Secondo il nuovo decreto durante le feste di Natale l’Italia sarà tutta in fascia rossa nei festivi e prefestivi e arancione nei feriali. Cosa c’è da sapere.
Sarà un Natale rosso e arancione, come le fasce di pericolo Covid-19 individuate a novembre. Il Consiglio dei ministri infatti ha finalmente definito il quadro delle nuove limitazioni anti-contagio che son contenute nel decreto legge per le feste di Natale, che sarà valido dal 21 dicembre al 6 gennaio. Durante tutto questo periodo non ci si potrà spostare dalla propria regione d’appartenenza. Nello specifico:
durante il periodo tra il 21 dicembre e il 6 gennaio l’Italia nella sua interezza oscillerà tra la fascia rossa dei giorni festivi e prefestivi (in tutto dieci giorni) e la fascia arancione dei giorni feriali, che di fatto sono solamente 21-22 e 23 dicembre e 28-29 dicembre e 4 gennaio. Vigilia, Natale e Santo Stefano saranno ‘rosse’, così come 31 dicembre e Capodanno, nonché l’Epifania e la vigilia della Befana.
Cosa prevedono le fasce rosse e arancioni
La fascia rossa, prevede negozi e ristoranti chiusi per tutto il giorno e autocertificazione per gli spostamenti, che saranno concessi solamente per motivi di lavoro e di salute. Con una deroga: per le festività ci si potrà recare a casa dei parenti più stretti, ma per un massimo di due invitati (gli under 14 non sono compresi nel conteggio). In auto, infatti, non si potrà mai essere in più di due persone. Le chiese rimarranno comunque aperte fino alle 22.
Gli altri giorni saranno arancioni: bar e ristoranti non potranno rialzare le serrande, mentre i negozi sì. Non servirà più l’autocertificazione, ma comunque non ci si potrà spostare fuori dal proprio comune di residenza, anche qui con una deroga, ottenuta dai presidenti di regione: chi abita in un comune sotto i 5mila abitanti potrà spostarsi in uno limitrofo, per un raggio di 30 chilometri. In questioni giorni i negozi rimarranno aperti fino alle 21.
Decisivo il parere dell’Istituto superiore di Sanità
Decisivo per questa nuova stretta è stato il parere degli esperti, da quelli del Comitato tecnico scientifico istituito dal governo a quelli dell’Istituto superiore di Sanità, che nel report del monitoraggio settimanale pubblicato proprio oggi spiegano che durante le festività natalizie “le aumentate mobilità e interazione interpersonale tipica della socialità di questa stagione potrebbero determinare un aumento rilevante della trasmissione di SARS-CoV-2” e che questo “comporterebbe un conseguente rapido aumento dei casi a livelli potenzialmente superiori rispetto a quanto osservato a novembre in un contesto in cui l’impatto dell’epidemia sugli operatori sanitari, sui servizi e sulla popolazione è ancora molto elevato”.
Il vaccine day del 27 dicembre
Il 27 dicembre sarà un bel giorno per l’Italia e per l’Europa. Serve ancora prudenza e il percorso non sarà breve. Ma con l’inizio delle vaccinazioni finalmente siamo sulla strada giusta.
Illustrando le misure in conferenza stampa, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha spiegato che “il Comitato tecnico scientifico ha espresso forte preoccupazione per gli assembramenti e la voglia di convivialità degli italiani” e che questo decreto “rappresenta il punto di equilibrio tra la stretta e le deroghe necessarie per l’importanza ideale e sociale che queste feste hanno per la comunità nazionale”. Ma il discorso di Conte, che ha assicurato ristori immediati per 654 milioni di euro per bar e ristoranti costretti alle chiusure, si chiude con un messaggio di speranza: “Siamo all’ultimo sforzo, ci avviciniamo al vaccine day del 27 dicembre e promuoveremo una campagna per spiegare a tutti che il vaccino sarà sicuro”. Il riferimento è all’accordo secondo cui tutti i paesi dell’Unione Europea inizieranno le vaccinazioni a partire dal 27 dicembre, giorno in cui in Italia saranno distribuite le prime 9.700 dosi.
In Africa solo 15 stati hanno vaccinato il 10 per cento della popolazione entro settembre, centrando l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
I cani sarebbero più affidabili e veloci dei test rapidi per individuare la Covid-19 nel nostro organismo. E il loro aiuto è decisamente più economico.
L’accesso ai vaccini in Africa resta difficile così come la distribuzione. Il continente rappresenta solo l’1 per cento delle dosi somministrate nel mondo.
La sospensione dei brevetti permetterebbe a tutte le industrie di produrre i vaccini, ma serve l’approvazione dell’Organizzazione mondiale del commercio.