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Sicurezza stradale, perché la riforma del codice della strada è inefficace e pericolosa
Il decreto sulla sicurezza stradale ha acceso le proteste delle associazioni che si occupano di mobilità sostenibile che scendono il piazza il 19 novembre, Giornata mondiale in memoria delle vittime di violenza stradale.
In vista del 19 novembre, Giornata mondiale in memoria delle vittime di violenza stradale, dobbiamo fermarci a riflettere sul problema della sicurezza stradale che tocca profondamente l’Italia, dove solo nel 2022 le morti per collisioni stradali sono state 3.159, mentre 223.475 i feriti. Stiamo parlando di quella che è la prima causa di morte per i giovani sotto i trent’anni e che vede numeri in crescita. Infatti, lo scorso anno, i decessi sono aumentati del nove per cento rispetto al 2021.
Il tema è caldo anche perché in queste settimane il ddl sulla Sicurezza stradale fortemente voluto dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini sta seguendo l’iter di approvazione e le misure proposte accendono la preoccupazione di chi si occupa di mobilità attiva, battendosi per un cambio di paradigma orientato verso stili di vita più sostenibili e città a misura di persona, in contrasto con l’abuso dell’auto privata.
Ddl Sicurezza stradale, una riforma “stragista”. L’appello di Fiab al Parlamento
La riforma annunciata del codice della strada è stata definita “stragista” da Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta, in una lettera aperta rivolta ai parlamentari inoltrata in occasione della Giornata mondiale delle vittime di violenza stradale. Dal ddl, precisa Fiab, emerge un approccio coercitivo e sanzionatorio che ignora l’approccio scientifico al tema, per cui si evidenziano errori grossolani e distorsioni pericolose. Si disincentiva infatti l’uso della bicicletta muscolare e a pedalata assistita, non si promuove l’intermodalità e soprattutto non si contrasta l’uso eccessivo dell’auto privata nei centri urbani. Il decreto, inoltre, limita le ztl e gli autovelox, strumenti importanti per il controllo della velocità che, lo ricordiamo, è la prima causa di morte nelle collisioni stradali.
“In particolare – leggiamo nella lettera – dobbiamo considerare che le vittime sono aumentate in tutti i segmenti di utenti della strada rispetto al 2021, fatta eccezione per i ciclisti (-7 per cento) per i quali la mortalità continua a diminuire (-33 per cento negli ultimi dieci anni, -50 per cento negli ultimi venti) a fronte di un forte incremento della mobilità ciclistica e a dimostrazione del principio safety in numbers, ovvero più persone in bicicletta, più sicurezza per tutti“.
Inoltre non si fa riferimento all’introduzione delle città 30, il che ci porta sempre più lontani dalla direzione indicata dalla comunità scientifica e dalle direttive europee che, non dimentichiamo, hanno l’obiettivo di azzerare il numero delle vittime della strada entro il 2050, con una tappa intermedia che prevede il dimezzamento delle vittime e dei feriti gravi nel 2030.
La lettera conclude con un appello ai parlamentari, perché si assumano la loro responsabilità: “Chiediamo al Parlamento di svolgere la funzione più alta e per cui è stato eletto dai cittadini: decidere. Mettendo da parte interessi di categoria, posizioni partitiche, interessi elettorali e avendo come unico obiettivo il benessere delle persone. Siete la voce pubblica di tutte e tutti: fatevi sentire”.
Viva la strada, le manifestazioni del 19 novembre
Domenica 19 novembre in diverse città si svolgeranno manifestazioni. A Roma, Milano, Napoli, Trento, Cagliari, Lecce, Modena, Alessandria centinaia di attivisti e associazioni si mobiliteranno in contemporanea per chiedere strade più sicure per le persone.
In particolare la situazione più grave riguarda Roma e tutta la regione Lazio. Nella Provincia di Roma sono già 173 le vittime del traffico stradale dall’inizio del 2023. Nella sola Roma Capitale ci sono stati 11.798 incidenti su strade urbane con 124 morti (di cui ben 35 erano persone a piedi) e 14.590 feriti. Secondo un recente studio della Lumsa (luglio 2023) a Roma si verificano tre incidenti stradali ogni ora. In tutto il Lazio, sono già 64 le persone a piedi investite e uccise nel 2023 e ben 13 le persone in bici. Il trend risulta spaventosamente anche in crescita, i dati consolidati nel 2022 fanno registrare +33 morti rispetto ai dati del 2019.
Le richieste che accompagnano Viva la strada sono quelle elencate di seguito.
- Sul nuovo Codice della strada in discussione: stralciare le norme che limitano lo spazio per la mobilità attiva e riducono l’autonomia dei Comuni nella determinazione delle politiche di mobilità urbana; consentire e incentivare l’installazione di autovelox in ambito urbano per il controllo dei limiti di velocità.
- Promuovere la legge nazionale per l’istituzione della Città 30 in tutte le città italiane, come è stato fatto dalla Spagna nel 2021.
- Prevedere strade scolastiche pedonali davanti ad ogni scuola italiana.
- Ripristinare le risorse economiche per progettazione di infrastrutture ciclabili urbane, tagliate mesi fa dal Governo Meloni, per rendere tutte le strade sicure per gli utenti in bicicletta.
- Introdurre l’obbligo di installazione del dispositivo Isa (intelligent speed assistance), che limita la velocità dell’automobile per tutti i veicoli dal 7 luglio 2024, estendendone l’installazione su tutti i veicoli circolanti, non solo sulle nuove immatricolazioni, e vietando la possibilità di disattivare l’Isa da parte del guidatore.
La manifestazione è fortemente sentita a Milano grazie al gruppo di cittadini e cittadine unitesi nella campagna Città delle persone ed è promossa in tutta Italia da diverse associazioni tra cui quelle che fanno parte della piattaforma Città30subito (Legambiente, Fiab, Asvis, Kyoto Club, Salvaiciclisti, Fondazione Michele Scarponi, Amodo, Clean Cities Campaign), Fridays for Future, Cittadini per l’Aria Onlus, genitori Ecoattivi, Modena30, Movimento diritti dei pedoni, Napoli pedala.
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