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— Nello Musumeci (@Nello_Musumeci) July 25, 2023
Serena Giacomin, meteorologa, climatologa e presidente di Italian climate network, spiega le potenzialità e i limiti della meteorologia.
Uragani e grandine al nord, ondate di calore al centrosud: la Protezione civile spiega come difenderci dal meteo estremo. E dagli incendi.
Alluvioni e grandinate record al nord. Caldo sahariano al centro. Incendi fuori controllo al sud. Il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, oggi ha ammesso che “stiamo vivendo in Italia una delle giornate più complicate degli ultimi decenni”, anche se questa complicazione andrebbe allargata quantomeno alle ultime settimane. È vero, però, che in 24 ore si sono registrate ben tre vittime e vigili del fuoco, dirigenti e volontari di Protezione civile, forze dell’ordine, gli operai forestali stanno lavorando senza sosta su più emergenze per difenderci dagli eventi meteo estremi.
Da una parte, è rassicurante il fatto che un ministro del governo sostenga che “lo sconvolgimento climatico impone a tutti noi, a qualsiasi livello, un cambio di passo, senza alibi per alcuno”. Musumeci aggiunge però: “Ma oggi occupiamoci di contenere i danni”. Domani, ha annunciato il ministro a SkyTg24, il governo delibererà lo stato di emergenza per molte regioni: “Lo ha richiesto la Lombardia, ma lo chiederanno anche altre regioni, ho parlato con il presidente del Veneto. I governi regionali faranno una ricognizione con una prima quantificazione dei danni e poi trasmetteranno la richiesta al governo nazionale che delibererà lo stato di emergenza“.
Il compito di difenderci dal meteo estremo spetta senz’altro alle istituzioni. Come singoli cittadini, però, ci sono molte semplici azioni da mettere in pratica per salvaguardare la nostra incolumità, ma anche quella degli altri: la Protezione civile ha redatto da tempo dei vademecum per ogni tipo di emergenza, ecco allora le più importanti cose da fare a seconda del tipo di emergenza.
Nel nord Italia in questi giorni si stanno verificando forti rovesci di pioggia e grandine, di dimensioni anche di una pallina da tennis. Per difenderci dal meteo estremo, se si è all’aperto, magari sorpresi dalla pioggia durante una gita, bisogna scegliere una zona a debita distanza dal letto di fiumi o torrenti, e in posizione rialzata. Ma allo stesso tempo che sia sufficientemente distante da pendii ripidi o poco stabili: intensi gli scrosci di pioggia potrebbero attivare improvvise frane. Quindi guardare a valle, ma anche a monte.
In città, invece, le criticità più tipiche sono legate all’incapacità della rete fognaria di smaltire quantità d’acqua considerevoli che cadono al suolo in tempi ristretti con conseguenti repentini allagamenti di strade. Per questo bisogna evitare sottovia e sottopassi, e ambienti come scantinati, piani bassi, garage.
Se si è al volante, bisogna fare attenzione all’asfalto anche se non ci sono allagamenti, perché la tenuta di strada sarà comunque inferiore e così anche l’efficienza dell’impianto frenante. Se possibile, in caso di pioggia forte e di grandinate anomale, è meglio effettuare una sosta, in attesa che la fase più intensa, che difficilmente dura più di mezz’ora, si attenui. È sufficiente pazientare brevemente in un’area di sosta, ma se possibile, con la grandine in grado di danneggiare o spaccare i lunotti, ancora meglio un garage o un luogo al chiuso.
Si parla sempre di più di clima tropicale per quanto riguarda l’Italia, con annessi cicloni e piccoli uragani, come stiamo vedendo al Nord: forti raffiche di vento associate a un ciclone possono provocare il sollevamento e la caduta di oggetti e strutture, anche di grandi dimensioni, e la rottura di rami, finestre e vetrine. Anche in questo caso abbiamo la possibilità di difenderci dal meteo estremo. In caso di ciclone, se ci si trova all’aperto conviene allontanarsi rapidamente dalla costa verso zone più elevate e trovare riparo in un edificio. Le raffiche di vento potrebbero far sbandare le automobili, dunque è meglio rallentare e raggiungere il luogo sicuro più vicino – preferibilmente un edificio in muratura – evitando di sostare sotto ponti, cavalcavia, strutture e oggetti che potrebbero cadere (come lampioni o impalcature, ma anche alberi).
