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Diossina nelle uova, a Taranto chiedono analisi
Gli ambientalisti di Taranto analizzano le uova di galline allevate in fattorie della zona e trovano valori alti di composti nocivi. Fondo Antidiossina e Peacelink ora chiedono che sia accertata l’origine della contaminazione da diossina nelle uova e che si facciano più analisi. I valori di diossina riscontrati sono sotto il “limite di azione”, ma
Gli ambientalisti di Taranto analizzano le uova di galline allevate in fattorie della zona e trovano valori alti di composti nocivi. Fondo Antidiossina e Peacelink ora chiedono che sia accertata l’origine della contaminazione da diossina nelle uova e che si facciano più analisi.
I valori di diossina riscontrati sono sotto il “limite di azione”, ma vengono “confermate criticità per valori abbastanza elevati di diossine, furani e pcb e per questo è necessario un controllo costante da parte delle Autorità sanitarie”. Lo sottolinea il presidente del Fondo Antidiossina onlus Fabio Matacchiera riferendosi ai risultati delle analisi fatte compiere su numerose uova di galline ruspanti prelevate presso alcune masserie situate in prossimità di Martina Franca (Taranto). I controlli sono stati eseguiti dal Centro specializzato ‘R&C Lab s.r.l. di Altavilla Vicentina. Lo scopo era quello di “ricavare dei dati prettamente conoscitivi” rivelatisi “estremamente interessanti”.
In relazione alle analisi sulle uova, Matacchiera fa rilevare “che le quantità di pcb e le stesse diossine e furani ritrovate in detti campioni rappresentano una criticità che merita ulteriori approfondimenti, pur ribadendo che le analisi del Fondo Antidiossina sono solo di tipo conoscitivo e che quelle ufficiali spettano agli organi sanitari preposti”. Le concentrazioni di inquinanti si attestano sul “50% del valore ‘limite di azione’ che è di 1,75 pg/gr, secondo le nuove normative”.
L’Arpa Puglia precisa che i valori nelle uova esaminate sono innocui: “I valori riportati nei tre rapporti di prova relativi alle uova degli allevamenti di Martina Franca sono inferiori sia ai limiti massimi (per intenderci, quelli al di sopra dei quali è vietata la commercializzazione del prodotto e se ne obbliga la distruzione) sia ai livelli di azione ( che impongono ulteriori indagini e procedure di risanamento)”. Ma secondo il Fondo Antidiossina questi livelli comunque “non possono far fare sonni tranquilli agli allevatori e agli stessi consumatori, né si può escludere – conclude Matacchiera – che in altre aree limitrofe del martinese, distanti anche oltre i 20 km dal polo industriale jonico, queste sostanze si siano accumulate o si possano accumulare nel prossimo futuro nella sostanza organica animale in quantità maggiori, tali da raggiungere e superare i limiti di legge”.
La stessa Onlus, nel gennaio 2011, “fu la prima – ricorda Matacchiera – a lanciare l’allarme ‘cozze alla diossina’ del Mar Piccolo, che ha comportato tutta una serie di restrizioni riguardanti l’allevamento e la commercializzazione di quei mitili in alcune aree del mare di Taranto”. E sempre il Fondo Antidiossina “negli anni passati ha provveduto a far analizzare il latte materno di alcune mamme di Taranto, riscontrando, in alcuni casi, anche la presenza rilevante di diossine e pcb (dioxin like), fino al valore impressionante di 39,90 pg/gr lipo (40 picogrammi/grammo su materia grassa)”.
Ora bisognerebbe analizzare le uova del supermercato. Il presidente di Peacelink Taranto Alessandro Marescotti ha già scritto al Servizio Consumatori dell’Ipercoop per chiedere se sono state fatte analizzare per rilevare eventuali tracce di diossina le uova vendute dal supermercato. “Conoscendo la serietà con cui la Coop controlla scrupolosamente i propri prodotti con analisi di laboratorio – scrive Marescotti a Coop Estense – chiediamo se sono state fatte analizzare le vostre uova da laboratori specializzati per verificare la presenza di diossina e se è possibile ricevere i vostri dati in modo da poterli comparare con quelli emersi dai controlli del Fondo Antidiossina Taranto”.
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