Lynk & Co presenta la nuova elettrica 02: pensata per l’Europa, prodotta in Cina, si può (anche) noleggiare e offre fino a 445 chilometri di autonomia.
Quanto contano le dimensioni (e il peso) di un’auto elettrica? Molto, vediamo perché
Costruire auto elettriche più piccole e leggere avrebbe impatti positivi su ambiente e sicurezza. E invece… Cosa sta succedendo negli Usa, dove il “gigantismo” dilaga.
- Negli Stati Uniti le auto elettriche sono sempre più grandi e pesanti, con impatti negativi su ambiente, costi e sicurezza.
- L’auto elettrica più è leggera e compatta, più è efficiente e sostenibile nell’intero ciclo di vita.
- Il fenomeno del “gigantismo” dell’elettrico rischia di contaminare anche l’Europa.
Costruire auto elettriche più piccole e leggere avrebbe numerosi vantaggi, dai benefici in termini di efficienza ed emissioni fino alla riduzione dell’uso di materie prime, fino alla sicurezza. Eppure, l’industria sta andando nella direzione opposta, a partire dagli Stati Uniti. A fare il punto sull’auto elettrica ci ha pensato recentemente il Guardian che ha analizzato come i costruttori auto americani stiano sempre più spingendo la produzione di grandi e pesanti Suv elettrici che, come spiega bene l’articolo, sicuramente sono una scelta migliore dei loro equivalenti modelli a benzina (il diesel negli Usa ha una scarsissima diffusione), ma in molti casi hanno un impatto complessivo peggiore di molte auto a benzina di dimensioni inferiori. Il “gigantismo” non è una tendenza che riguarda solo gli Stati Uniti, dove la transizione elettrica della mobilità è uno dei pilastri dell’amministrazione Biden per affrontare la crisi climatica, ma è un problema che riguarda sempre più anche l’Europa.
Produrre veicoli elettrici più leggeri e compatti significa vantaggi per l’ambiente e la sicurezza
Rimaniamo negli Stati Uniti dove nell’aprile scorso la General Motors ha annunciato l’uscita di produzione entro l’anno della sua elettrica più venduta, la Chevy Bolt. Apprezzata per le dimensioni compatte e il prezzo accessibile (meno di 30mila dollari, grazie anche all’accesso ai benefici dell’Inflation reduction act, il disegno di legge che contiene una serie di misure volte a incentivare, tra gli altri, la mobilità elettrica), la Bolt è stata lanciata nel 2016 per contrastare la più compatta delle Tesla.
La General Motors ha annunciato che linee di produzione della Bolt in Michigan verranno riconvertite alla costruzione di nuovi modelli, sempre elettrici ma di dimensioni decisamente imponenti, come Silverado e GMC Sierra. Una quasi ossessione quella per grandi Suv e pick-up negli Stati Uniti, dove questo tipo di auto è sempre stato molto apprezzato e che adesso sta conquistando consensi anche nelle varie declinazioni elettriche; General Motors ha comunicato l’obiettivo di vendere 1 milione di auto a “zero” emissioni entro il 2025. Produrre auto elettriche di grandi dimensioni per i costruttori è finanziariamente più redditizio perché assicura maggiori margini, ma andrebbero considerati altri aspetti, oltre a quelli economici. Vediamo i più rilevanti.
La Casa Bianca mira a vendere il 50 per cento di elettriche entro il 2023
L’analisi del Guardian prosegue poi, arricchita da una serie di testimonianze e ricerche che mostrano come negli Stati Uniti chi vuole scegliere un’auto elettrica ha sempre meno opzioni compatte e accessibili, a fronte di un proliferare di modelli sì elettrici, ma sempre meno efficienti. L’amministrazione Biden mira a vendere il 50 per cento di auto elettriche entro il 2030, ad oggi siamo a una quota di mercato poco oltre il 5 per cento, un filo meglio del 4 per cento dell’Italia. Inoltre, il prezzo medio di un’auto elettrica negli Usa è di circa 15mila dollari maggiore rispetto a una vettura a benzina di segmento medio.
E l’incremento delle dimensioni di certo non aiuta a rendere più accessibile l’auto elettrica, anzi. Ma il prezzo non è l’unico problema. Dimensioni inutilmente eccessive non solo peggiorano la sostenibilità nel suo complesso, con uno spreco di grandi quantità di minerali rari come litio e cobalto necessari per costruire le enormi batterie, ma un’auto elettrica più è grande e pesante e più energia ha bisogno per spostarsi. Per non parlare dello spazio occupato nei parcheggi.
Auto elettrica: l’analisi dell’American council for an energy-efficient economy
Che i veicoli elettrici siano sempre una scelta più virtuosa in termini di emissioni, efficienza e costi di utilizzo, rispetto a un equivalente modello alimentato a benzina o diesel, è una certezza inconfutabile dimostrata da studi e ricerche. Ma il dato dimensionale più volte citato fa la differenza. Come mostrano le classifiche dell’Aceee, l’American council for an energy-efficient economy, un ente di ricerca indipendente che supporta negli Usa politiche per ridurre lo spreco di energia e combattere il cambiamento climatico, i veicoli elettrici di grandi dimensioni sono meno efficienti rispetto a un’auto a benzina più compatta, principalmente a causa delle emissioni prodotte nel loro intero ciclo di vita, a partire dalla produzione.