Se ci si trova in casa, invece, meglio restarci e non uscire assolutamente, neanche per mettere in sicurezza beni o veicoli. Le cose da fare sono chiudere porte, finestre e imposte, ripararsi nella stanza più interna della casa o in corridoio, il più lontano possibile da porte e finestre. E se possibile nei piani alti, ma non all’ultimo, il più soggetto a forti raffiche di vento che potrebbero danneggiare i tetti. Se possibile, andrebbero poste ulteriori protezioni davanti a finestre e vetrate. E poi chiudere il gas e disattivare il quadro elettrico se gli impianti sono ai piani bassi e tenere a portata di mano documenti, farmaci indispensabili, batterie, torcia elettrica, radio a pile, cellulare, acqua in bottiglia. Naturalmente ricordiamoci di far entrare in casa gli animali domestici, particolarmente vulnerabili, e ritirare dai balconi tutti gli oggetti che potrebbero volare via e colpire qualcuno o qualcosa, come vasi e lampade.
Forti venti e mareggiate
Allo stesso modo, in caso di venti forti o mareggiate, chi si trova in strada dovrà evitare le zone esposte possibile distacco di oggetti esposti o sospesi e alla conseguente caduta di oggetti anche di piccole dimensioni e relativamente leggeri, come un vaso o una tegola, ma anche le strade alberate: l’infortunio più frequente associato alle raffiche di vento riguarda proprio la rottura di rami, anche di grandi dimensioni, che possono sia colpire direttamente la popolazione che cadere ed occupare pericolosamente le strade, creando un serio rischio anche per motociclisti ed automobilisti.
In ambiente urbano, in generale, sono particolarmente a rischio tutte le strutture mobili, specie quelle che prevedono la presenza di teli o tendoni, come impalcature, gazebo, strutture espositive o commerciali temporanee all’aperto, delle quali devono essere testate la tenuta e le assicurazioni. Occhio anche al volante, soprattutto all’uscita dalle gallerie e nei viadotti; sembra contro-intuitivo ma i mezzi più soggetti al pericolo sono i furgoni, mezzi telonati e caravan, che espongono alle raffiche una grande superficie e possono essere letteralmente spostati dal vento, anche quando l’intensità non raggiunge punte molte elevate.
Al mare, il forte vento crea il rischio di mareggiate, in particolare se il vento proviene perpendicolarmente rispetto alla costa. Per questo bisogna presta la massima cautela nell’avvicinarsi al litorale o nel percorrere le strade costiere; evitare di sostare su moli e pontili, di fare il bagno, di andare in barca.
Mentre il nord è battuto da quelli che in molti ancora, anche nelle istituzioni, si ostinano a chiamare maltempo, nelle altre regioni imperversa ancora l’anticiclone africano, con temperature che fanno segnare record giorno dopo giorno (l’ultimo, i 47 gradi di Palermo).
Il caldo causa problemi alla salute nel momento in cui altera il sistema di regolazione della temperatura corporea. Per questo, per difenderci dal meteo estremo durante i giorni in cui è previsto un rischio elevato di ondate di calore e per le successive 24 o 36 ore la Protezione Civile consiglia di non uscire nelle ore più calde, dalle 12 alle 18, soprattutto ad anziani, bambini molto piccoli, persone non autosufficienti o convalescenti. E cede anche all’utilizzo dei climatizzatori, ma non al di sotto dei 25-27 gradi: sia per inquinare meno, sia perché un eccessivo sbalzo improvviso di temperatura potrebbe fare male all’organismo. Se si usa invece un ventilatore, non indirizzarlo direttamente sul corpo. Poi un altro must: bere e mangiare molta frutta ed evitare bevande alcoliche e caffeina, indossare abiti e cappelli leggeri e di colore chiaro all’aperto evitando le fibre sintetiche.
