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La Danimarca approva una legge assurda sui migranti, ma Ai Weiwei non ci sta
L’artista cinese Ai Weiwei telefonato al gallerista Jens Faurschou dall’isola greca di Lesbo, la stessa che ha visto 450mila rifugiati raggiungere le sue coste solo nel 2015, chiedendo di cancellare la sua mostra, Ruptures, in corso da marzo alla fondazione Faurschou a Copenaghen, che sarebbe dovuta terminare il prossimo aprile. Ai Weiwei ha reagito così alla
L’artista cinese Ai Weiwei telefonato al gallerista Jens Faurschou dall’isola greca di Lesbo, la stessa che ha visto 450mila rifugiati raggiungere le sue coste solo nel 2015, chiedendo di cancellare la sua mostra, Ruptures, in corso da marzo alla fondazione Faurschou a Copenaghen, che sarebbe dovuta terminare il prossimo aprile. Ai Weiwei ha reagito così alla legge approvata dal parlamento danese, il Folketing, il 26 gennaio. La nuova legge permetterebbe alla polizia danese di confiscare ai richiedenti asilo beni di valore superiore alle 10mila corone (1.340 euro) se non sono beni affettivi, come le fedi nuziali, per coprire i costi del loro mantenimento in territorio danese. Inoltre, la nuova legge prevede che i richiedenti asilo non possano godere del ricongiungimento famigliare per almeno tre anni.
La legge danese
Fino a poco tempo fa, i “ricchi” paesi scandinavi erano considerati accoglienti nei confronti dei rifugiati, attraendo molte persone in fuga dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Solo la Danimarca quest’anno prevede di ricevere 20mila richiedenti asilo, contro i 15mila arrivati nel 2015. Tuttavia, il paese ha risposto al flusso di migranti rafforzando i confini con la Germania poche ore dopo che la vicina Svezia ha introdotto controlli per coloro che entrano nel paese passando dalla Danimarca. È la prima volta da oltre 50 anni.
Il governo di centrodestra ha giustificato la legge controversa che consente alle autorità di sequestrare i beni dei richiedenti asilo sulla base di una norma analoga che riguarda i cittadini danesi che fanno domanda per i sussidi statali. Leggi simili sui rifugiati stanno prendendo piede in Svizzera, Olanda e in alcuni land (stati federali) del sud della Germania. Il ministro degli Esteri danese Kristian Jensen e la ministra per l’integrazione Inger Støjberg hanno parlato davanti al parlamento europeo il giorno prima dell’approvazione, sostenendo che la legge rispetti le leggi internazionali: sebbene la Danimarca sia un paese membro dell’Unione europea, ha deciso di abbandonare le norme in materia di asilo. “Un welfare state solido e universale come quello danese è basato sul principio che se ti puoi mantenere, lo devi fare”, ha affermato Støjberg.
Molti si sono dichiarati contrari alla decisione della Danimarca, paragonandola alla legge della Germania nazista di confiscare i beni materiali degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Le associazioni per i diritti umani hanno condannato il fatto e il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha affermato: “Le persone che hanno sofferto enormemente, che sono scappate dalla guerra e dai conflitti, che hanno letteralmente camminato per centinaia di chilometri e che hanno messo a rischio la propria vita attraversando il Mediterraneo dovrebbero essere trattate con rispetto e compassione, e con tutti i diritti che gli spettano come rifugiati”.
Una foto pubblicata da Ai Weiwei (@aiww) in data:
Ai Weiwei
Famoso per la sua arte provocatoria e impegnata politicamente, Ai Weiwei è ancora più noto per aver condotto un’indagine su un terremoto verificatosi nella provincia cinese del Sichuan nel 2008 che ha causato la morte di migliaia di persone. Questo in risposta alla mancanza di trasparenza sui danni provocati dal sisma e sulle cause dietro al collasso di alcuni edifici, tra cui numerose scuole. Per la sua critica esplicita nei confronti del governo cinese e il suo alto profilo internazionale, Ai Weiwei è considerato una vera spina nel fianco dalle autorità di Pechino. Tanto che nel 2011 è stato arrestato, detenuto per 81 giorni e poi rilasciato senza alcuna accusa. Ai Weiwei al momento si trova sull’isola di Lesbo, in Grecia, per girare un documentario sui rifugiati in arrivo dal Medio Oriente.
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