A febbraio, in Irlanda, è stato introdotto un sistema di riciclo della plastica che ha permesso di raccogliere 630 milioni contenitori.
Design collisions, il potere delle idee collettive per trasformare il mondo
Una mostra sull’intelligenza collettiva, il design sostenibile e la sua potente capacità di affrontare i problemi che ci affliggono con soluzioni innovative. I migliori progetti di Design collisions.
A Milano, tra gli eventi del Fuorisalone dello scorso aprile, la mostra Design collisions, the power of collective ideas ha saputo declinare il concetto del design sostenibile nel senso più ampio e propositivo del termine. Curata dalla giornalista Laura Traldi all’interno dell’evento De rerum natura a cura del designer Matteo Ragni in Cascina Cuccagna, l’esposizione, il cui nome si può tradurre in “collisioni di design, il potere delle idee collettive” ha posto all’attenzione del pubblico una serie di progetti europei realizzati da comunità a favore della comunità. Proposte per ricucire le fratture sociali, economiche e culturali, quelle tra le istituzioni e i cittadini e tra il lavoro manuale e l’automazione, e soprattutto tra gli esseri umani e la natura, aiutando imprese, governi e consumatori ad abbandonare un modello lineare e abbracciare un’economia circolare.
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Il design come strumento di cambiamento profondo
“L’idea di questa mostra nasce da una presa di posizione anche politica – afferma Traldi, la curatrice –: anti-divisionista, anti-nazionalista, propone atteggiamenti no-border, anche globali ma etici, e basati sull’attivazione intelligente delle persone”. Alla base del progetto c’è il concetto che il design possa, attivando intelligenze collettive, offrire strategie sostenibili per affrontare in modo serio le grandi problematiche contemporanee, che sono globali e interconnesse.
In un mondo che va velocissimo e dove spesso manca il tempo per riflettere, “Design collisions non propone uno sguardo affrettato sul nuovo, ma un approfondimento su pratiche consolidate”, prosegue Traldi, “perché il valore di un progetto sociale è la sua capacità di funzionare nel lungo termine. Questi progetti raccontano in modo chiaro in che modo il pensiero di design e il metodo del design thinking possono trasformare il mondo intorno a noi. E, soprattutto, come possiamo tutti contribuire a farlo”.
I progetti virtuosi di Design collisions
I progetti scelti hanno tutti un denominatore comune: mettono insieme le persone e insegnano loro a fare insieme per il bene comune. Sono esempi virtuosi da considerare come best practice da emulare, danno una visione positiva e propositiva delle possibilità di cambiare in meglio le cose. Sono stati scelti in base al loro impatto reale – sono tutti funzionanti, già avviati e ancora in corso –, alla capacità di coinvolgere gruppi di persone e di attivarli per realizzare ulteriori sviluppi. Lo scopo è far capire che tutti possono fare qualcosa e che il design è lo strumento per attivarsi e creare relazioni proficue. Ecco i migliori.
Prodotti e nuovi modelli di business per un consumo sostenibile
Launch circular
Launch ha l’obiettivo di essere il punto di collegamento tra innovazione e impatto sociale. Esperti in economia circolare, sostenibilità e innovazione, pionieri aziendali, le principali agenzie governative, investitori e altri attori collaborano per un obiettivo comune: promuovere e accelerare il processo dell’economia circolare, consentendo ai consumatori non solo di partecipare ma di dare forma al futuro. Ciascuno degli innovatori selezionati presenta modelli e concetti di business che hanno il potenziale per soddisfare le richieste dei clienti e creare un vantaggio di mercato per le aziende che vogliono investire in modelli circolari.
Library of things
La missione del progetto inglese Library of things è quella di incoraggiare le persone a utilizzare prodotti in prestito anziché acquistarli. Chiunque può partecipare con una formula semplice: basta invitare la “libreria delle cose” nel proprio quartiere e trovare uno spazio comunitario per ospitarla. Alle persone della zona viene poi chiesto di impegnarsi in una campagna di crowdfunding per iniziare l’attività che vede il coinvolgimento di centinaia di persone come prestatori, partecipanti all’evento e volontari.
