Arriva in streaming il documentario I am Greta – Una forza della natura, il primo lungometraggio sull’incredibile storia (anche personale) di Greta Thunberg.
Tutti sanno chi è, ma in pochi la conoscono. Pur avendo raggiunto in tempi rapidissimi una popolarità planetaria per il suo tenace impegno a favore del clima, Greta Thunberg ha infatti mantenuto un grande riserbo sulla sua vita privata, trovandosi anche a fronteggiare il “lato oscuro” della popolarità. Quello che, molto spesso, mette alla gogna chiunque passi dalle sue parti.
Il documentario I am Greta – Una forza della natura arriva proprio a scostare questo velo e a spazzare via le maldicenze. E lo fa senza retoriche, cliché o toni celebrativi, ma mettendosi in soggettiva e mostrandoci il mondo come appare agli occhi di Greta.
Scegliendo un tono pacato, ritmi lenti e musiche evocative, il regista svedese Nathan Grossman, che ha seguito la giovane nel suo primo anno di attivismo, ci mostra il lato genuino e profondamente umano di Greta. Una prospettiva che ci rivela la personalità celata dietro alla Greta guerriera che ci siamo abituati a vedere in questi anni. Una giovane ragazza, pronta ad abbandonare la sua comfort zone e a sopportare haters e scettici, in nome di un grande ideale.
Atteso al cinema come evento speciale agli inizi di novembre, il film del regista svedese Nathan Grossman arriverà direttamente in streaming dal 14 novembre, distribuito da Koch Media e con la media partnership di LifeGate.
A introdurlo, sabato 14 alle ore 20:30, ci sarà anche il direttore di LifeGate Tommaso Perrone, insieme a Mario Tozzi (geologo, ricercatore Cnr, autore e conduttore della trasmissione Sapiens – Un solo pianeta su Rai3), Giovanni Mori (Fridays for Future) e Alessandro Giacobbe (Circuito Cinema Genova/#iorestoinsala).
Per prenotare la visione basta visitare il sito circuitocinemagenova.com e seguire le istruzioni.
Quella rivoluzione che, nel giro di un solo anno, ha visto i solitari skolstrejk för klimatet (scioperi scolastici per il clima) trasformarsi in proteste globali, capaci di mobilitare milioni di studenti e lavoratori in tutto il mondo e sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema del riscaldamento globale come mai prima.
E così, un’intuizione fortunata ha dato vita a un racconto eccezionale e il regista svedese ha sperimentato sulla sua pelle i prodigi del cinema verità, che spesso vede le storie più belle e incredibili prendere vita davanti all’obiettivo, senza bisogno di un copione.
Il modo in cui l’influenza di Greta e del movimento giovanile per il clima sono cresciuti in un solo anno è davvero incredibile, ed è un evento storico. Quindi sono davvero felice di portare gli spettatori con me in questo viaggio, nella sua sfera pubblica e privata, in Svezia, in Europa e attraverso l’Oceano Atlantico!
Nathan Grossman, regista
I am Greta, la trama del documentario
Nei 102 minuti di durata di I am Greta siamo sempre con lei e ripercorriamo il suo primo anno di attivismo. Un anno talmente incredibile che la stessa Greta definisce come “Un film molto surreale dalla trama davvero improbabile”. Attraverso lo sguardo del regista Nathan Grossman, la seguiamo a casa, a scuola, in viaggio e la ritroviamo nei luoghi simbolo della sua vicenda pubblica. Dai primi picchetti davanti al parlamento svedese, ai grandi scioperi per il clima, fino ai meeting ufficiali, che sono stati teatro dei suoi ormai celebri discorsi (leggi “strigliate”) ai politici. Il punto d’osservazione però è diverso da quello dei media tradizionali, attraverso i quali l’abbiamo finora conosciuta. Quello che il regista ci regala è uno sguardo intimo e ravvicinato, che – attraverso racconti e spezzoni di vecchi filmini casalinghi – ci permette di conoscere anche la storia personale di Greta e della sua famiglia. Uno sguardo discreto, che ci apre le porte, senza mai spalancarle troppo.
