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Dieta e mente, il legame c’è
Un articolo pubblicato sul Washington Post esplora il rapporto esistente tra dieta e salute mentale, un campo scientifico nuovo, come spiega Michael Berk, professore di psichiatria alla Scuola di Medicina dell’Università di Deakin in Australia, ma che mostra chiaramente che il legame tra la qualità di ciò che mangiamo e il nostro benessere psichico esiste.
Un articolo pubblicato sul Washington Post esplora il rapporto esistente tra dieta e salute mentale, un campo scientifico nuovo, come spiega Michael Berk, professore di psichiatria alla Scuola di Medicina dell’Università di Deakin in Australia, ma che mostra chiaramente che il legame tra la qualità di ciò che mangiamo e il nostro benessere psichico esiste.
In differenti studi, tra cui nel 2011 un’indagine su oltre 5.000 norvegesi, Berk e i suoi collaboratori hanno trovato tassi più bassi di depressione, ansia e disturbo bipolare tra coloro che hanno consumato una dieta tradizionale di cereali, pesce, carne, frutta e verdura rispetto alle persone che hanno seguito una dieta occidentale moderna basata su alimenti trasformati e spesso già pronti.
“Le diete tradizionali, il cibo che tua nonna avrebbe riconosciuto, sono state associate con un minor rischio di problemi di salute mentale”, ha proseguito Berk. Quello che la ricerca ha evidenziato è che le diete possono variare notevolmente tra le culture, ma che l’elemento che le accomuna è il valore del cibo integro, non elaborato, non trasformato a livello industriale.
“C’è un sacco di clamore sulla dieta mediterranea ma anche la tradizionale dieta norvegese con pesce, crostacei, selvaggina, ortaggi a radice, latticini, pane integrale e l’antica dieta giapponese di pesce, tofu e riso risultano altrettanto protettive della salute mentale”, ha precisato Berk.
L’associazione tra dieta e benessere psichico inizia già nel grembo materno: uno studio condotto nel 2013 su oltre 23.000 madri e figli, guidato da un collaboratore di Berk, suggerisce un legame tra il consumo di dolci e cibi elaborati in gravidanza e problemi comportamentali e di salute mentale nei bambini all’età di 5 anni.
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