Il presidente Draghi e il ministro Speranza hanno anticipato il decreto in vigore dal 26 aprile. Ci saranno riaperture che riguarderanno scuole, ristoranti, cultura.
Tornano le zone gialle, riaprono i ristoranti con tavoli all’aperto, riparte anche il mondo degli spettacoli: dal 26 aprile l’Italia prova a ripartire, iniziando ad allentare gradualmente le restrizioni in vigore, con il conforto del rallentamento della curva dei contagi di coronavirus, dell’arrivo ormai imminente della bella stagione che permetterà sempre di più attività all’aperto e dell’entrata a regime della campagna vaccinale.
Le novità annunciate dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro della Salute Roberto Speranza insieme a misure di sostegno all’economia e alle imprese, si fondano su un “rischio ragionato”, basato sul parere degli scienziati, come ha spiegato Draghi per il quale a oggi “si può guardare al futuro con prudente ottimismo e fiducia”. Le misure sono state poi formalizzate con il provvedimento approvato in Consiglio dei ministri il 21 aprile.
La grande novità è il ritorno delle zone gialle, quelle considerate a basso (ma non inesistente) rischio di contagio: erano sparite dal 15 marzo quando, in previsione delle festività pasquali, il governo aveva deciso di mantenere quelle arancioni, di rischio intermedio. Sarà di nuovo possibile spostarsi tra regioni, ma solamente da una regione gialla a un’altra regione gialla. Per andare in regioni di diverso colore il governo prevede la creazione di un meccanismo detto di certificazione verde Covid-19 dell’avvenuta vaccinazione, dell’esecuzione di un test Covid-19 negativo in un arco temporale recente, o dell’avvenuta guarigione da Covid-19.
Ristoranti aperti a cena
I dati indicano che il contagio all'esterno è molto raro. Perché – con l'arrivo della bella stagione – non riaprire subito bar, ristoranti e pure teatri all'esterno, non lesinando autorizzazioni? A me non dispiacerebbe cenare fuori o assistere a un concerto con il cappotto!
Sempre in zona gialla, si potrà tornare al ristorante di sera (ma il coprifuoco alle ore 22:00 è rimasto in vigore, sebbene una parte della maggioranza abbia insistito fino all’ultimo per portarlo almeno alle 23). Si darà precedenza alle attività all’aperto, con il via libera degli scienziati del Comitato tecnico scientifico (Cts) per il quale il rischio di contagio all’aria aperta è più basso. I ristoranti potranno riaprire anche al chiuso solo a pranzo, con un massimo di quattro persone a tavolo, a partire dal primo giugno.
Riprendono gli spettacoli
Con il ripristino delle zone gialle riaprono automaticamente i musei, mentre teatri, cinema e spettacoli in zona gialla potranno riaprire con misure di limitazione di capienza stabilite dal Cts. La riapertura di cinema e teatri era già stata prevista una prima volta per lo scorso 27 marzo, ma poi il riacutizzarsi dei contagi aveva convinto il governo a tornare sui propri passi. Tornerà il pubblico anche nei palazzetti al chiuso (massimo 500 persone) e negli stadi (massimo mille persone).
Sarà possibile tornare a fare sport all’aperto, non solo individuale (corsa, tennis) ma anche di squadra (calcio, basket, pallavolo), i cosiddetti sport di contatto. Inoltre a partire dal 15 maggio potranno riavviare l’attività le piscine solo all’aperto e le attività balneari, dal primo giugno le palestre. A seguire fiere e congressi, stabilimenti termali e parchi tematici, probabilmente dal primo luglio.
Si torna a scuola
Nelle zone gialle e arancioni riaprono le scuole di ogni ordine e grado in presenza, da un minimo del 70 per cento fino al 100 per cento. Nelle zone rosse saranno aperti in presenza gli asili nido e le scuole fino alla prima media, e per i licei verranno definite modalità che suddividano le lezioni in parte in presenza e in parte a distanza, fino al 75 per cento.
Il governo ha anche approvato un nuovo scostamento di bilancio da 40 miliardidi euro, che saranno messi a disposizione per interventi di sostegno alle persone e alle famiglie che hanno subito un calo del reddito e non per loro colpa, e in favore delle imprese per evitare che chiudano per mancanza di liquidità.
In Africa solo 15 stati hanno vaccinato il 10 per cento della popolazione entro settembre, centrando l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
I cani sarebbero più affidabili e veloci dei test rapidi per individuare la Covid-19 nel nostro organismo. E il loro aiuto è decisamente più economico.
L’accesso ai vaccini in Africa resta difficile così come la distribuzione. Il continente rappresenta solo l’1 per cento delle dosi somministrate nel mondo.
La sospensione dei brevetti permetterebbe a tutte le industrie di produrre i vaccini, ma serve l’approvazione dell’Organizzazione mondiale del commercio.