Le novità introdotte dal governo per contenere la pandemia in Italia, a partire dal green pass rafforzato, o super green pass.
Cosa emerge dall’ultimo rapporto dell’Iss sui decessi da coronavirus in Italia
L’Istituto superiore di sanità ha pubblicato un rapporto sulle caratteristiche dei pazienti positivi al coronavirus deceduti in Italia.
L’Istituto superiore di sanità (Iss) ha pubblicato un nuovo rapporto nel quale analizza i dati relativi ai pazienti deceduti in Italia e risultati positivi all’infezione da Sars-Cov-2, il nuovo coronavirus responsabile della malattia Covid-19. Lo studio si basa su un campione di 32.938 pazienti deceduti ed è considerato uno dei più completi, dato che giovedì 11 giugno, giorno della pubblicazione, i decessi in Italia dichiarati dalla Protezione Civile erano 34.167 (oggi, mercoledì 17 giugno, sono 34.405).
La distribuzione geografica: metà dei decessi sono in Lombardia
Quasi il 50 per cento dei decessi per Covid-19 è avvenuto in Lombardia, la regione che ha registrato il primo contagio del paese e da cui è partita l’epidemia italiana: qui sono morte 16.349 persone, il 49,6 per cento del totale. Segue l’Emilia-Romagna con il 12,7 per cento (4.192 morti) e il Piemonte con l’8,6 per cento (2.846 morti).
I dati demografici: le vittime avevano in media 80 anni
L’età media dei pazienti deceduti e positivi al Sars-Cov-2 è di 80 anni. La maggior parte delle vittime era di sesso maschile (il 58,4 per cento, contro il 41,6 per cento delle donne). Osservando l’età mediana dei pazienti deceduti, cioè il valore intermedio dei due estremi presi in considerazione, si nota come sia più alta di 20 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (82 anni le vittime e 62 anni i contagi). Inoltre, le donne decedute dopo aver contratto l’infezione da Sars-Cov-2 presentano un’età più alta rispetto agli uomini: 85 anni rispetto a 79 anni.
Patologie preesistenti: oltre la metà dei morti aveva tre o più patologie
Per ottenere i dati relativi alle patologie preesistenti, l’Iss ha analizzato 3.438 cartelle cliniche di pazienti deceduti e ha scoperto che quasi il 60 per cento di loro aveva tre o più patologie. Le patologie più comuni sono ipertensione arteriosa, problemi cardiaci (soprattutto per gli uomini) e diabete di tipo 2 (in ambo i sessi). Molti dei ricoverati avevano anche problemi pregressi ai reni e altre malattie respiratorie.
Diagnosi di ricovero: in oltre il 92 per cento dei casi figuravano condizioni o sintomi compatibili con la Covid-19
Nel 92,4 per cento delle diagnosi di ricovero sono menzionate condizioni (quali polmonite e insufficienza respiratoria) o sintomi (come febbre, dispnea, tosse) compatibili con il Covid-19. Solamente nel 7,6 per cento dei casi la diagnosi di ricovero non è da correlarsi all’infezione. In 38 casi la diagnosi di ricovero riguardava esclusivamente patologie neoplastiche, in 88 casi patologie cardiovascolari (per esempio infarto miocardico acuto, scompenso cardiaco, ictus), in 31 casi patologie gastrointestinali (per esempio colecistite, perforazione intestinale, occlusione intestinale, cirrosi), in 84 casi altre patologie.
I sintomi: febbre e difficoltà respiratorie sono i più comuni
I sintomi più comunemente osservati prima del ricovero sono febbre, dispnea e tosse. Meno frequenti sono diarrea ed emottisi (l’emissione di sangue dalle vie respiratorie, solitamente con un colpo di tosse). Quasi il 6 per cento non presentava alcun sintomo al momento del ricovero.
Le complicanze: insufficienza respiratoria nel 97 per cento dei casi
L’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente osservata in questo campione (96,9 per cento dei casi), un dato che conferma ancora una volta le conseguenze del virus sui polmoni, seguita da un danno renale acuto (22,1 per cento), sovrainfezione (13 per cento) e danno miocardico acuto (11 per cento).
Le terapie: gli antibiotici sono i più somministrati
L’86 per cento dei casi è stato trattato con una terapia antibiotica, il 60 per cento con quella antivirale e il 38 per cento con quella steroidea. In 793 casi
(23,4 per cento) sono state utilizzate tutte e tre le terapie
I tempi: dall’insorgenza dei sintomi al decesso ci vogliono 11 giorni
Dall’insorgenza dei sintomi al decesso passano circa undici giorni: ne passano invece cinque prima del ricovero (e, dunque, sei dall’accettazione in ospedale alla morte). Il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso è di quattro giorni più lungo in coloro che sono stati trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non sono stati trasferiti (9 giorni contro 5 giorni).
I decessi di età inferiore ai 50 anni sono l’1 per cento
All’11 giugno – giorno di pubblicazione del rapporto – solamente l’1,1 per cento del totale dei pazienti deceduti (quindi 366 su 32.938) aveva un’età inferiore ai 50 anni. In particolare, 83 di questi avevano meno di 40 anni (53 uomini e 30 donne con età compresa tra i 0 e i 39 anni – lo 0,25 per cento del totale). In 62 (0,19 per cento del totale) presentavano gravi patologie preesistenti come patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete e obesità, mentre per 14 (lo 0,04 per cento del totale) non erano state diagnosticate patologie di rilievo.
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