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Sana e sostenibile per tutti, la dieta mediterranea diventa “planeterranea”
L’Università Federico II di Napoli lancia un progetto di ricerca globale per adattare la dieta mediterranea ai cibi delle diverse aree del mondo.
- La piramide alimentare della dieta mediterranea è un modello alimentare sano e sostenibile.
- Un gruppo di ricercatori vuole adattare questo regime alimentare ai cibi disponibili nelle diverse aree del mondo.
- L’obiettivo è definire più “piramidi nutrizionali”, basate sugli alimenti disponibili localmente, nutrienti e rispettosi dell’ambiente.
La dieta mediterranea è stata giudicata più volte la migliore al mondo dall’U.S. News&world report, che ogni anno mette a confronto più di quaranta regimi alimentari diffusi a livello mondiale. Il suo “limite”, però, è che gli alimenti che la caratterizzano sono tipici, appunto, dei paesi mediterranei: per questo, un gruppo di studiosi della Cattedra Unesco dell’università Federico II di Napoli ha avuto l’idea di lanciare un progetto di ricerca internazionale per adattare la dieta mediterranea alle tradizioni culinarie e ai cibi dei diversi paesi del mondo, così che tutte le persone possano fare riferimento a un modello di nutrizione sano e sostenibile.
Piramide alimentare e dieta mediterranea: salute e sostenibilità
La dieta mediterranea, dichiarata patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco nel 2010, è basata sul largo consumo di cereali integrali, legumi, verdura, frutta fresca e secca, olio extravergine d’oliva e sull’assunzione di pesce, latticini, uova e una minima quantità di carne, insaccati e dolci. Numerosi studi ne hanno dimostrato i benefici associando questo regime alimentare a una diminuzione del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, metaboliche, neurodegenerative e tumori.
Non solo: la dieta mediterranea rappresenta anche un regime alimentare sostenibile poiché, secondo la piramide alimentare a cui si riferisce, gli alimenti che si consiglia di consumare in maggiori quantità sono quelli con il minor impatto ambientale, mentre quelli da assumere moderatamente, come la carne, sono anche quelli la cui produzione ha conseguenze negative sull’ambiente e sui cambiamenti climatici.
Avocado, tapioca, soia: la dieta mediterranea diventa “planeterranea”
L’intento dei ricercatori è dunque quello di promuovere a livello mondiale un modello alimentare sano e sostenibile, basato sulle proprietà nutrizionali della dieta mediterranea, ma implementato a livello locale utilizzando i prodotti alimentari disponibili nelle diverse aree del mondo. “Planeterranea è il nome che proponiamo per questo nuovo modello alimentare che sarebbe coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030”, si legge nella pubblicazione di Nature.
Gli studiosi hanno già individuato alcuni alimenti con cui si potrebbe adattare la dieta mediterranea nei diversi luoghi del Pianeta: in America Latina, l’avocado, la papaya, le banane verdi e le bacche di açaí rappresentano buone fonti di acidi grassi monoinsaturi, micronutrienti e polifenoli, mentre alcuni cereali dell’Africa centrale, come tapioca e teff si pensa che favoriscano la produzione di acidi grassi a catena corta, come avviene per i cereali integrali tipici della dieta mediterranea.
I semi di sesamo e la soia, tradizionalmente usati in Asia, contengono composti bioattivi e sostanze antiossidanti in grado di ridurre l’ipertensione, lo stress ossidativo, la resistenza all’insulina e i marcatori infiammatori. Le macroalghe marine e la spirulina, ampiamente consumate nei Paesi orientali, rappresentano una fonte importante di polisaccaridi complessi, minerali, proteine e vitamine, con proprietà anticancro, antivirali, antiossidanti, antidiabetiche e antinfiammatorie.
“Su questa base, crediamo che le verdure, la frutta, i cereali e i grassi insaturi disponibili in diverse parti del mondo possano essere combinati per mettere a punto paradigmi nutrizionali locali, basati su prove scientifiche. Puntiamo a definire diverse “piramidi nutrizionali”, basate sugli alimenti disponibili localmente, che presentino le stesse proprietà nutrizionali e gli stessi benefici per la salute – assieme a processi produttivi rispettosi dell’ambiente – osservati per la dieta mediterranea”.
I ricercatori di tutto il mondo sono dunque invitati a contribuire a questo programma di ricerca che che sarà lanciato attraverso una piattaforma dedicata.
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