Le immagini parlano di una ragazzina determinata, ma anche spiritosa e affettuosa, spazzando via una volta per tutte le ipotesi maligne su un personaggio mediatico, pilotato dalla famiglia o da chissà quale altra entità. Ad emergere con chiarezza è il suo carattere deciso e volitivo, così come la sua emotività. Ad accompagnare il film c’è anche la voce narrante della stessa Greta, che non disturba, ma traduce pensieri e riflessioni, dando un’ulteriore profondità alla storia.
Un altro aspetto interessante di I am Greta sono i diversi livelli di lettura con cui lo si può guardare. Alla narrazione degli eventi si accompagna, infatti, il racconto metaforico della storia di Greta. Non è un caso che il film si apra e si chiuda con le evocative immagini della traversata atlantica compiuta nell’agosto 2019 dalla protagonista.
Su quella barca a vela, sferzata dalle onde impetuose dell’oceano, non c’è solo Greta, ma l’intera umanità.
Sono stato con la schiena curva per due anni mentre giravo il film perché volevo stare all’altezza degli occhi di Greta. Il punto di vista è il suo, così come viene da lei tutto ciò che dice. Ho cercato il più possibile di realizzare questo documentario dal suo punto di vista
Nathan Grossman, regista
The documentary I am Greta opens this weekend also in Italy, Mexico and selected theatres in the USA. It will be streaming on Hulu from November 13. pic.twitter.com/XFReg8ISmF
Da un marciapiede di Stoccolma al festival di Venezia
Dopo le prime riprese, realizzate di fronte al parlamento di Stoccolma, Grossman si è ritrovato a seguire Greta per un anno intero, tra scioperi, viaggi per l’Europa e incontri con istituzioni, politici e persino Papa Francesco. Un’occasione unica, che gli ha permesso non solo di documentare una delle storie più significative di questo periodo, ma di realizzare (praticamente da solo!) un film degno del Toronto Film Festival e della 77esima Mostra di arte cinematografica di Venezia. Proprio qui, lo scorso settembre, Greta era intervenuta alla conferenza stampa dedicata al film, collegandosi via zoom direttamente da scuola tra una lezione e l’altra.
“Vorrei essere una sorta di ponte, in modo che le persone possano capire di più sul cambiamento climatico”, aveva commentato parlando alla platea del festival. “Non si tratta di me: il film racconta, attraverso un individuo, una storia che non è individuale”.
D’altra parte, questo è stato l’obiettivo di Greta fin dall’inizio: suscitare interesse nella gente sui temi dei cambiamenti climatici, per risvegliare le coscienze e obbligare i potenti a prendere sul serio il problema, passando dalle parole ai fatti.
Certo è che quella di Greta non è una storia qualunque e che la potenza del suo messaggio e del suo esempio sono dirompenti. Tanto da diventare lei stessa una metafora di quello sforzo che oggi viene chiesto all’umanità intera. Oggi non ci è più concesso di restare fermi a guardare un pianeta che ci lancia ultimatum sempre più chiari. E il nostro essere piccoli di fronte all’immensità del problema non può più essere una scusante sufficiente. Il documentario I am Greta va in questa direzione, permettendoci di entrare in empatia con lei e con il suo lato più intimamente umano. Un lato poco noto, ma importantissimo per capire bene la portata del suo impegno e dell’enorme sforzo messo in questa missione.
Greta vista dal backstage
Attraverso la narrazione mediatica, in questi anni abbiamo imparato a conoscere la Greta guerriera, che mette a tacere i potenti con parole taglienti e veri propri ammonimenti, come “Voi dite di amare i vostri figli, ma gli avete rubato il futuro!”; e, ancora, “Siamo all’inizio di un’estinzione di massa e tutto ciò di cui parlate sono i soldi e favole di eterna crescita economica? Come osate?”. Toni proporzionali alla gravità della situazione denunciata, e che il film ora ci riporta da una nuova prospettiva. Quella del dietro le quinte. Siamo con Greta prima di salire sul palco e raggiungere un microfono. Nei momenti in cui prepara i discorsi, senza accettare consigli da nessuno, o quando viene presa dal panico e si rintana a letto. La vediamo anche ballare, andare a scuola, prendersi cura dei suoi cani, cucinare con sua madre, leggere i terribili commenti degli haters o dei negazionisti e la sentiamo ridere a crepapelle. Ma soprattutto la vediamo viaggiare in lungo e in largo per l’Europa, insieme al padre Svante, che come un angelo custode la accompagna ovunque, sostenendola senza mai intralciarla.
