I dieci maiali del rifugio Cuori Liberi sono stati abbattuti tra le proteste dei volontari

Uccisi dieci maiali del progetto Cuori Liberi, nel pavese: alcuni avevano la peste suina ma per i volontari non c’era alcun pericolo per l’uomo.

  • Nulla da fare per i dieci maiali ospiti del progetto Cuori Liberi, nel pavese: alcuni avevano contratto la peste suina africana.
  • Le forze dell’ordine con un blitz sono entrate nel rifugio e hanno abbattuto gli animali: feriti alcuni volontari che hanno cercato di opporsi.
  • Il 5 ottobre era prevista l’udienza al Tar; sono già 34mila i suini abbattuti dall’inizio della Psa.

Non c’è stato nulla fare, nonostante gli appelli e le istante presentate, per i dieci maiali del rifugio Cuori Liberi di Zinasco, in provincia di Pavia: questa mattina, dopo l’intervento delle forze dell’ordine nel rifugio, i suini sono stati uccisi, perché potenzialmente vettori di diffusione della cosiddetta peste suina (Psa). Proprio ieri un gruppo di associazioni, tra cui l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), la Lega antivivisezione, Animal Equality Italia, avevano inviato un’istanza urgente alle autorità chiedendo un diverso esito della vicenda, sottolineando il fatto che gli animali fossero “perfettamente isolati, non destinati alla filiera alimentare, alcuni sani, altri portatori sani di Psa”. Secondo Oipa, i dieci maiali, “se tenuti in vita, sarebbero stati il simbolo del riscatto del lato umano che dovrebbe guidare leggi, regolamenti, ordinanze. Invece sono entrati ignorando le richieste degli attivisti e delle associazioni per la tutela degli animali. Si è preferito trattarli, come sempre, come oggetti, merce”.

Nella sola provincia di Pavia, dove si trova il santuario, sono stati abbattuti a oggi circa 34mila maiali dall’inizio dell’epidemia di peste suina: numeri che danno le dimensioni più generali di un’ecatombe dettata dall’esistenza di allevamenti, intensivi e non, di animali considerati come mera fonte di reddito.

I dieci maiali non costituivano un pericolo 

I dieci maiali ospitati dal rifugio Progetto Cuori liberi di Zinasco erano stati salvati da allevamenti o provenienti da contesti di maltrattamento, ma erano comunque stati condannati a morte da un’ordinanza dell’Agenzia per la tutela della salute di Pavia emessa a seguito della scoperta di un focolaio di peste suina africana presso la struttura: alcuni dei maiali, fino a stamattina, mostravano sintomi lievi ma erano in buone condizioni generali di salute. L’abbattimento sarebbe dovuto avvenire già lo scorso venerdì, ma la mobilitazione degli attivisti, che avevano occupato il santuario, aveva sventato una prima volta l’esecuzione.

Dodici associazioni tra le più rappresentative a livello nazionale a quel punto avevano inviato l’istanza urgente al Commissario straordinario per la Psa e ai responsabili di settore del Ministero della Salute, della Regione Lombardia e dell’Ats di Pavia, nonché al sindaco di Zinasco, chiedendo una moratoria sull’abbattimento e di trovare insieme soluzioni concordate che salvaguardassero la vita dei suini ancora sani presenti all’interno del rifugio. Nella lettera, le associazioni avevano fatto presente che gli animali si trovavano in un “rifugio permanente”, un luogo che accoglie animali non destinati alla produzione alimentare, che vi restano per il resto della loro vita senza essere macellati: nessun rischio, in pratica, per la salute umana, né per la propagazione del contagio. Tutti questi elementi non sono stati presi in considerazione nell’adozione dell’ordinanza di abbattimento.

Il blitz di questa mattina ha colto tutti di sorpresa, anche perché il Tar della Lombardia aveva già fissato per il 5 ottobre l’udienza per esprimersi sul caso. Nonostante questo, in mattinata del forze dell’ordine in tenuta antisommossa e l’Ats sono entrati nel rifugio, scatenando anche una colluttazione con gli attivisti presenti, alcuni dei quali – denuncia la Lega antivivisezione – sono rimasti feriti. Per la Lav si tratta di “una violenza inaccettabile: si uccidono animali isolati e protetti, quando invece si permette ai cacciatori di continuare a uccidere i cinghiali e a portarli in giro contribuendo alla diffusione della Psa. Siamo distrutti ed arrabbiati per questa terribile ingiustizia”.

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