E c’è un altro aspetto che preoccupa Oltreoceano: auto elettriche sempre più grandi e costose non consentono una transizione accessibile, impedendo di fatto ai ceti a basso reddito di mettere in atto comportamenti d’acquisto più sostenibili. Sempre secondo le analisi dell’Acee, modelli elettrici compatti come la citata Chevy Bolt ottengono un rating decisamente migliore, per esempio, dell’F-150 Lightning, la versione elettrica del pick-up Ford, a lungo il modello più venduto d’America. E tornando all’accessibilità, valga l’esempio dell’Hummer elettrico, che con un prezzo di 110mila dollari, da solo ha una batteria che pesa quanto una piccola auto, per non parlare delle quantità di litio contenute. Insomma, il mercato dell’elettrico sembra seguire trend e logiche opposti a seconda dei mercati, non sempre razionali.
Il “gigantismo” dell’auto elettrica rischia di contaminare anche l’Europa
Come dimostrano numerosi studi (oltre ad alcune “banali” intuizioni), i veicoli più grandi hanno anche altri svantaggi, oltre agli aspetti già considerati. Pensate al rischio che possono rappresentare per la sicurezza di pedoni e ciclisti soprattutto in città, a causa della loro presenza inutilmente imponente, della velocità e della potenza che può spingere (vedi i recenti fatti di cronaca) a stili e comportamenti di guida a rischio. Se è vero che la sostituzione di Suv e in genere di veicoli di grandi dimensioni endotermici con equivalenti a trazione elettrica è sempre e comunque un passo avanti, l’aspetto dimensionale preoccupa: secondo una stima del Guardian negli Stati Uniti, dove i trasporti sono la principale fonte di emissioni, entro il 2025 il 78 per cento di tutti i veicoli venduti saranno Suv, camion o furgoni, la cui dimensioni è difficile immaginare che si ridurranno. L’Europa, dal canto suo, rischia di seguire l’esempio americano, con Suv e crossover elettrici in vetta alle classifiche di vendita, molti con dimensioni (e pesi) in preoccupante ascesa.
Perché la sostenibile leggerezza dell’auto (specie se elettrica) è così importante
Le dimensioni di un’auto, lo abbiamo visto, fanno molto. Ma non tutto. Anche il peso ha un grande impatto. Ridurre il peso di un’auto significa dover impiegare meno energia per muoverla: numerosi studi dimostrano che ridurre il peso di un’auto del 10 per cento riduce i consumi fino all’ 8 per cento. Ma non basta. L’utilizzo di materiali più leggeri può ridurre il peso di un’auto della metà. Un problema, quello del peso, che riguarda ancora di più le auto elettriche, il cui gruppo motopropulsore (batteria e motore elettrico) pesa in media il 125 per cento in più rispetto a un modello endotermico. Quindi cosa può fare l’industria automobilistica per ridurre il peso di un’auto? Usare materiali come il magnesio al posto dell’acciaio per esempio: si tratta di un materiale disponibile in grandi quantità e con ottime qualità di resistenza e riciclabilità, il che ne fa uno dei materiali sui quali punterà di più l’industria automotive in futuro. In aggiunta, nuovi processi produttivi ispirati all’economia circolare e in genere i neomateriali potranno certo aggiungere ulteriori vantaggi.
New York tassa le auto in base al peso
Tassare le auto pesanti e ridurre le dimensioni delle batterie per sostenere i vantaggi derivanti dall’elettrificazione dei trasporti. La proposta arriva dalla rivista americana Nature che in un articolo spiega bene come per spingere il mercato a proporre auto elettriche più leggere, e massimizzare così i benefici per il clima e la sicurezza, potrebbe servire una “spintarella”. Ossia tassare le auto in base al peso, come succede già a New York. “Un problema che ha ricevuto troppo poca attenzione”, spiega l’articolo, “è il progressivo aumento del peso dei veicoli che fra pick-up e Suv (che da soli rappresentano il 57 delle vendite negli Stati Uniti), è aumentato fino al 32 per cento dal 1990”.
L’analisi di Nature sull’impatto del peso prosegue con una serie di aspetti già affrontati, come batterie, consumi, sicurezza in caso di collisione e così via; la versione elettrica del citato Ford F-150 pesa 700 chili in più rispetto all’analogo modello a benzina. Nature si spinge oltre però, affermando che il numero di vittime coinvolte negli incidenti è destinato ad aumentare con il progressivo aumento del peso dei veicoli elettrici, con rischi sia per altri veicoli più leggeri, sia per i pedoni. Veicoli elettrici più pesanti significa anche più emissioni di particolato, dovuto all’usura di freni e pneumatici.
Ma l’analisi di Nature tocca anche aspetti più complessi, come il rapporto fra costi sociali ed emissioni, mettendo in relazione l’eccesso di peso con la qualità dell’aria e i costi sociali per la sicurezza stradale. La soluzione? Più che una tassa in base al peso, che penalizzi i veicoli più pesanti, come suggerisce l’autore dell’articolo potrebbe servire un credito fiscale a favore dei veicoli più leggeri ed efficienti, una sorta di incentivo a sostegno della leggerezza, magari con un criterio che premi anche l’accessibilità economica.
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