La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
Diritti animali, ecco le iniziative da tener d’occhio
Le iniziative delle associazioni animaliste che riguardano i diritti animali sono tante. E tutte validissime. Ecco le più significative e importanti
- I diritti animali sono imprescindibili in una società civile.
- Spesso, però, vengono dimenticati e sottovalutati.
- Nel panorama delle iniziative delle associazioni animaliste abbiamo scelto quelle più importanti e attuali nel momento storico che stiamo vivendo.
Nel panorama sempre più composito dei diritti animali ogni giorno c’è un tassello – nel bene o nel male – da aggiungere e commentare. Mai come in questi ultimi temi, infatti, le associazioni animaliste sono state impegnate a fronteggiare gli assalti, i problemi, le incongruenze legislative che una società, “dalla parte degli animali” solo a parole, esprime nei confronti dell’ambiente che ci circonda e dei suoi abitanti. Abbiamo pensato, quindi, di stilare un elenco delle azioni più incisive e importanti che in questi ultimi mesi riguardano i nostri amici a quattro zampe e che hanno bisogno di essere supportate ed evidenziate nell’ottica di un rapporto migliore con quello che ci circonda. E con chi abita, insieme a noi, il pianeta terra.
I diritti animali degli orsi in Trentino
Che gli orsi siano una specie resiliente ormai è noto da tempo. Ma quello che sta succedendo in questi ultimi anni in Trentino non può essere taciuto né dimenticato e certo dimostra come l’accanimento umano stia, a poco a poco, minando una specie atavicamente presente nell’ecosistema. Abbiamo già affrontato in diversi articoli la triste situazione in cui versano gli orsi detenuti al Casteller. E non è questo il luogo per parlare nuovamente della vicenda dell’orsa JJ4, ritenuta responsabile dell’aggressione al runner Andrea Papi. Ma è importante, a questo punto, conoscere quello che stanno facendo in merito le associazioni animaliste per proteggere e salvaguardare gli orsi del Trentino. L’Oipa – Organizzazione internazionale protezione animali – riassume quello che sta accadendo in una dichiarazione di Valentina Bagnato, responsabile delle relazioni internazionali: “In questi giorni abbiamo ottenuto le indicazioni sulla procedura da adottare per l’eventuale trasferimento dell’orsa JJ4. Si tratta di un procedimento minuzioso e attento alla salute e al benessere dell’animale di cui abbiamo informato il Ministero, garantendo la sicurezza nel trasporto, il controllo sanitario e la gestione del soggetto. Naturalmente per la nostra associazione sarebbe preferibile una nuova immissione in natura, ma se non sarà possibile questa sembra essere una delle soluzioni da valutare. L’Oipa potrebbe anche avviare una raccolta fondi per sostenere almeno in parte le spese per l’operazione”.
Intanto l’ufficio legale dell’associazione ha depositato alla Procura della Repubblica di Trento la denuncia querela contro ignoti per uccisione di animale annunciata dopo il ritrovamento del corpo dell’orso M62 tra il Lago di Molveno e San Lorenzo Dorsino. E la morte di un giovane esemplare potrebbe configurare l’ipotesi di “reato di uccisione di animale” ai sensi dell’art. 544 bis del Codice penale. D’altra parte, è del 10 maggio una dichiarazione preoccupante del consigliere trentino Ivano Job che, durante la discussione sulle risoluzioni collegate alla comunicazione sulla gestione degli orsi del presidente della Giunta Maurizio Fugatti, ha affermato che se “non ci sarà una risposta di buon senso, ponendo prima le persone e poi gli animali, i trentini non subiranno ancora”. Non dimentichiamo che chiuso nel Casteller da anni c’è M49, detto anche “Papillon” per i suoi tentativi di evasione, e rischia di finirci anche MJ5, se catturato. Anche quest’ultimo, come JJ4, è oggetto dei decreti di abbattimento del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Insomma, la persecuzione degli orsi trentini non sembra destinata a finire a breve. Ma le associazioni animaliste stanno reagendo duramente e c’è da sperare che l’ondata di sdegno per quel che accade faccia cambiare il seguito delle cose. A beneficio degli orsi, ma anche della salute del nostro ecosistema.
Il triste destino delle razze brachicefale
Sono di moda. E tanto. Parliamo dei cani e dei gatti brachicefali, quelli per intenderci con muso quasi inesistente, grandi occhi sporgenti, orecchie minuscole. Creature completamente fuori dagli standard morfologici della specie, destinate a una vita di malattie e problemi fisici che, spesso, condannano a una morte precoce. E proprio sui brachicefali c’è da segnalare la campagna di Sara Turetta e di Save the Dogs, l’associazione di cui è presidente. “Bulldog inglesi e francesi, carlini, ma anche gatti persiani o scottish fold sono alcune delle razze preferite da vip e influencer come Chiara Ferragni e Federica Pellegrini. Profili con milioni di followers che inevitabilmente rendono questi animali di gran moda, innescando comportamenti di emulazione. L’ultimo in ordine di tempo a esporre il proprio quattrozampe è Gianni Morandi, che nei giorni scorsi si è fatto immortalare su Instagram con un gattino di razza british shorthair, facendo letteralmente impazzire i suoi fan. Ma cosa hanno in comune tutti questi animali? Appartengono alla categoria dei brachicefali, cioè a quelle razze in cui il muso risulta schiacciato e il cranio tondo, caratteristiche somatiche frutto di una selezione genetica che ha un unico scopo: rispondere a canoni estetici che piacciono e che quindi incrementano le vendite”.
