In Europa la transizione energetica è vicina, grazie a un mix di eolico e solare, ma infrastrutture e burocrazia rischiano di rallentarla
Digiwatt, l’app che usa l’intelligenza artificiale per monitorare (e ridurre) i consumi energetici
Digiwatt è uno strumento per misurare i consumi energetici della propria casa o azienda. Perché la transizione energetica dipende dalla consapevolezza.
- L’intelligenza artificiale permette di monitorare i consumi di elettricità della propria casa.
- Digiwatt ne tiene traccia attraverso un dispositivo, per poi comunicare i risultati via app.
- I suggerimenti su come ridurre le attività energivore permettono di tagliare i kWh in bolletta.
Se ne parla molto ultimamente, ma l’intelligenza artificiale è già tra noi da parecchio tempo. Sfruttarla per scopi virtuosi non è sempre scontato, ma c’è una startup che fa proprio questo. Digiwatt è un’app – e un dispositivo – che capisce, proprio grazie all’intelligenza artificiale, quanto consumano i nostri elettrodomestici di casa. In questo modo, noi consumatori abbiamo la possibilità di ridurre i consumi, facendo del bene all’ambiente e al portafogli.
Nata da un’idea di Veos Digital, startup che si occupa di sviluppare soluzioni software basate su algoritmi di intelligenza artificiale per il mondo dell’energia, della manifattura e del commercio, Digiwatt è entrata a buon diritto nella galassia di LifeGate Way, la rete di LifeGate che mette in contatto tra loro i protagonisti dell’innovazione sostenibile. È stata selezionata anche per Cloud for impact, il programma di accelerazione in collaborazione con OVHcloud. La transizione energetica, infatti, passa anche da consumi più consapevoli, oltre che rinnovabili: conoscere il proprio impatto è un vantaggio in uno scenario energetico sempre più decentralizzato e in questo Digiwatt si propone come un utile alleato.
Come funziona Digiwatt
Digiwatt è una proposta innovativa composta da due parti: un dispositivo (uno smart meter) e un’applicazione consultabile da smartphone e computer. Il dispositivo viene posizionato all’interno del quadro elettrico di casa, in maniera molto semplice, e permette di capire precisamente quanta energia viene consumata nell’abitazione. Infatti, una volta connesso al wi-fi, il sensore invia i dati a un cloud dove gli algoritmi riescono a identificare il pattern di consumo di ogni specifico elettrodomestico.
Di conseguenza, l’app restituisce un’analisi dettagliata dei consumi: il costo stimato, il consumo istantaneo, il profilo prestazionale (perché i profili degli utenti della community vengono poi messi a confronto) e, naturalmente, i consumi divisi per elettrodomestico. Un modo preciso per monitorare le proprie abitudini.
A cosa serve essere più consapevoli dei propri consumi
Forno, condizionatore, frigorifero: scoprire quanto consuma effettivamente un elettrodomestico è un modo per essere più consapevoli dei propri consumi e agire di conseguenza. Digiwatt, infatti, offre numerosi suggerimenti su come ridurre le attività energivore, arrivando a tagliare i kWh in bolletta.
Inoltre, il sistema può essere integrato con i produttori di inverter e batterie che forniscono i dati di produzione relativi ai pannelli fotovoltaici e ai sistemi di accumulo. Questi dati diventano particolarmente utili per chi intende entrare a far parte delle comunità energetiche, laddove esistono, in quanto l’app è in grado di avere un controllo preciso e in tempo reale sui consumi di casa per massimizzare l’autoconsumo locale e gli incentivi erogati dal Gse, il gestore dei servizi energetici.
Un’app che spegne in automatico i dispositivi in standby
Digiwatt si rivolge non solo agli utenti domestici, ma anche alle aziende. L’app, infatti, è in grado non solo di disaggregare i consumi ma anche di predisporre in automatico l’accensione e lo spegnimento di pc o elettrodomestici nel caso rimanessero involontariamente accesi. “Una delle più alte voci di costo delle nostre bollette è legata ai dispositivi in standby che arrivano a incidere per circa il 20 per cento sul totale”, spiega Simone Geravini, Ceo di Veos Digital. Negli Stati Uniti la chiamano vampire energy ed è arrivata a costare circa 20 miliardi di dollari l’anno. Una cifra enorme e un dispendio energetico folle per un comportamento che può essere facilmente evitato.
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