla firma dell’accordo di Pargi, il Dalai Lama con i capi religiosi non hanno dubbi: “Prenderci cura della Terra è nostra responsabilità condivisa”.
C’è il Dalai Lama, ci sono cinque cardinali cattolici e il presidente della più grande Ong islamica tra i 250 e più firmatari dell’“Interfaith Climate Change Statement”, dichiarazione congiunta rivolta ai capi di Stato mondiali. A pochi giorni dalla firma e ratifica dell’accordo di Parigi che si terrà a New York il 22 aprile, l’appello arriva forte.
Buddisti, cristiani, indù, ebrei, musulmani, sikh, e altre fedi religiose hanno firmato la dichiarazione che in un passo recita: “Il pianeta ha già superato i livelli di sicurezza di gas serra in atmosfera. A meno che questi livelli non vengano rapidamente ridotti, si rischia di creare impatti irreversibili su centinaia di milioni di vite, di tutte le specie. Le sfide che ci attendono richiedono onestà e coraggio e che tutti intraprendano azioni per ridurre le emissioni”.
La dichiarazione, che invita quindi tutti i capi di Stato a ratificare rapidamente l’accordo sul clima di Parigi, chiede inoltre di eliminare gradualmente tutte le sovvenzioni ai combustibili fossili per proiettare la società verso una transizione energetica che punti al 100 per cento di energie rinnovabili entro il 2050.
“There’s no other planet where we may move” @DalaiLama wants a strong climate deal #COP21 https://t.co/P7muWtIs2M pic.twitter.com/G5VtvVqlRr
— 350 dot org (@350) 21 ottobre 2015
Lo scritto inoltre si rivolge a tutti i fedeli, di tutto il mondo, perché si impegnino nel ridurre le emissioni nelle loro case, nei luoghi di lavoro e nei centri di culto, sostenendo e mostrando solidarietà con le comunità già colpite dai cambiamenti climatici, nonché di abbandonare i combustibili fossili per reinvestire nelle fonti rinnovabili.
Dal Dalai Lama all’Arcivesco Ribat, i capi religiosi chiedono di agire contro i cambiamenti climatici
“L’ambiente è stato danneggiato principalmente dall’essere umano. È il karma che stiamo subendo a causa delle nostre scelte, irresponsabili ed egoiste. È l’occasione per essere veramente responsabili delle nostre azioni, con una sincera riflessione e una sana azione nei confronti della terra, con una sorta di consapevole compassione che venga dal cuore”, ha detto il Ven. Dr. T. kenjitsu Nakagaki, presidente del consiglio buddista di New York.
“Siamo rincuorati dalla crescente preoccupazione internazionale sul cambiamento climatico e sul riscaldamento globale. La protezione dell’atmosfera e gli oceani sono potenti esempi della necessità da parte della politica e dei leader nazionali ad assumersi la responsabilità per il benessere dei popoli al di là dei loro confini. In alcuni casi, intere regioni e nazioni sono minacciate dall’indiscutibile aumento del livello dei mari”, ha invece dichiarato l’Arcivescovo John Ribat, presidente della Federazione delle Conferenze Episcopali Cattoliche dell’Oceania.
Si tratta di un segnale importantissimo, che avvicina ancora una volta tutti gli uomini verso un’unico obiettivo, comune e condiviso: la protezione del pianeta Terra.
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