I nostri consigli per le prossime vacanze raccolti alla Fiera del cicloturismo di Bologna. Dal Piemonte alla Sicilia ecco l’Italia da scoprire in bicicletta.
Datemi una gravel e conquisterò il mondo
Arrivano dagli Stati Uniti e hanno conquistato l’animo dei cicloviaggiatori italiani. Sono le bici gravel, ideali per chi ama avventura e natura.
Gravel in ambito ciclistico è sinonimo di avventura. Letteralmente in inglese questa parola significa “ghiaia”, per cui le bici da “gravel road” sono quelle che ti portano lontano dall’asfalto e dal traffico, per raggiungere la natura pedalando lungo sentieri sterrati che non richiedono particolari abilità o tecnicismi tali da dover utilizzare una mountain bike. Vengono subito in mente le strade bianche dell’Eroica, la celebre ciclostorica toscana con i suoi percorsi dal fondo compatto che salgono e scendono tra le colline sienesi, dove i ciclisti in gruppo si rincorrono immersi nella bellezza del paesaggio, brindando alla compagnia con un bicchiere di buon rosso.
Quando parliamo di gravel pensiamo anche ai cicloviaggiatori in solitaria che con l’attrezzatura da bikepacking, agile e leggera, si muovono in autonomia su tragitti come quelli della Via Francigena, della Via degli Dei o del Cammino di Santiago. Il bagaglio è ridotto all’osso, si parte con l’essenziale per “andare lontano” prendendo le distanze prima di tutto dal quotidiano. La tenda diventa casa, dormire sotto le stelle in montagna o assaporare l’alba di fronte al mare sono esperienze impagabili capaci di restituire il senso di libertà.
Infatti, spesso e volentieri nel mondo gravel si pedala per puro piacere, senza cronometro e senza l’ansia di arrivare primi. Si spinge sui pedali mossi dal divertimento, gustandosi la scoperte e gli incontri offerti dalla strada e dal viaggio. Proprio per questo le bici gravel sono tra le principali interpreti dell’animo dei giramondo e hanno conquistato da qualche anno i cicloavventurieri.
Dagli Usa all’Europa
Come le più longeve mountain bike, le biciclette gravel nascono Oltreoceano. Iniziano ad essere prodotte negli Stati Uniti negli anni Ottanta proprio per rispondere alle esigenze di chi desidera fronteggiare centinaia di chilometri di sterrato e strade polverose presenti in questi paesi. In particolare il movimento gravel prende piede nel Midwest dove nascono le prime competizioni come la Trans Iowa che prende il via nel 2004 con 50 partecipanti e con un contributo ridicolo di 20 dollari a testa.
Si inforca la bici e via, si parte per un tour attraverso l’intero paese con circa 300 miglia da percorrere. Per dare l’idea dello stile della manifestazione, ricordiamo che il tragitto cambia ogni anno, viene mantenuto segreto fino al giorno prima della partenza e prevede al 95 per cento strade sterrate. Il tutto deve essere gestito rigorosamente in autonomia in un arco di tempo di 35 ore, sennò che gusto ci sarebbe?
La bicicletta gravel arriva in Europa solo qualche anno fa. Inizialmente viene esportata dagli Stati Uniti mentre col passare del tempo, dopo aver conquistato con la sua versatilità i ciclisti, arriva a sedurre anche molti artigiani che cominciano a cimentarsi nella produzione di questo mezzo. In Italia possiamo dire che le prime simpatie iniziano a sbocciare circa cinque anni fa. In breve la passione cresce insieme allo sviluppo dell’intero settore della bicicletta e in particolare del cicloturismo. Oggi in molti professano la gravel come uno stile di vita e il suo uso è così diffuso che c’è chi parla di moda gravel.
Da nord a sud, non si contano le gravel race, ce ne sono sempre di nuove e per tutti i gusti, con vari livelli di difficoltà. Sono molti anche i raduni dallo spirito goliardico, i gruppi auto-gestiti di chi pedala in compagnia alla ricerca di fango, ghiaia e sterrato anche in prossimità delle grandi città. Tra i festival dedicati ai cicloviaggiatori non possiamo non citare il BAM Bycle Adventure Meeting, il cui motto è l’emblematico “far not fast“.
Gravel: più ergonomia e meno aerodinamica
Le gravel sono dei mezzi ibridi che mescolano alcune caratteristiche delle bici da corsa, da ciclocross e mountain bike. Rispetto alle montain bike sono più veloci e leggere, hanno una struttura meno compatta e sono prive di sospensioni. Non sono quindi pensate per la montagna o per sentieri impervi che presentano grandi ostacoli, anche se le ruote sono tassellate per una buona aderenza al terriccio. Conservano l’impronta della bici da corsa ma il telaio risulta più robusto e comodo, con geometrie più mordide e misure generose che garantiscono una postura maggiormente eretta. Insomma, più ergonomia e meno aerodinamica per il comfort di chi viaggia su lunghe percorrenze.
Possiamo dire che le gravel strizzano l’occhio alle ciclocross ovvero alle bici pensate per le gare autunnali e invernali su circuiti fuori strada, dove spesso chi pedala porta la bici in spalla per superare impedimenti come tronchi, fango, salite, fossi. A differenza di queste ultime però risultano meno “nervose” e “reattive” quindi decisamente più rilassanti per chi sta in sella. Inoltre il telaio di frequente prevede la possibilità di montare borse da viaggio. Le gravel sono generalmente realizzate in alluminio o carbonio mentre i freni sono a disco (meccanici o idraulici) per una massima capacità frenante.
A Erba la prima mostra dedicata alle gravel
Una fotografia interessante del settore arriva dalla mostra Artibici 2021 organizzata da Confartigianato all’interno della Fiera dell’Artigianato di Erba (Como), la prima in Italia dedicata al mondo gravel. Davanti agli occhi sfilano quindici splendide gravel firmate dai principali telaisti italiani. Tra questi troviamo “i maestri”, “gli allievi” e non mancano numerosi “beginners”.
Paolo Manfredi è il curatore dell’esposizione e spiega che si tratta di pezzi fatti rigorosamente fatti su misura che hanno al massimo due anni. “Questa è la dimostrazione di come gli artigiani italiani sappiano rispondere alle innovazioni del mercato. Si tratta di una comunità interessante, molto viva, piccola e coesa, con tanti giovani. Alcuni stanno provando a trasformare la loro passione in lavoro e non sono ancora telaisti professionisti”.
È il caso per esempio di Roberto D’Anna, ciclomeccanico milanese che ha appena aperto un suo negozio di riparazioni alle porte della città o del marchio Cazu, altra novità in arrivo da Parma. Ci sono poi Barco, Pedemonte o il leggendario Ferremi che dalle mtb è passato alle gravel. Giocano in casa il maestro brianzolo Doriano De Rosa di Bixxis e Dario Colombo di Bice che ha scelto di esporre il suo destriero totalmente infangato. Come afferma Manfredi “con questa mossa si rimarca il fatto che è lo stesso produttore a dover portare la propria bici in mostra perché al momento non ne ha altre a disposizione. Si tratta di artigiani che lavorano sartorialmente su piccoli numeri e non riescono a stare al passo delle richieste”. Sorride Manfredi e conclude: “E questa è una buona notizia!”.
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