Le conseguenze della denatalità colpiscono anche le grandi aziende. Come la giapponese Oji Holdings, passata da circa 700 milioni di pannolini venduti nel 2001 ai 400 milioni di oggi.
In Giappone il tasso di natalità è ai minimi storici: ci sono sempre più anziani e sempre meno bambini.
Diverse aziende di pannolini hanno convertito la produzione in pannoloni per l’incontinenza per adulti.
Anche in Italia, con appena 379mila bambini venuti al mondo, il 2023 segna l’ennesimo minimo storico di nascite.
Entro il 2100 si prevede un crollo globale della fertilità: un bambino su due nascerà nell’Africa subsahariana.
Sempre più anziani e sempre meno bambini. È la fotografia della popolazione giapponese, considerata a tutti gli effetti tra le più anziane del mondo, seguita al secondo posto dall’Italia. Un problema, quello della denatalità, che accomuna i due paesi, con conseguenze inevitabili anche sul mercato e sul business.
Dai pannolini per bambini ai pannoloni per anziani
In Giappone la popolazione è in rapido invecchiamento: gli over 65 rappresentano circa il trenta per cento del totale e, per la prima volta, l’anno scorso gli ultraottantenni hanno superato la soglia del dieci per cento. Le nuove nascite nel paese nipponico invece sono state 758.631 nel 2023, con un calo del 5,1 per cento rispetto all’anno precedente: come riporta la Bbc, si tratta del numero più basso mai registrato dal diciannovesimo secolo.
Un trend demografico capace di piegare il mercato giapponese: solamente nell’ultimo decennio, le vendite di pannoloni per adulti hanno superato quelle per i neonati tanto che, ad oggi, ne viene stimato un valore di oltre due miliardi di dollari (1,8 miliardi di euro). Così, sempre più aziende hanno iniziato a riconvertire la propria produzione. L’ultimo caso è quello del marchio Oji Holdings, che si è detto pronto in Giappone a passare dalla produzione di pannolini a quella di pannoloni per l’incontinenza: secondo il Guardian, l’azienda ha visto le vendite crollare da un picco di circa 700 milioni nel 2001 ai 400 milioni di oggi.
“La domanda di pannolini per bambini sta diminuendo a causa di diversi fattori, tra cui il calo del tasso di natalità”, ha detto un portavoce della Oji Holdings. Che ha poi aggiunto come la produzione non cambierà in Malesia e Indonesia, dove si prevede che la domanda cresca.
Japan’s population is getting so old that a diaper manufacturer is only making products for adults, not babies. https://t.co/knlRIyjVmy
Guardare come il Giappone, una delle più grandi economie del mondo, stia affrontando la crisi della denatalità è indirettamente un segnale anche per l’Italia.
Le similitudini tra i due paesi partono dai numeri. Secondo gli ultimi dati Istat per il 2023, i nati residenti in Italia sono 379mila, con un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (era il 6,7 per mille nel 2022). Rispetto a due anni fa c’è stato un calo di nascite di 14mila unità. Se invece guardiamo al 2008, ultimo anno in cui si è assistito a un aumento delle nascite nel Belpaese, sono 197mila unità in meno. In Italia il minimo storico di figli per donna è di 1,19 figli nel 1995. Un passato non così lontano, visto che nel 2023 la media è di 1,20.
Ad aumentare anche in Italia sono invece gli over 65: all’inizio del 2024 rappresentano il 24,3 per cento della popolazione totale (14 milioni 358mila) contro il 24 per cento dell’anno precedente. Aumenta il numero di ultracentenari: 22.500 unità (oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente), mai così tanti come nel 2024. Gli ultraottantenni sono 4 milioni 554mila, quasi 50mila in più rispetto a dodici mesi prima. Un dato allarmante, se consideriamo che in Italia sono 4 milioni 441mila i bambini sotto i dieci anni di età.
🔴“Se il tasso di fecondità dovesse rimanere a livello attuale, 1,2 figli per donna, nell’arco di qualche decennio, l’Italia avrebbe 250mila nati.
Un dato bassissimo, che non possiamo permetterci.”
