Dfsk, perché l’auto cinese è più un’opportunità che una minaccia

Col debutto del brand Dfsk cresce la disponibilità di auto cinesi low cost e di buona qualità, una possibile risposta all’urgenza (e al costo) della transizione ecologica dell’auto.

Dfsk, acronimo di Dongfeng Sokon Automobile. Al netto delle difficoltà di pronuncia, è un marchio di cui sentiremo parlare in futuro. Dopo casi come DR o MG, questo è l’ultimo esempio di un marchio cinese, in questo caso appartenente al gruppo asiatico Chongqing Sokon Industrial Group. Parliamo di una delle prime 500 aziende in Cina, con una storia ventennale e una presenza pressoché globale (70 mercati, stabilimenti negli Stati Uniti e un centro di ricerca e sviluppo nella Silicon Valley).

A fare da tramite per l’Italia, la China Car Company, società con sede operativa a Prato e sede legale a Livorno, dallo scorso 2023 l’unico importatore e distributore ufficiale in Italia della gamma Dfsk referente per la rete di vendita, i ricambi e l’assistenza, ad oggi circa 100 punti vendita e service distribuiti in tutta Italia.

Dfsk, auto, ibrida, cina
La nuova ibrida Dfsk E5 Phev©SimonPalfrader

Dfsk, per ora il modello più virtuoso è l’ibrida plug-in E5 Phev. Entro fine anno l’elettrica urbana

Se siete scettici e volete farvi un’idea più precisa sull’azienda guardate qui. Parliamo di una gamma di modelli in gran parte con motori a benzina (ma con varianti a Gpl sviluppati in collaborazione con Landi Renzo), suv di dimensioni abbondanti, con 5 o 7 posti, non esattamente esempi virtuosi di mobilità sostenibile. Unica eccezione, almeno per ora, la Dfsk E5 Phev, unica ibrida plug-in del listino, accessibile, efficiente, di buona qualità e a prezzi da quasi low cost (il listino parte da 36.888 euro), come vedremo a breve nella nostra prova.

E se avete in mente l’auto elettrica, dovrete aspettare la fine dell’anno, quando Dfsk lancerà un modello compatto pensato per la città dal prezzo molto accessibile, sul quale graveranno però i dazi che la Commissione europea ha appena deciso di confermare sulle importazioni di auto elettriche prodotte in Cina. Parliamo di un importo fino al 35 per cento, variabile a seconda dell’azienda a cui dovrà essere applicato e che si aggiunge ai dazi già esistenti del 10 per cento.

Che senso ha da una parte sostenere la transizione dell’auto con bonus e sussidi e, dall’altra, tassare i modelli cinesi, fra l’altro i più accessibili dal punto di vista economico? Tornando a Dfsk, se avete sentito parlare di un’altra elettrica del marchio, la Glory 500e, un suv di dimensioni medie (4,40 metri la lunghezza) con un’autonomia fino a 405 chilometri, non fa più parte dell’offerta decisa dal nuovo importatore Dfsk.

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La nuova ibrida Dfsk E5 Phev©SimonPalfrader

Dfsk E5 Phev, quasi da record l’autonomia elettrica

Ultimo arrivato in ordine di tempo, come anticipato per ora l’offerta del marchio Dfsk è in gran parte dedicata modelli endotermici e di grandi dimensioni, sulle prime una proposta poco allettante. Almeno al momento. Unico modello, la E5 Phev, un suv ibrido plug-in che coniuga accessibilità con consumi e emissioni contenuti. Dimensioni importanti (4 metri e 76 la lunghezza), 7 posti su tre file di sedili, un motore compatto a benzina di 1,5 litri, con una potenza di 75 kW (102 dei “vecchi” cavalli) abbinato all’elettrico a un secondo motore elettrico da 130 kW (180 cavalli).

Il sistema ibrido include una batteria agli ioni di litio da 17,52 kWh, per un’autonomia elettrica dichiarata di 87 chilometri e oltre 1.000 chilometri di autonomia complessiva, più e meglio di molti modelli ibridi plug-in già presenti sul mercato. Chiude il quadro la ricarica elettrica, solo a corrente alternata e fino alla potenza di 6,6 kW, con 4 ore circa per un “pieno” di energia, meglio se da fonti rinnovabili.

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La nuova ibrida Dfsk E5 Phev©SimonPalfrader

Dimensioni, abitabilità e quell’optional poco sostenibile…

La E5 Phev è un suv di grandi dimensioni, lo abbiamo detto. A fronte di dimensioni esterne elevate, c’è anche un’abitabilità adatta a famiglie numerose, con 7 posti di cui 5 comodi e i restanti due più adatti a persone di piccola statura. Materiali e finiture sono a livello di molti marchi generalisti europei, con connettività, ampi display, comandi intuibili e i principali sistemi di assistenza alla guida Adas. Immancabile lo schermo touch screen, qui da 10,25 pollici, da cui gestire con una certa semplicità le principali funzioni di connettività.

Non abbiamo trovato traccia sull’origine di plastiche, rivestimenti o in genere sugli impegni ambientali di Dfsk. L’elenco di optional cita (ancora…) gli interni in pelle di origine animale, quando oggi sono disponibili materiali generati persino a partire da scarti della frutta, che rappresentano valide alternative alla pelle animale.

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La nuova ibrida Dfsk E5 Phev©SimonPalfrader

Comfort elevato e standard simil-europei

Per essere un’ibrida plug-in, gli oltre 80 chilometri di autonomia elettrica pongono la E5 Phev fra le ibride con la maggiore autonomia elettrica, sfruttabile (al contrario della quasi totalità dei modelli) fino alla velocità massima, prossima ai 170 chilometri. Il cambio è automatico a variazione continua, perfetto per ridurre lo stress nel traffico, la trazione è sulle ruote anteriori. I consumi dichiarati parlano di 1,2 l/100 km (non lontani dalla realtà, almeno in ambito urbano e con uno stile di guida che sfrutti la rigenerazione in frenata), con emissioni pari a 28 g/km.

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La nuova ibrida Dfsk E5 Phev©SimonPalfrader

Buone prestazioni, elevata efficienza e una tecnologia che rispetta gli standard europei

Unico neo, le dimensioni esterne, che però si traducono anche in un abitacolo molto spazioso, adatto a famiglie numerose, come anticipato. In più, anche se la E5 Phev non è un fuoristrada, sterrati e percorsi non asfaltati si possono però affrontare senza problema, meglio se sfruttando il silenzio (e l’assenza di emissioni locali) offerto dall’autonomia elettrica che, ricordiamo, è fra le migliori del mercato, quasi 90 chilometri.

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