Tasso d’interesse, inflazione, rapporto tra rischio e rendimento. Concetti che sentiamo nominare ogni giorno, in televisione così come nella filiale della nostra banca, quando siamo chiamati a scegliere come gestire i nostri risparmi nel modo più oculato. Ma siamo proprio sicuri del fatto che gli italiani padroneggino questi termini? E chi ha il compito di lavorare sull’educazione finanziaria? Ne abbiamo parlato con Debora Pastore, Head of Communication di Amundi Sgr, il primo asset manager europeo fra i primi 10 operatori a livello mondiale.
Cosa ci dimostrano i dati Ocse sull’educazione finanziaria
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) periodicamente sottopone un questionario sull’abc della finanza a un campione di cittadini in 26 paesi. I risultati non sono particolarmente incoraggianti. Dalle tre dimensioni monitorate (conoscenza, comportamento e attitudine) risulta un punteggio medio di appena 12,7 su un massimo di 21. L’Italia è fanalino di coda con il suo 11,1; peggio di Slovenia e Austria (che dominano la classifica con 14,7 e 14,4), ma anche di Montenegro (11,5) e Macedonia del nord (11,8).
Today we are launching a joint project with the @OECD to address the financial literacy challenge.
Financial literacy is about empowering individuals to take the right financial decisions for them.
Ma perché ci interessa così tanto sapere se i nostri connazionali si sanno destreggiare su questi temi? Debora Pastore propone un paragone: “L’educazione finanziaria è un po’ come l’educazione alimentare. Nel senso che tutti mangiamo però, se non abbiamo delle nozioni di base, la nostra dieta può essere squilibrata. Vale stesso con l’educazione finanziaria: se non conosciamo gli strumenti finanziari, se non facciamo scelte consapevoli, ne paghiamo le conseguenze”.
Le scelte finanziarie scandiscono la nostra vita
“Tutti facciamo scelte finanziarie, il punto è questo, ma possono essere consapevoli o inconsapevoli. Quindi l’educazione finanziaria serve a fornire gli strumenti per avere innanzitutto consapevolezza dei propri bisogni e poi prendere decisioni mirate”, continua Pastore. Qualche esempio? Anche senza avere troppa confidenza con i tecnicismi legati ai tassi d’interesse, 47,7 milioni di italiani hanno un conto corrente bancario e poco più di quattro maggiorenni su dieci hanno un mutuo o un prestito rateale attivo. Molto più sporadica, invece, l’adesione dei giovani alla previdenza complementare; e il motivo sta proprio nella scarsa consapevolezza.
“L’educazione finanziaria è fondamentale e dovrebbe essere insegnata nelle scuole; le istituzioni dovrebbero adoperarsi per questo”, sottolinea Debora Pastore. “Anche gli operatori del risparmio gestito potrebbero dare una mano, apportando le competenze che servono”. Rispetto al passato, il digitale offre molte più opportunità di divulgare contenuti con un linguaggio chiaro e accessibile, facendoli arrivare a un vasto pubblico. Insomma, ci sono ottimi motivi per confidare in un’evoluzione positiva.
Comunicare la sostenibilità nella finanza
Informarsi sulla finanza significa, sempre più spesso, informarsi sulla sostenibilità. Interpellati dall’Osservatorio sullo stile di vita sostenibile condotto da LifeGate nel 2021, nove italiani su dieci si dichiarano propensi a optare per gli investimenti Esg (legati a criteri ambientali, sociali e di governance) a parità di rendimento; circa sei su dieci sarebbero addirittura disposti a rinunciare a una piccola quota di rendimento, pur di essere certi di investire il proprio denaro in modo coerente con i valori in cui credono.
“Oggi c’è molta consapevolezza sui temi di sostenibilità, probabilmente più sugli aspetti ambientali e meno su quelli sociali e di governance”, conferma Debora Pastore. Agli occhi di un operatore del settore, la questione è delicata. Perché gli aspetti Esg diventano determinanti per le persone e, di conseguenza, vanno affrontati con il massimo rigore.
🇮🇹 #ESG | In quanto leader negli investimenti sostenibili Amundi ha un ruolo da svolgere nell’affrontare le tematiche più pressanti del mondo attuale.
“Per comunicare la sostenibilità è necessaria la coerenza: la coerenza nei messaggi, la coerenza nelle azioni”, conclude Pastore. “Per esempio, noi lo scorso anno abbiamo incentrato sui temi di sostenibilità tutte le nostre campagne pubblicitarie, sia istituzionali sia relative alla gamma prodotti. Le azioni promozionali, però, non bastano. Abbiamo espresso i nostri obiettivi di sostenibilità attraverso due piani triennali. Nel 2021 abbiamo concluso il primo, abbiamo raggiunto i nostri target e siamo partiti con un nuovo piano. In sintesi, è fondamentale essere coerenti con ciò che si dichiara e rendicontare in merito”.
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