Dilagano i focolai di coronavirus negli allevamenti danesi di visoni. La sentenza delle autorità: uccidere tutti gli animali nel raggio di 8 chilometri.
Una lunga fila di camere a gas dirette verso gli allevamenti di visoni. È l’immagine agghiacciante in arrivo dalla Danimarca, dove le autorità sanitarie, alle prese con il moltiplicarsi dei focolai di coronavirus, hanno disposto un gigantesco piano di abbattimento di circa un milione di animali.
In Danimarca stanno procedendo all’uccisione in camere a gas di 1 milione di visoni, per rischio #coronavirus. Una scena inquietante che spero sia da stimolo per rendere le pellicce un triste ricordo del passato.#makefurhistory#visoniliberipic.twitter.com/EZnnoKhTG3
I primi focolai di coronavirus negli allevamenti di visoni
Con circa 1.500 allevamenti e 19 milioni di capi prodotti ogni anno, la Danimarca è il primo produttore mondiale di pellicce di visone, che in termini di export valgono circa 1,1 miliardi di euro l’anno. Era giugno però quando nella regione dello Jutland Settentrionale è stato identificato il primo animale positivo al coronavirus. Da allora all’inizio di settembre sono stati accertati sei focolai in altrettanti allevamenti. In un primo momento, spiega il dipartimento statunitense per l’Agricoltura (Usda), le autorità sanitarie e veterinarie locali hanno escluso misure drastiche, ritenendo che il rischio di estendere il contagio agli esseri umani fosse minimo.
La decisione del governo: uccidere un milione di animali
Alla fine di settembre però la situazione è precipitata. Nel solo Jutland settentrionale all’inizio di ottobre si contavano 58 allevamenti colpiti dal coronavirus e altri 46 sotto indagine. “Abbiamo avviato di continuo misure per gestire e contenere la diffusione del virus. In considerazione di questo recente e notevole incremento, purtroppo dobbiamo affermare che non sono state sufficienti”, ha dichiarato il ministro dell’Alimentazione, dell’agricoltura e della pesca Mogens Jensen.
Da qui la decisione di sopprimere tutti i capi degli stabilimenti dove si sono verificati – o anche solo sospettati – dei contagi. Non solo, verranno uccisi anche tutti i visoni allevati nell’arco di 8 chilometri, anche se sani. “È la cosa giusta da fare, anche se è triste sia per gli animali sia per gli esseri umani”, ha concluso il ministro Jensen. Ci vorranno mesi per portare a termine il piano di abbattimento che, secondo le stime dell’Usda, coinvolgerà circa un milione di visoni.
Gli allevatori protestano per i risarcimenti
Gli allevatori possono scegliere se ricevere un risarcimento forfettario immediato oppure attendere che venga calcolato in modo più preciso sulla base dei prezzi delle pellicce del prossimo anno. Chi non ha registrato contagi incasserà la cifra per intero, mentre a tutti gli altri verrà corrisposto soltanto il 20 per cento. L’associazione di categoria dei produttori e Kopenhagen Fur (la più grande casa d’aste di pellicce di visone) si dichiarano insoddisfatti di questo piano, definendolo irragionevole e insufficiente per tenere in vita il comparto.
Quello della Danimarca è soltanto l’ultimo caso in ordine di tempo – e finora il più grave per dimensioni – in cui migliaia di visoni vengono sacrificati per contenere il contagio. In Spagna ne sono stati uccisi 92.700, nei Paesi Bassi circa 10mila. Per scongiurare il ripetersi di episodi simili, proprio l’Olanda ha scelto di fermare immediatamente l’allevamento di questi animali, senza attendere il termine del 2024 che era stato fissato in precedenza.
La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
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