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Diego Parassole. La comicità? Per me è uno strumento per lanciare un messaggio
Il comico Diego Parassole fa questo lavoro dal 2009. E non si tratta solo di comicità, ma di usarla per dire qualcosa, per far riflettere sull’importanza dell’adozione di stili di vita sostenibili.
Metti un comico a scuola e otterrai una giornata piena di risate che fanno bene alla salute e che fanno scattare riflessioni inaspettate, ma per nulla casuali. È il risultato dell’idea di portare lo spettacolo comico “Che bio ce la mandi buona!” di Diego Parassole nelle scuole, come l’Istituto tecnico statale Giulio Natta di Milano dove a novembre decine di studenti hanno potuto riflettere su temi quali l’adozione di stili di vita sani. Come la prevenzione dell’obesità e di altre patologie collegate che rappresentano una spesa crescente per la salute dei cittadini e per la sanità pubblica. L’idea è nata grazie al progetto di ricerca europeo Pegaso, fit for future perché, per prevenire, è fondamentale conoscere e sapere e coinvolgere i ragazzi nel momento in cui iniziano a poter fare scelte alimentari (e non solo) autonome. Dopo lo spettacolo, più che apprezzato da studenti e docenti, abbiamo fatto una conversazione con Parassole per capire quanto sia importante far “ridere in modo sostenibile”.
Perché hai scelto di far ridere parlando di temi importanti, quali la sostenibilità?
Dal 2009, da quando ho iniziato a occuparmi di ambiente, ho sempre affrontato argomenti di questo tipo. Oltre a “Che bio ce la mandi buona”, in questi anni ho scritto altri spettacoli su temi ambientali e un libro che si chiama “All you can eat, mangiare meglio oggi non stare a dieta domani”, tra l’altro molto legato al tema del futuro del cibo molto caro al progetto Pegaso. Con Riccardo Pifferi e Carlo Turati, gli autori storici con cui lavoro, partiamo da dati importanti e cerchiamo di trasformarli in chiave comica. Per il futuro, ho scelto di tuffarmi nel mondo delle neuroscienze e il prossimo spettacolo sarà dedicato al cervello. Noi lavoriamo sempre su argomenti di utilità sociale che ci interessano e che approfondiamo per cultura personale. Ci vuole più tempo, ma ne vale la pena. Ci piace l’idea che questa conoscenza possa essere condivisa. È una forma di comicità diversa, io ho scelto di usarla per dire qualcosa, è uno strumento.
Quanto lavoro c’è dietro questo tipo di spettacoli, tra raccolta e rielaborazione dei dati, rispetto a uno spettacolo tradizionale?
Il mio lavoro è raccogliere, rielaborare e semplificare i dati per renderli fruibili, con tutti i limiti del caso. Intorno a me ci sono alcuni esperti che controllano che non dica stupidaggini. È più impegnativo, ma mi diverte molto di più e so che da quelle risate possono nascere numerose riflessioni.
Quanto sono importanti questi appuntamenti, come quello organizzato da Pegaso, per far passare questi messaggi?
Una cosa importante che ho capito è che c’è bisogno di visione. Pegaso è un progetto estremamente importante e interessante. Mi piacerebbe che presto possa essere esteso a sempre più scuole italiane perché temi quali l’adozione di un’alimentazione corretta o il perseguimento di uno stile di vita sostenibile devono essere alla portata di tutti i ragazzi. A fronte dei classici problemi strutturali che affrontano gli istituti scolastici, sarebbe bello che alcune questioni e temi fondamentali per il futuro di tutti diventassero meno sperimentali e più reali.
Insomma, bisogna imparare a guardare più lontano e meno al futuro prossimo. È difficile far cambiare mentalità a persone che in passato non si sono mai poste la questione della sostenibilità e quindi sono poco consapevoli, ma la realtà, come dimostrano anche le giovani generazioni, è che a fronte di costi più alti oggi, i risultati dimostrano che conviene molto, a tutti! La mia conclusione è che dobbiamo imparare a star bene noi, ma anche ad aumentare l’attenzione e il rispetto nei confronti degli altri. Anzi, a tal proposito devo salutarti perché devo spostare il suv che ho parcheggiato in doppia fila sul marciapiede.
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