Alle dichiarazioni dell’associazione animalista fa seguito Ermanno Giudici, blogger e scrittore: “Sono proprio le razze brachicefale, selezionate per assomigliare a eterni cuccioli con sembianze umane che, secondo i veterinari di tutto il mondo, hanno i maggiori problemi a condurre una vita normale. L’esistenza di molti di questi animali è penosa e i medici ne sono i primi testimoni, perché sono migliaia i quattrozampe di questo tipo che hanno bisogno di cure importanti per poter sopravvivere, quando non addirittura di interventi di chirurgia plastica per poter respirare”. Non solo. L’esposizione mediatica delle razze brachicefale ha determinato una crescita di allevamenti amatoriali totalmente privi di controllo, che vanno ad alimentare il traffico illegale di cuccioli in arrivo dai paesi dell’Est Europa, proprio per far fronte a una domanda crescente che sembra non tener conto dei diritti animali e dei modi per preservarne salute e benessere.
Anche su queste problematiche noi di LifeGate siamo stati attenti osservatori e, per brevità, vi riportiamo gli articoli in cui si può trovare maggiori informazioni sull’argomento.
I diritti animali e la prevenzione delle malattie
Ci sono malattie invalidante e, spesso, mortali che continuano ad affliggere i nostri amici a quattro zampe. E ancora tanto si deve fare per prevenirle e curarle. E’ il caso della leishmaniosi, patologia subdola e speso mortale se non tenuta sotto controllo. Per la prevenzione e la cura di questa malattia ci sono però da segnalare iniziative lodevoli ed efficaci. Come quella della fondazione Cave Canem che ha visto oltre 450 cani ospitati dal canile Valle Grande di Roma sottoposti ai test sulla leishmaniosi canina con la collaborazione del C.Re.Na.L. (Centro di Referenza Nazionale per la Leishmaniosi di Palermo), eccellenza nazionale nel settore. Con loro lo staff del canile rifugio romano che solo nel 2022 ha facilitato l’adozione di 315 cani. A effettuare le analisi, oltre a medici e tecnici veterinari, c’erano anche i rappresentanti del team di educatori cinofili della fondazione coordinati dal dog trainer manager Mirko Zuccari che hanno contribuito a gestire i pazienti a quattro zampe durante i prelievi in box e nella nuova sala visite di recente allestimento.
I test saranno analizzati dai professionisti del C.Re.Na.L. coordinati dal dottor Fabrizio Vitale e i risultati andranno ad arricchire le schede anagrafiche di ogni cane. Per i soggetti che risulteranno positivi alla leishmaniosi verrà avviata immediatamente la terapia. Per tutti gli altri verranno intensificati i protocolli di prevenzione. Una ricerca scientifica sarà infine realizzata a conclusione di questa iniziativa per dimostrare come la prevenzione e la cura possano garantire cani sani e in pieno benessere anche nei canili, favorendone in questo modo le adozioni.
Non è la prima volta che la fondazione Cave Canem si occupa del tema: già nel 2020 è stata promossa una simile iniziativa al canile intercomunale di Modena e al canile intercomunale di Magreta. Ma la maxi operazione di Valle Grande costituisce un precedente significativo nell’ambito della tutela del diritto all’assistenza veterinaria dei cani in canile e permette di portare avanti l’idea che anche quelli costretti a vivere in un box meritano di beneficiare di servizi di assistenza qualitativamente elevati.
Cani aggressivi? No, grazie
Le tematiche sui cani aggressivi, mordaci e fuori controllo è molto sentita non solo dai privati che, molte volte, si trovano ad affrontare il problema senza trovare aiuti efficaci, ma anche e soprattutto dalle associazioni animaliste che si occupano di diritti animali e del recupero dei soggetti . La fondazione Cave Canem agisce da tempo nel settore, formando addestratori cinofili specializzati proprio nel campo e promuovendo corsi specifici a supporto delle famiglie che hanno accolto cani problematici provenienti dai canili.
Grazie a un training intensivo da svolgere sul campo con cani che presentano un ventaglio significativo di stereotipie e alterazioni comportamentali di rilievo, e affiancati da docenti che forniranno ai partecipanti gli strumenti per lavorare come educatori cinofili presso canili/rifugio, è possibile completare la propria formazione e offrire supporto non solo ai nuclei familiari, ma diventare consulenti tecnici delle forze di polizia o delle istituzioni, senza dimenticare un ulteriore obiettivo, quello di svolgere al meglio l’attività di volontariato.
L’offerta formativa, trasversale e altamente professionalizzante, va dalla valutazione comportamentale del cane fino alla conclusione del percorso di recupero, passando dalla definizione di un piano di interventi per garantire sia la serena permanenza all’interno del canile sia per preservare l’equilibrio del contesto familiare. Grazie a un programma completo e articolato, i partecipanti acquisiranno nuove tecniche per cogliere i tratti distintivi delle stereotipie e dei disagi comportamentali derivanti da un’errata gestione o addirittura da situazioni di maltrattamento e detenzione incompatibile.
Per informazioni sui corsi di specializzazione rimandiamo ai seguenti link:
https://fondazionecavecanem.org/prodotto/corso-di-specializzazione-in-recupero-comportamentale/ – [email protected]
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