Queen of raw
È un marketplace, una piattaforma che permette di vendere in modo rapido e semplice tessuti inutilizzati o usati online. Si tratta di uno dei progetti realizzati grazie a Launch Nordic, che con il supporto di Ikea, Kvadrat e altre aziende attiva innovatori in tutto il mondo per finanziare progetti di economia circolare. La piattaforma consente ai propri clienti di mappare, misurare e tracciare le loro filiere di approvvigionamento per migliorarne il controllo e ridurre gli sprechi.
Manifattura Milano
Una giornata di conferenze, presentazioni, laboratori, esposizioni e attività interattive sul nuovo artigianato e sulla manifattura urbana. Il programma è stato costruito attraverso una chiamata aperta a startup, artigiani, maker (“creatori”), piccole-medie imprese, designer e centri di ricerca. Il tema dell’edizione 2019 è La manifattura del futuro: digitale, sostenibile, radicata sul territorio e capace di combinare nuove tecnologie, saper fare artigianale e cultura del progetto.
Dyloan studio
Ricerca, progettazione e produzione nei campi della moda, dell’arte e del design, seguendo principi di sostenibilità e trasparenza. Lo studio intraprende attività di ricerca e sviluppo con l’obiettivo di guidare stilisti, designer e aziende alla scoperta delle possibili applicazioni delle tecnologie.
Colorifix
Colorifix ha sviluppato una rivoluzionaria tecnologia di tintura per aiutare l’industria tessile a ridurre drasticamente il suo impatto ambientale in modo economicamente vantaggioso. È la prima azienda a utilizzare un processo biologico naturale per produrre, depositare e fissare i pigmenti su un’ampia varietà di tessuti. Invece di usare prodotti petrolchimici tossici e non rinnovabili, Colorifix sta creando una gamma di colori prodotti naturalmente da organismi come microbi, piante, animali e insetti.
Hacking couture
Hacking couture è un progetto di “pirateria attiva” nell’ambito moda creato dall’artista-designer Giana González. Un format di laboratori open source, cioè a disposizione di tutti gratuitamente, e ripetibili che permette a gruppi di persone senza esperienza progettuale di entrare in contatto con i principi essenziali del sistema moda, emanciparsi creativamente per realizzare capi a uso personale, riutilizzare risorse ed entrare in una comunità online sia locale che globale.
Dignità del lavoro per un’economia etica e circolare
Funky tomato
Attivo da tre anni, Funky tomato ha elaborato le esperienze rurali e multiculturali italiane con particolare attenzione al Sud. Il gruppo ha indagato le criticità del funzionamento della filiera di produzione del pomodoro con la partecipazione di moltissime persone unite nella lotta contro lo sfruttamento, per la dignità del lavoro e contro la speculazione per promuovere un’economia etica e responsabilizzata. Centinaia di gruppi di acquisto solidale, ristoranti, pizzerie e singole persone in Italia e Europa costituiscono oggi la comunità Funky tomato.
Il design come strumento formativo nei paesi in via di sviluppo
What design can do e Days for girls
What design can do (Wdcd) è una piattaforma internazionale con sede ad Amsterdam, San Paolo e Città del Messico che offre ai designer di tutto il mondo strumenti per affrontare le questioni più urgenti e complesse di oggi. Un movimento globale che prepara e distribuisce kit mestruali per ragazze che vivono in paesi dove avere il proprio ciclo spesso può significare saltare giorni di scuola. Fondata nel 2008 da Celeste Mergens, Days for girls invece fornisce istruzioni di progettazione per consentire a volontari di tutto il mondo di produrre assorbenti lavabili e riutilizzabili. Le consegne vengono effettuate dai volontari stessi in collaborazione con organizzazioni locali, parrocchie e comunità. Insieme ai kit, le ragazze ricevono anche corsi di educazione sessuale.
Il Nodo onlus
Obiettivo del progetto è la formazione per garantire un futuro migliore a bambini e ragazzi. Per Il Nodo onlus, che opera in Cambogia, il design è lo strumento formativo per giovani senza istruzione provenienti da situazioni di estremo disagio economico e sociale che seguono i corsi alla Bottega dell’arte di Phnom Pehn. Nei villaggi vengono forniti pozzi, filtri per la potabilizzazione dell’acqua e derrate alimentari alle famiglie in cambio della frequenza scolastica dei bambini.
