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Dentifricio fatto in casa e fai da te: ecco la ricetta naturale efficace senza fluoro e con bicarbonato
I dentifrici industriali possono contenere ingredienti controversi per la salute del nostro sorriso, Non mancano le alternative naturali da fare a casa,
Per i più “virtuosi” il dentrificio fatto in casa è facile e veloce, oltre che ecologico e a ridottissimo impatto ambientale. Bastano pochi ingredienti, un po’ di attenzione e perché no, un po’ di creatività.
Dentifricio fatto in casa senza bicarbonato: gli ingredienti
Ecco gli ingredienti per realizzare un dentifricio fatto in casa senza bicarbonato:
- dell’argilla bianca, reperibile in tutte le erboristerie;
- alcune gocce di olio essenziale e delle foglioline di salvia, menta o timo (coltiviamole sui nostri balconi!)
Procedimento:
- una volta seccate, sbriciolare le foglie e aggiungerle all’argilla bianca, raccolta in un barattolino di vetro ed aggiungere qualche goccia di olio essenziale.
- distribuirne una piccola quantità sullo spazzolino. In alternativa è possibile impiegare anche una piccola quantità di bicarbonato di sodio, che aiuta ad avere un effetto sbiancante. Non eccedere con l’uso però, perché a lungo andare potrebbe rovinare lo smalto.
Bicarbonato di sodio per smacchiare i denti
Ingredienti:
- 2 cucchiai di bicarbonato;
- 2 cucchiai di foglie di salvia essiccate;
- 1/2 cucchiaini di argilla verde ventilata;
- 4 gocce di olio essenziale di menta;
- 5-6 chiodi di garofano;
Procedimento:
- Polverizzare finemente le foglie di salvia e unirle al bicarbonato utilizzando mortaio e pestello.
- Aggiungere l’argilla e le gocce di olio di menta miscelando.
- Trasferire il preparato in un vasetto di vetro con coperchio e unire i chiodi di garofano interi sparsi in mezzo alla polvere. Si conserva in un luogo secco poichè teme l’umidità. Si utilizza in polvere, ponendo una piccola quantità direttamente sullo spazzolino inumidito.
Le alternative naturali
Esistono molti dentifrici naturali che utilizzano solo ingredienti naturali come l’argilla, la propoli (valido antibatterico), la salvia e la menta.
In alternativa esiste in commercio il Natural Brush ovvero la radice dell’albero Araak (Salvadora persica) che cresce in tutto il Medio Oriente. Già gli antichi Egizi e Babilonesi ne conoscevano le benefiche virtù su denti e gengive.
Nella tradizione orientale la radice è nota con il nome di “sewak” che letteralmente significa “massaggio”. Funziona perché chimicamente contiene elevate quantità di fluoro e silicio, vitamina C, minerali come il potassio, sodio cloridro, bicarbonato di sodio ed ossidi di calcio: tutti ottimi sbiancanti e rinforzanti dello smalto.
Dentifrici in commercio, cosa c’è dentro
La masticazione è uno dei processi fondamentali della digestione. Dalla bocca, grazie alla saliva e ai lavoro dei denti, comincia la vera digestione dei cibi, importantissima per assimilare le sostanze nutritive. Mantenere in salute i nostri denti è di primaria importanza per star bene. Mangiando e masticando, in bocca si formano acidi, zuccheri complessi e altre sostanze che intaccano lo smalto dei denti, causando poi con il passare del tempo le fastidiose carie.
Ma prendete in mano un tubetto e leggetene gli ingredienti: vi siete mai chiesti che tipo di sostanze si nascondono dietro a nomi scientifici a volte poco comprensibili?
In ordine di quantita, in etichetta è possibile trovare:
- Sorbitolo: un dolcificante presente anche nella frutta, che non viene assorbito dall’intestino. Se assunto in grosse quantità può causare gonfiori, gas, crampi e diarrea. Negli alimenti si trova sotto la sigla E420.
- PEG-6: è un umettante chimico usato per impedire alla pasta di seccarsi al contatto con l’aria.
- Sodium Lauryl Sulfate: è un detergente molto usato per il potere schiumogeno, lo si trova anche negli shampoo; è un tensioattivo che, se usato in quantità eccessive, risulta essere irritante per le mucose.
- Aroma: spesso, se non specificato, può essere di origine chimica oltre che di dubbia utilità.
- Sodium Phosphate/Disodium Phosphate: è un agente tampone, cioè è una sostanza che mantiene
inalterato il pH. Rientra nei fosfati, che causano l’eutrofizzazione dell’acqua (aumento della sostanza organica nelle acque dolci e marine).
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