Mi piace molto il film e penso che dia un’immagine realistica di me e della mia vita quotidiana. Spero che chiunque guarderà il film possa finalmente capire che noi giovani non scioperiamo nell’orario scolastico solo per divertimento. Stiamo protestando perché non abbiamo scelta.
Greta Thunberg
“Mi pesa fare tutto questo”
La forza di I am Greta sta nella scelta di raccontare con discrezione la personalità di questa figura, diventata rapidamente l’icona di un messaggio, fino quasi a diventare un tutt’uno con la causa. Una figura in grado di polarizzare l’opinione pubblica, col rischio di deviare l’attenzione su dibattiti inutili. C’è chi la ama e chi non la sopporta. Probabilmente molti non immaginano la fatica che sta dietro alla sua missione. Una missione costata cara a una ragazzina timida e amante della solitudine come lei, ritrovatasi al centro di una bufera mediatica, che non le ha risparmiato aspre critiche e persino minacce. Da chi l’ha accusata di arroganza per il solo fatto di pensare di “poter cambiare il clima”, fino ai più beceri che hanno preso di mira il suo apparente tallone d’achille, quella sindrome di Asperger, di cui lei invece va fiera, commentando persino “A volte sembra che noi con sindrome di Asperger o forme di autismo siamo gli unici a vederci chiaro”.
Il film racconta in modo sincero questa parte del “sacrificio compiuto in nome della causa ambientale”. Grossman infatti mostra anche i momenti più difficili di quest’ascesa fulminante, che non le ha risparmiato lacrime e frustrazioni. “Mi pesa fare tutto questo. È troppo per me!”, le sentiamo dire durante la lunga traversata atlantica in barca a vela. Un viaggio fortemente simbolico, che può essere letto anche come la metafora di questo anno così “burrascoso”, che ha traghettato Greta dall’adolescenza alle soglie dell’età adulta.
Ammiro molto Greta, e ovviamente volevo mostrare tutto ciò che ruota attorno al suo attivismo, ovvero che ci sono giorni brutti e ci sono giorni buoni. Ho capito che questa era una parte davvero importante della sua storia . Volevo catturare cosa si prova ad essere Greta e ad essere un’attivista che affronta questo problema molto difficile.
Nathan Grossman, regista
E così, guidati dal regista, seguiamo Greta in quest’avventura incredibile, che porta con sé quel messaggio ormai indissolubilmente legato a questa giovane paladina dei nostri giorni: “non sei mai troppo piccolo per fare la differenza”.
La regista Sarah Friedland ha usato il suo discorso di ringraziamento alla Mostra del cinema di Venezia per esprimere il suo sostegno alla popolazione palestinese. Per fortuna, non è stata l’unica.
Il 9 maggio è arrivato nelle sale italiane la pellicola “Il segreto di Liberato”. Una pellicola indipendente che racconta la vita dell’artista napoletano senza volto.
Il regista Pawo Choyning Dorji, già candidato all’Oscar per il miglior film internazionale, racconta il suo paese in C’era una volta in Bhutan, una commedia ironica e brillante che arriva al cinema il 30 aprile.
Il documentario sul legame tra industria della carne, lobby e politica è visionabile nelle sale che scelgono di proiettarlo. Il 5 maggio arriva su Rai 3.
Il docufilm Food for profit svela il legame tra industria della carne, lobby dell’agroalimentare e potere politico e chiede di fermare i sussidi pubblici agli allevamenti intensivi.
Morzaniel Ɨramari è uno dei più importanti registi indigeni brasiliani. Il suo cinema è un’immersione nella vita e cultura di una delle principali popolazioni indigene della foresta amazzonica.