Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
In Danimarca i politici diventano vegani per combattere i cambiamenti climatici
Un gruppo di parlamentari danesi ha deciso di adottare un’alimentazione vegana per 22 giorni per evidenziare l’impatto ambientale del consumo di carne.
Il nostro pianeta sta affrontando un’allarmante crisi climatica. Le temperature medie globali sono in costante aumento, con conseguenze che mettono a repentaglio la sopravvivenza di milioni di persone (e animali) in tutto il pianeta. Una delle principali cause dei cambiamenti climatici è l’allevamento intensivo di bestiame, responsabile del 51 per cento delle emissioni di gas serra a livello mondiale, mentre le industrie di latticini e carne usano il 30 per cento di tutta l’acqua dolce del mondo. Per sottolineare l’elevato impatto ambientale del consumo di prodotti di origine animale un gruppo di parlamentari danesi ha deciso di adottare un’alimentazione vegana per 22 giorni.
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L’esempio della politica
I politici dei partiti l’Alternativa e l’Alleanza rosso-verde si sono posti questa sfida per contrastare i cambiamenti climatici e lanciare un segnale all’opinione pubblica. “Senza dubbio questa sarà una grande sfida ma mi aspetto che sia anche divertente e sarà sicuramente a beneficio dell’ambiente – ha commentato l’iniziativa il leader del partito l’Alternativa, Uffe Elbæk. – In Occidente la produzione alimentare ha un’enorme impronta climatica. È necessaria un’azione politica e ritengo importante che noi, come politici, facciamo il primo passo”.
Per il clima e gli animali
“Dobbiamo agire sia a livello personale che politico per affrontare le gravi conseguenze dei cambiamenti climatici – ha dichiarato Maria Gjerding, segretaria dell’Alleanza rosso-verde. – Diventare vegani per ventidue giorni non salverà certo il mondo, ma è un’ottima occasione per mettere a fuoco i problemi ambientali e la sofferenza animale che provoca il consumo di prodotti di origine animale in Occidente”.
Una tassa sulla carne
Il Paese scandinavo conferma così l’attenzione verso la correlazione tra alimentazione e riscaldamento globale. Lo scorso anno infatti il Comitato etico della Danimarca aveva proposto di tassare la carne rossa per ridurne il consumo. “’Una risposta efficace all’emergenza climatica include anche una politica relativa al consumo dei cibi più inquinanti, che contribuisca a creare consapevolezza sul tema – aveva spiegato Mickey Gjerris, portavoce del Comitato etico. – La società deve mandare un segnale chiaro attraverso la legislazione”.
Un mondo con meno carne
Numerose nazioni in tutto il mondo, ormai consapevoli degli enormi costi sull’ambiente e sulla salute pubblica del consumo di alimenti animali, hanno adottato iniziative che prevedono la riduzione del consumo di carne e la promozione di alimenti vegetali. Il governo cinese ha chiesto ai cittadini di mangiare meno carne, con l’obiettivo di ridurne il consumo del 50 per cento entro il 2030, mentre il Portogallo sta lavorando per rendere disponibili opzioni vegane in tutte le istituzioni pubbliche. Lo scorso marzo la Germania ha deciso di bandire la carne da tutti gli eventi ufficiali del ministero dell’Ambiente, mentre Svezia e Paesi Bassi promuovono pubblicamente i benefici delle diete vegetali.
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