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I detenuti del Malawi in corsa per un premio Grammy
Zomba Prison Project è il nome di un gruppo di detenuti del Malawi il cui disco d’esordio, realizzato in una struttura di massima sicurezza e pubblicato lo scorso gennaio, è stato nominato a sorpresa ai Grammy Awards 2016 nella categoria world music. È la prima volta che un paese dell’Africa australe concorre ai prestigiosi premi
Zomba Prison Project è il nome di un gruppo di detenuti del Malawi il cui disco d’esordio, realizzato in una struttura di massima sicurezza e pubblicato lo scorso gennaio, è stato nominato a sorpresa ai Grammy Awards 2016 nella categoria world music. È la prima volta che un paese dell’Africa australe concorre ai prestigiosi premi statunitensi, considerati gli “Oscar della musica”, ma soprattutto la prima volta per una band di detenuti. L’album I Have No Everything Here, composto da venti canzoni scritte dai prigionieri del carcere di Zomba, si snoda tra voci soul e chitarre blues, strumenti di fortuna (secchi usati come percussioni), melodie acustiche e testi struggenti in lingua chewa.
I brani sono stati registrati nell’estate del 2013 dal produttore Ian Brennan, che l’anno precedente aveva portato i Tinariwen a vincere un Grammy nella stessa categoria. Brennan, conosciuto anche per aver contribuito alla fama internazionale di artisti di strada e perfetti sconosciuti ignorati dall’industria musicale, tra i quali Malawi Mouse Boys (gruppo gospel di giovani venditori di topi) e The Good Ones (tre ruandesi che sopravvissero al genocidio), si è recato a Zomba con con la moglie, la fotografa e regista italiana Marilena Delli. La coppia ha documentato il talento musicale e canoro dei detenuti, raccogliendo settanta voci e soffermandosi sui loro sentimenti di malinconia, solitudine, rabbia, speranza.
La maggior parte dei componenti del Zomba Prison Project è condannata all’ergastolo per aver commesso crimini gravi come furti, rapine e omicidi. Ma ce ne sono alcuni, soprattutto donne, che sono stati incarcerati per ragioni più opinabili come la stregoneria, la presunta omosessualità o semplicemente perché le loro pratiche si sono perse tra le lungaggini della burocrazia. Tutti, duemila prigionieri rinchiusi in un edificio fatiscente che potrebbe ospitarne trecentoquaranta, vivono in condizioni terribili. La musica e la danza sono gli unici mezzi di espressione e condivisione.
Brennan, forse ispirato all’impegno di Alan Lomax con i carcerati neri d’America o del Johnny Cash di At Folsom Prison, sta cercando di aiutare i detenuti di Zomba condannati ingiustamente. Con i proventi dell’album è riuscito a farne rilasciare alcuni. Vincendo il Grammy, potrebbe arrivare a coprire le spese legali di altri. Ma, a prescindere dal riconoscimento del prossimo 15 febbraio a Los Angeles, quello di Zomba Prison Project è già un piccolo miracolo per lo showbiz e per il sociale.
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