Ma non c’è solo il meteo estremo. La Sicilia, la Calabria, la Sardegna e non solo bruciano. Come tutte le estati e forse stavolta anche di più. Premesso che molti incendi sono di origine dolosa e che le regioni si stanno attrezzando per monitorare e fermare le azioni dei piromani, la Protezione Civile si raccomanda di mettere in pratica alcune azioni – anche in questo caso semplici ma essenziali – per prevenire un incendio colposo.
Per esempio non gettare mozziconi di sigaretta o fiammiferi ancora accesi, che possono incendiare l’erba secca; non accendere fuochi nel bosco, e anche nelle aree attrezzate non abbandonare mai il fuoco e prima di andare via accertarsi che sia completamente spento. Quando si parcheggia l’auto accertarsi che la marmitta non sia a contatto con l’erba secca, perché potrebbe facilmente incendiarla. Non abbandonare i rifiuti nei boschi e nelle discariche abusive perché sono un pericoloso combustibile. Non bruciare, senza le dovute misure di sicurezza, le stoppe, la paglia o altri residui agricoli.
Se il danno invece ormai è fatto, bisogna chiamare immediatamente il numero di soccorso 115 del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco o, dove attivato, il numero unico di emergenza 112. Attenzione: quante volte non lo abbiamo fatto, certi che ci avesse già pensato qualcun altro? Sbagliato: melium abundare quam deficere, gli operatori non vi manderanno a quel paese per aver fatto il vostro dovere. Dopodiché, bisogna cercare subito una via di fuga sicura, come una strada o un corso d’acqua, non fermarsi in luoghi verso i quali soffia il vento, stendersi a terra in un luogo dove non c’è vegetazione incendiabile perché il fumo tende a salire e in questo modo si evita di respirarlo.
Se non c’è altra scelta che attraversare il fuoco, farlo dove è meno intenso per passare dalla parte già bruciata. E poi, un appello agli automobilisti: l’incendio non è uno spettacolo, meglio non sostare lungo le strade per non intralciare i soccorsi.
Ma c’è soprattutto un problema grosso, che riguarda il nostro patrimonio boschivo, e che porta ogni estate al dover affrontare la questione incendi: l’incuria e l’abbandono dei nostri territori. Per questo Antonello Fiore, presidente nazionale della Società italiana di geologia ambientale, lancia un appello alla prevenzione, spiegando che “il cittadino deve diventare sentinella del territorio. Ad esempio penso alla possibilità di conoscere i versanti di montagna. In questo modo, soprattutto le nuove generazioni capiranno che un territorio bruciato non solo attenta alla vita di tutti ma non dona più i prodotti con i quali apparecchiamo le nostre tavole”.
Gli incendi degli ultimi anni, soprattutto nelle regioni meridionali, per il dottor Fiore “confermano che necessita un cambio di strategie nel governo di questi fenomeni e nel governo del territorio. Oggi gli incendi, favoriti da una scarsa manutenzione dei boschi e da lunghi periodi di siccità, e i mesociclioni dalle caratteristiche simili a quelli tropicali, si alternano nella stessa stagione con effetti devastanti prima e dopo, conseguenza indiretta della crisi climatica”. Almeno su questo fronte, spiega il presidente della Sigea, soluzioni immediate ce ne sarebbero: “Dobbiamo essere molto severi nei confronti di chi appicca il fuoco, e dobbiamo integrare le forme di prevenzione con politiche che garantiscono una maggiore fruizione degli spazi verdi, sostenendo per esempio occasioni di svago e sport nei boschi. Così facendo ognuno di noi diventerà vedetta e custode del bosco, prezioso bene comune”.
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