L’invecchiamento della popolazione è un problema comune
Lo scorso anno, il primo ministro giapponese Fumio Kishida temeva che il proprio paese fosse sul punto di non riuscire più a funzionare come società, proprio a causa del calo del tasso di natalità collegato all’aumento dell’aspettativa di vita. La definì “crisi esistenziale”. Ma già nel 2018, l’allora primo ministro Shinzo Abe l’aveva descritta come “la sfida più significativa per la sopravvivenza della nazione”, segno di un problema duraturo.
A nulla sono serviti finora gli sforzi del governo giapponese contro la denatalità, dall’aumento della spesa per i programmi legati ai bambini ai sussidi per le giovani coppie, fino alle app di incontri che sfruttano il metaverso e la realtà virtuale per favorire gli incontri e di conseguenza i matrimoni, anch’essi in calo.
Giappone e Italia non sono casi isolati. I tassi di fertilità sono in calo anche a Hong Kong, Singapore, Taiwan e Corea del Sud, quest’ultima con il tasso di natalità più basso al mondo. Per non parlare della Cina che, nel 2023, ha registrato il secondo anno consecutivo di declino demografico, dovuto in parte anche alla politica decennale del “figlio unico”, conclusasi definitivamente nel 2015.
La denatalità nei paesi industrializzati porta nuove disparità demografiche
Gli ultimi studi disegnano nuovi scenari: secondo i dati pubblicati sulla rivista The Lancet dal programma di ricerca Global burden of disease, injuries, and risk factors, guidato dall’Institute for health metrics and evaluation dell’università di Washington, entro il 2100 assisteremo a un crollo globale della fertilità.
Il mondo ne uscirà “demograficamente diviso” fra i paesi più ricchi, che vedranno sempre meno nascite, e quelli a basso reddito dove invece il numero di neonati raddoppierà, tanto che si stima un bambino su due nascerà nell’Africa subsahariana. Il discrimine sarà proprio il tasso di fertilità: entro il 2050 più di tre quarti dei paesi del mondo (155 su 204) avranno un total fertility rate inferiore a 2,1 figli per donna, considerata la soglia minima per permettere il cambio generazionale. Nel 2100, il 97 per cento dei paesi del mondo vedrà declinare la sua popolazione.
“Per molti versi, il crollo dei tassi di fertilità è una storia di successo, che riflette non solo una contraccezione migliore e facilmente disponibile, ma anche la scelta di molte donne di ritardare o avere meno figli, oltre a maggiori opportunità di istruzione e occupazione.”
Stein Emil Vollset
Ma “le conseguenze sono immense”, ha commentato Natalia Bhattacharjee, a partire dall’Africa subsahariana e dagli “sforzi per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici, migliorare le infrastrutture sanitarie e continuare a ridurre i tassi di mortalità infantile, insieme alle azioni per eliminare la povertà estrema e garantire che i diritti riproduttivi delle donne, la pianificazione familiare e l’istruzione delle ragazze siano priorità assolute per ogni governo”.
In 2022, the total fertility rate (TFR) decreased to 1.49 children per woman from 1.55 in 2021, TFR has been decreasing since 2010.
Fertility rates decreased overall and in each age group, except for women aged under 20 years where the fertility rate has increased. pic.twitter.com/xvHlK4s8cx
Una maggiore attenzione all’ambiente, a partire dai pannolini
La case history della conversione dei pannolini in Giappone è il segno evidente di una crisi ben più grave che attraversa vari settori. Non per ultimo quello ambientale: secondo la società francese “Businesscoot”, che si occupa di ricerche di mercato in Europa, a guidare la crescita del mercato globale dei pannolini è una crescente domanda di prodotti sostenibili, come i pannolini biodegradabili. Ed è in questo senso che va inquadrata la contrazione del mercato italiano dei pannolini per bambini che, dal 2017 al 2022, ha subito un calo del 59,6 per cento, contestuale al crollo delle nascite del 13,6 per cento per lo stesso periodo di riferimento.
Dunque è vero che vengono prodotti meno pannolini anche in Italia, ma è altrettanto vero che il mercato non è stagnante. È semplicemente cambiato, grazie alle esigenze di una popolazione di neo-genitori più attenta alla qualità e più affine ai prodotti ecologici, come i pannolini riutilizzabili in stoffa.
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