
L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
Milano è la città più virtuosa d’Italia in tema di mobilità. Ma quanto ne sanno davvero i cittadini? Mentre Debora Villa è andata per le strade della città, noi siamo andati in pista con Bosch. Ed ecco cosa è emerso.
Milano e la mobilità. L’Area B appena introdotta. L’elettrico e l’ibrido come scelte in crescita. Il rapporto fra cittadini e spazi urbani. E la città, immaginata fra vent’anni. Ricordate? Di questi temi avevamo parlato poco tempo fa in un’intervista a Marco Granelli, assessore all’ambiente e alla mobilità. Fra le questioni emerse, c’era anche il tema della mobilità elettrica, per Granelli “solo una delle soluzioni possibili”. A distanza di qualche mese, torniamo sull’argomento per capire qual è il grado di conoscenza dei milanesi su temi più specifici della mobilità. Debora Villa è andata nelle vie della città per capire quanto ne sanno le persone sui vari tipi di motorizzazione, le differenze fra un euro 0 e un euro 6, cosa sono Co2 e PM10, l’auto elettrica, ibrida, benzina e diesel. E mentre non sono mancate le sorprese, noi, dalla pista ACI di Lainate, con Bosch abbiamo fatto il punto sui test di omologazione Rde (Real driving emission), quelli che dal settembre 2017 hanno reso più realistiche le misurazioni delle emissioni.
Insomma, come emerso dalle interviste di Debora Villa, anche nella città più virtuosa d’Italia in tema di mobilità, quando si toccano temi molto specifici legati all’auto e agli inquinanti, emergono molte lacune. Se infatti dai dati del 2° Osservatorio Milano Sostenibile per il 97 per cento dei milanesi bisogna soprattutto “potenziare i mezzi pubblici affinché i cittadini usino meno le auto, e per il 61 per cento “bisognerebbe dedicare fondi allo sviluppo delle piste ciclabili”, messi di fronte a domande più impegnative che riguardano auto ed emissioni i milanesi entrano in crisi.
Il tema della qualità dell’aria legato alla mobilità rimane uno dei punti che preoccupano di più cittadini e istituzioni. La recente introduzione di test omologativi più severi per le auto è un passo decisivo. Per capire come vengono realizzati questi test e che risultati danno siamo andati a Lainate, sulla pista dell’ACI, dove grazie a Bosch – fra i leader globali nello sviluppo di tecnologie e servizi dedicati alla mobilità – abbiamo potuto testare un’auto diesel di ultima generazione equipaggiata con la stessa strumentazione usata per le omologazioni (Pems, Portable emissions measurement system), che misura gli inquinanti emessi dalle auto in condizioni e in tempo reali, nei tratti urbani, extraurbani e in autostrada. A essere misurati in questo caso sono oltre al particolato, anche i valori di emissione dell’ossido di azoto. E a proposito di emissioni, “Se si sostituissero le vetture diesel che hanno un’anzianità di almeno 15 anni con diesel di ultima generazione, potremmo abbattere le emissioni di CO2 del 67 per cento, gli NOX del 90 e le polveri sottili del 96 per cento”, ha sottolineato l’amministratore delegato di Bosch Italia, Gerhard Dambach, a margine della recente Conferenza annuale dati di bilancio 2019.
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La riduzione delle emissioni delle auto non è che un tassello nel quadro complessivo di riduzione degli inquinanti sul nostro pianeta, dove la parte residenziale, l’industria, la produzione di energia da fonti fossili sono fra i maggiori co-responsabili. Per questo Bosch ha sviluppato sistemi di misurazione della qualità dell’aria nei centri urbani capaci di inviare i dati rilevati al cloud, dove vengono analizzati ed elaborati. Dati preziosi che possono, per esempio, attraverso il monitoraggio del traffico in tempo reale modificare l’impostazione dei semafori per snellire gli ingorghi e migliorare la qualità dell’aria. Fra le tecnologie disponibili, anche la possibilità di prevedere in modo affidabile le emissioni dei parchi auto, basandosi sulle prestazioni di guida dei singoli veicoli per poi utilizzare queste informazioni per calcolare e stimare le condizioni dell’aria.
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Diesel e benzina avranno ancora vita lunga. Questa la visione di Bosch sul futuro della mobilità, una voce autorevole considerando che l’azienda tedesca è fornitrice di tecnologia di molti costruttori automobilistici. Una visione “possibilista” e “controcorrente” anche sul futuro del diesel che, secondo l’azienda tedesca, potrebbe non essere affatto prossimo all’estinzione. Se, infatti, molte case automobilistiche hanno già indicato l’elettrico come futuro certo, lasciando intendere la fine imminente dei motori a combustione interna, c’è chi non la pensa così. Per BMW, che pure è impegnata da tempo nella mobilità elettrica, i motori diesel avranno ancora una lunga vita, almeno vent’anni, che salgono a trenta per i benzina, lo ha dichiarato a Monaco pochi giorni fa, Klaus Froelich, membro del board per lo sviluppo.
La qualità dell’aria, specie nelle grande metropoli rimane un punto fondamentale da risolvere. Fra le soluzioni certamente la mobilità elettrica, insieme alle varie forme di sharing e micromobilità, oltre a un trasporto pubblico più efficiente. Bosch però insiste e dal canto suo, ribadisce di essere in grado di ridurre ulteriormente le emissioni dei motori diesel e, in particolare, di poter azzerare le quote degli ossidi di azoto. A dimostrarlo sarebbe una sperimentazione effettuata a Stoccarda nel 2018 che, lavorando sull’efficienza di un motore diesel (iniezione del carburante, turbocompressore, convertitori catalitici e sistema di ricircolo dei gas), ha raggiunto emissioni di ossido d’azoto pari a una media di 13 mg per chilometro, come dire un decimo del limite massimo imposto dalla Commissione Europea dal 2020. Insomma, quella di Bosch sul diesel, e di alcuni costruttori, non è una posizione facile da sostenere, ma nell’ottica di una neutralità tecnologica che ha come obiettivo ridurre con ogni strumento e tecnologia utile l’impatto della mobilità, è una voce autorevole di cui tener conto.
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