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La tecnologia al servizio dei bisogni delle città
Waag
Waag è una fondazione olandese che ha come obiettivo quello di rendere la tecnologia e la società più aperte, giuste e inclusive. Opera all’incrocio tra scienza, tecnologia e arte; un centro di fabbricazione digitale e luogo d’incontro per i cittadini. La squadra è composta da sessanta pensatori e creatori, e consente alle persone di diventare cittadini attivi attraverso la tecnologia. Quest’ultima viene usata come strumento di cambiamento sociale e linea guida per promuovere valori come l’equità, l’apertura e l’inclusione.
Polifactory
È il “makerspace” – laboratorio del fare – e fablab, cioè laboratorio di fabbricazione digitale, del Politecnico di Milano. Uno spazio di ricerca che esplora nuovi modelli di progettazione e produzione per prodotti e servizi.
Barcellona città digitale
Una piattaforma digitale a cui possono partecipare tutti i cittadini per raccogliere progetti che propongono soluzioni reali e fattibili ai bisogni della città.
Fablab Barcelona
Il progetto è rivolto alle organizzazioni comunitarie, alle istituzioni educative e alle organizzazioni senza scopo di lucro. Gli studenti apprendono i principi, le applicazioni e le implicazioni della tecnologia di produzione digitale. Lo scopo è quello di fornire accesso agli strumenti, alle conoscenze e ai mezzi finanziari per educare, innovare e inventare utilizzando la tecnologia e la fabbricazione digitale per consentire a chiunque di progettare, creando opportunità per migliorare vite e mezzi di sussistenza.
Opendot
Opendot è stato fondato nel 2014 da Dotdotdot, studio di progettazione multidisciplinare milanese. È anch’esso un fablab, un hub di ricerca e innovazione che nasce dall’esigenza di creare uno spazio per la prototipazione rapida, la ricerca e la sperimentazione a servizio di altri utenti in modalità condivisa. Dal 2015 Opendot, in seguito a un laboratorio con fondazione Tog (Together to go), ha iniziato a comprendere quanto il design attraverso la tecnologia possa diventare un facilitatore di processi per il mondo della disabilità. Con un design “human-centred”, che pone al centro i bisogni delle persone, verticalizzato sull’ambito della sanità grazie alla fabbricazione digitale e alla prototipazione rapida, è possibile costruire pezzi unici di qualità estetica, progettati per la persona e a prezzi accessibili. Questo metodo di co-design è sintetizzato in un manifesto basato sul concetto che anche in ambito sanitario c’è bisogno di trovare insieme soluzioni che riguardano la vita di tutti.
La creatività come pratica collettiva
Marinella Senatore
Senatore è un’artista multidisciplinare e la sua pratica è caratterizzata da una forte dimensione collettiva e partecipativa. Usa l’arte per coinvolgere i cittadini nella creazione di un’opera collettiva. Nel 2013 ha trovato la School of narrative dance (scuola di danza narrativa), una struttura nomade e gratuita incentrata sull’apprendimento non gerarchico e sull’emancipazione. La scuola, concepita come campo di addestramento alternativo, è caratterizzata da laboratori gratuiti che coinvolgono gruppi locali e da performance in pubblico in cui artisti e partecipanti creano insieme le narrative. “Generare insieme – afferma Senatore – è un’esperienza che annienta divisionismi, pre-concetti e rancori”.
Talking hands
Nasce come progetto che mira a creare un percorso d’inclusione rivolto a richiedenti asilo e rifugiati coniugando l’attività manuale con il racconto della propria storia, del paese d’origine, del viaggio e delle proprie aspirazioni. Iniziato attraverso la raccolta di testimonianze dirette sulle condizioni di vita dei ragazzi all’interno dei centri temporanei di accoglienza di Treviso, ora si sta focalizzando sull’attività laboratoriale con un atelier di falegnameria autogestito.
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