Inger Støjberg nel 2016 fu promotrice di una controversa legge sulle coppie straniere minorenni. Ora la Corte suprema della Danimarca ne ha riconosciuto l’illegittimità.
Stojberg faceva parte di un governo di impronta liberale e contraddistinse il suo mandato (2015-2019) per un approccio molto duro contro l’immigrazione.
Tra le misure adottate, una legge che voleva fermare i matrimoni forzati separando le coppie con minorenni, anche nel caso di donne incinte.
Ora la Corte suprema ha condannato l’ex ministra a 60 giorni di prigione per aver violato a legge danese e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
L’ex ministra per l’Immigrazione della Danimarca, Inger Støjberg, è stata condannata a due mesi di carcere. Secondo la Corte Suprema danese, è colpevole di avere separato forzatamente alcune coppie sposate di rifugiati attraverso misure adottate durante il suo mandato, terminato nel 2019. Stojberg, che faceva parte di un governo di impronta liberale e contraddistinse il suo mandato per un approccio molto duro contro l’immigrazione, è ora una parlamentare indipendente e gli altri deputati sono chiamati a decidere se potrà continuare a svolgere questo ruolo.
Chi è Inger Støjberg
Inger Støjberg è una politica danese di 48 anni, che ha ricoperto l’incarico di ministra per l’Immigrazione, l’Integrazione e la Casa tra il 2015 e il 2019. Il governo di cui faceva parte aveva una natura liberale e un’impronta di centro-destra, emersa in modo deciso nelle politiche sugli stranieri.
Tra le misure emerse durante il suo mandato, ce ne sono alcune particolarmente estreme. Nel 2016 la ministra presentò una legge che consentiva alle forze di polizia di sottrarre ai rifugiati denaro o oggetti di valore che eccedono i 1.300 euro, per destinarli al budget per l’accoglienza. “Stanno scappando dalla guerra e come li trattiamo? Sequestriamo i loro gioielli”, insorse una deputata di centrosinistra e in generale si accese un duro scontro sulla legge che varcò anche i confini nazionali. Sempre Støjberg promosse durante la sua carica una campagna di comunicazione sui media dei paesi d’origine dei migranti più presenti in Danimarca, dove si evidenziava che il paese non era più in grado di accogliere persone e che le risorse a riguardo erano esaurite.
Today, former Danish Integration minister, Inger Støjberg found guilty by Denmark’s impeachment court and sentenced to 60 days of unconditional imprisonment for illegally separating refugee couples. In 2017, Støjberg celebrated her 50th tightening immigration rule with a cake. pic.twitter.com/uRY8cI6wgK
La legge per cui la ministra Støjberg è divenuta più nota è però quella sui matrimoni forzati. Introdotta nel 2016,prevedeva la separazione di coppie sposate di rifugiati in cui uno dei due coniugi fosse minorenne, come misura di prevenzione contro le unioni non consenzienti. Una misura che di fatto vietava di vivere insieme sul suolo danese a agli sposi e che poteva colpire anche donne incinte, un profilo molto comune tra chi arrivava in Danimarca. Ci furono grosse polemiche per quella che era una separazione imposta dallo stato sulla base di nessun elemento. E la legge venne ritirata nel giro di pochi mesi.
Una condanna storica
Ora l’ex ministra Inger Støjberg, che ha terminato il mandato nel 2019 quando sono saliti al governo i socialdemocratici (che hanno mantenuto un approccio duro sull’immigrazione), è stata condannata proprio per le conseguenze della sua legge sui matrimoni forzati. Per effetto di quest’ultima 23 coppie, tra cui una con una donna 17enne incinta, sono state separate con i coniugi posti in centri di accoglienza diversi. E una commissione parlamentare ha stabilito che la pratica è stata “illegale”.
Nel febbraio del 2021 il parlamento ha votato il suo impeachment con 130 voti a favore e 40 contrari: era dal 1995 che non passava una misura di questo tipo. Anche alcuni esponenti del partito Venstre, di cui era vicepresidente e da cui si è dimessa, si sono schierati contro di lei. A questo punto è toccato alla Corte Suprema danese pronunciarsi sulla questione e nelle scorse ore è arrivata la condanna a 60 giorni di carcere per Støjberg. I giudici hanno sottolineato che nell’ordinare la separazione delle coppie di rifugiati l’ormai ex ministra ha trascurato i suoi doveri ministeriali e ha fornito al parlamento “informazioni errate o fuorvianti”, in violazione della legge danese e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La sentenza è definitiva e ora i deputati dovranno decidere se potrà continuare ad agire da parlamentare o se dovrà dimettersi.
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