Nel discorso sullo stato dell’Unione, Ursula von der Leyen promette una legge sulle materie prime critiche, una banca dell’idrogeno, e tasse sugli extra-profitti.
Una legge europea sulle materie prime critiche. L’istituzione di una banca dell’idrogeno. Una tassazione sugli extra-profitti delle società energetiche si stanno arricchendo con le fonti fossili. E, da ultimo, il disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità prodotta con le fonti rinnovabili a basso costo. Sono le principali proposte avanzate da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, annunciate questa mattina durante il discorso sullo stato dell’Unione per ridurre i consumi energetici alla luce della penuria di gas disponibile (dopo il blocco del gasdotto Nord Stream 1 da parte della Russia) e l’impennata dei prezzi dell’energia che ne è conseguita.
We have brought Europe’s inner strength back to the surface. With unity, solidarity and determination.
Il discorso sullo stato dell’Unione è il più importante momento di incontro annuale tra la Commissione e il Parlamento europeo. Ogni anno a settembre, il presidente della Commissione europea in carica si reca infatti davanti all‘Europarlamento per discutere con gli eurodeputati di ciò che la Commissione ha realizzato nell’ultimo anno, dei programmi per l’anno successivo e della propria visione sul futuro. Questo evento offre di fatto l’opportunità al Parlamento – l’unico organo legislativo a elezione diretta dell’Unione europea – di chiedere conto della propria azione alla Commissione europea.
Stato dell’Unione, le proposte della Commissione europea
Von der Leyen si appella innanzitutto alle buone pratiche anti-spreco dei cittadini europei, e cita l’Italia come esempio virtuoso, e in particolare “gli operai delle fabbriche di ceramica del Centro Italia che hanno deciso di spostare i loro turni di lavoro al mattino presto, per beneficiare dei prezzi più bassi dell’energia”. Proprio l’Italia la scorsa settimana ha varato il proprio piano di contenimento dei consumi in vista dell’inverno, puntando anche sulla sensibilizzazione della cittadinanza. Ma non basta.
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“Oggi annuncio una legge europea sulle materie prime critiche (European critical raw materials act, ndr)”, quei materiali di importanza strategica per l’Europa e caratterizzati allo stesso tempo da alto rischio di fornitura. È questa la grande novità che arriva dal discorso sullo stato dell’Unione da parte di von der Leyen, che ha aggiunto: “Oggi la Cina controlla l’industria di trasformazione globale. Quasi il 90 per cento delle terre rare e il 60 per cento del litio vengono lavorati in Cina”.
Per questo “individueremo progetti strategici lungo tutta la catena di approvvigionamento, dall’estrazione alla raffinazione, dalla lavorazione al riciclaggio. E costituiremo riserve strategiche laddove l’approvvigionamento è a rischio”.
Il litio e le terre rare, secondo la presidente della Commissione, “stanno già sostituendo gas e petrolio al centro della nostra economia. Entro il 2030, la nostra domanda di questi metalli delle terre rare aumenterà di cinque volte. E questo è un buon segno, perché dimostra che il nostro Green deal europeo si sta muovendo rapidamente”. Di contro però, visto l’attuale monopolio della Cina, “dobbiamo evitare di cadere nella stessa dipendenza del petrolio e del gas”.
L’istituzione di una banca dell’idrogeno
Inoltre, la Commissione europea proporrà di istituire una banca europea dell’idrogeno: “Vogliamo arrivare a utilizzare 10 miliardi di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030, ma per questo bisognerà colmare l’attuale deficit d’investimento e passare da un mercato di nicchia a un mercato di massa”, per questo la banca dell’idrogeno dovrebbe nascere con un bilancio di almeno 3 miliardi di euro.
Un taglio dei consumi elettrici del 10 per cento
Nell’immediato, però, le soluzioni per abbassare i prezzi – e magari anche incentivare utilizzo e investimenti in fonti rinnovabili, sono due: da un lato, “faremo una riforma profonda e globale del mercato elettrico” sganciando il prezzo dell’elettricità prodotta dalle energie pulite, oggi più basso, da quello del gas, schizzato a costi altissimi: “L’attuale modello del mercato elettrico non rende più giustizia ai consumatori, che dovrebbero raccogliere i frutti delle energie rinnovabili a basso costo”.
Nel frattempo, gli Stati membri dovranno adeguarsi a un taglio obbligatorio dei consumi di elettricità pari al 10 per cento dell’attuale volume, calcolato sulla base della media dei consumi degli ultimi 5 anni. Il taglio dovrebbe essere concentrato nelle ore di punta dei consumi.
Una tassa sugli extra-profitti
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Inoltre, come già avviene in Italia (ma al momento con poco successo), l’Europa vuole introdurre una tassa sugli extraprofitti: “Le grandi compagnie petrolifere, del gas e del carbone stanno realizzando enormi profitti. Quindi devono pagare una parte equa per dare un contributo alla crisi. La nostra proposta è di porre un tetto ai ricavi per queste aziende, dai quali potremo ricavare un guadagno di 140 miliardi di euro“. Inoltre, Von der Leyen ha anche accennato alla possibilità che, da ottobre, cambi anche il quadro degli aiuti di Stato per le società energetiche, che verosimilmente tagli i sussidi alle fonti inquinanti.
Cosa succede adesso
Le proposte sono state consegnate dalla Commissione europea alla presidente del parlamento europeo Roberta Metsola e a Petr Fiala, primo ministro della Repubblica Ceca, che attualmente detiene la presidenza del Consiglio, sotto forma di una lettera d’intenti in cui illustra in dettaglio le azioni che la Commissione intende intraprendere il prossimo anno tramite atti giuridici e altre iniziative.
Nel frattempo però per il 30 settembre è convocato il Consiglio Ue straordinario dei ministri dell’energia, che dovrà valutare questi e altri provvedimenti (tra cui l’ipotesi di un tetto al prezzo del gas, che oggi non è stata menzionata) in previsione dell’aumento dei consumi energetici nell’imminenza dell’inverno.
Le critiche delle Nazioni Unite all’Europa
Proprio l’altro ieri, il 12 settembre, le Nazioni Unite aveva criticato l’Unione europea per il fatto che molti stati membri – Italia compresa – avessero dato incentivi verso il ricorso all’uso del carbone e delle fonti fossili.
"The coming months are a critical test to political will," Acting UN Human Rights Chief @NadaNashif tells #HRC51. She calls for multilateral and concerted action to build more just & equal societies.
L’Alto commissario per i diritti umani, Nada Al-Nashif, in occasione della 51esima sessione del Consiglio Onu per i diritti umani, aveva esortato invece gli Stati ad accelerare lo sviluppo di progetti di efficienza energetica: “Di fronte all’impennata dei prezzi dell’energia che minacciano di avere un impatto sui più vulnerabili con l’avvicinarsi dell’inverno, alcuni stati membri dell’Ue si stanno rivolgendo a investimenti in infrastrutture e forniture di combustibili fossili – ha detto l’Alto commissario –. Sebbene tale impulso sia comprensibile, esorto l’Unione europea e i suoi stati membri a considerare le conseguenze a lungo termine del blocco di più infrastrutture per i combustibili fossili. È essenziale accelerare lo sviluppo di progetti di efficienza energetica e rinnovabili. Non c’è spazio per fare marcia indietro di fronte alla crisi climatica in corso”. Come ribadire che anche quello a un ambiente sano va considerato, a tutti gli effetti, un diritto umano inalienabile.
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